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Schillaci, in Italia 194 centri di senologia. Il 30% degli ospedali entro gli standar…

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“Si è lavorato con le Regioni per rendere sempre più capillare la presenza dei centri di senologia sul territorio nazionale che al 2022, secondo i nostri dati, risultano essere 194. E a dispetto di un’opinione diffusa non sono tutti concentrati nel Nord, ma sono ormai diffusi su tutto il territorio nazionale. Riguardo al volume di attività, su 422 strutture che eseguono l’intervento chirurgico per il carcinoma mammario sono 126 gli ospedali che rispettano lo standard di almeno 135 interventi l’anno, pari al 30% di tutte le strutture che effettuano questa prestazione”. Lo ha sottolineato il ministro Orazio Schillaci, in occasione del convegno ‘La rete delle Breast Unit’ al ministero della Salute. In Italia, secondo gli ultimi dati del Piano nazionale esiti, tuttavia, nel 2022  l’80% delle pazienti con tumore al seno è stato trattato in centri specializzati come le Breast Unit e ad alto volume di interventi, contro il 12% del 2010.

“Proprio per invertire il trend – ha spiegato – il ministero della Salute ha adottato una strategia per incoraggiare le Regioni a ‘concentrare l’esperienza’ nei centri identificati, riducendo la frammentazione dell’offerta sanitaria per il tumore al seno. Una policy che ha già dato i primi risultati: dal 2019 al 2022 abbiamo ridotto del 22% gli ospedali che eseguono questa tipologia di intervento”. Inoltre, ha aggiunto, “il coinvolgimento della Rete dei Centri di Senologia nei programmi di screening mammografico ha ridotto la dispersione delle pazienti con un trend di incremento degli accessi nelle Breast Unit”.

Schillaci ha ricordato che è del 2014 l’approvazione prima delle linee guida sulla Rete dei Centri di Senologia e poi del 2015 il Regolamento sugli standard ospedalieri: “Si è sempre più investito – ha detto – per garantire alle pazienti di essere curate in strutture che rispettano elevati volumi di attività, pari ai 150 interventi l’anno, e la presenza di équipe multidisciplinari, che sono i requisiti fondanti perché una struttura possa essere definita come Breast Unit”. Ci sono infatti evidenze scientifiche che indicano che “quando si rispettano questi indicatori si ha un aumento dei tassi di guarigione e una qualità della prestazione chirurgica, con incremento delle percentuali di ricostruzioni immediate e riduzione del numero di interventi demolitivi”. Assicurare ad una donna la possibilità di avere una ricostruzione immediata del seno e di evitare una mutilazione, ha concluso Schillaci, “significa migliorarle la qualità della vita e tutelare la dignità della persona”.

Italia avanguardia nelle Breast unit

“Le breast unit sono oggi la risposta migliore al tumore al seno e l’Italia è all’avanguardia in questo settore in ambito europeo”, ha sottolineato Schillaci . “Le breast unit, ha spiegato, “sono state istituite in Italia nel 2014: sono importanti perché laddove si operano e si vedono più pazienti c’è maggiore esperienza e risultati, e soprattutto sono fondamentali perché hanno una competenza multidisciplinare. Nelle breast unit infatti non c’è solo il chirurgo e l oncologo ma anche il radiologo, l’anatomopatologo e altri professionisti e ciò consente una presa in carico a 360 gradi della paziente”. Questa rete, ha aggiunto, “va implementata e sostenuta”.

Il ministro ha inoltre rilevato come il modello delle breast unit vada sviluppato anche per il trattamento di altre forme di neoplasia, sempre con un approccio multidisciplinare. Sul fronte della presenza territoriale, Schillaci ha inoltre rilevato come le breast unit sono “presenti anche al Sud e per fortuna non c’è una eccessiva disparità regionale, anche se i centri vanno comunque implementati”. 

L’88% delle donne con tumore al seno vivo a 5 anni, grazie alla ricerca

Per il tumore al seno la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è “dell’88% e sono più di 834mila le donne viventi in Italia dopo tale diagnosi: questi sono traguardi possibili grazie agli enormi passi avanti compiuti dalla ricerca e alla diffusione delle Breast Unit che garantiscono diagnosi precoce, interventi chirurgici secondo i più elevati standard e soprattutto una presa in carico multidisciplinare. Ma la ricerca deve andare avanti e nuove conquiste arriveranno se sapremo fare rete a livello europeo, favorendo lo scambio di informazioni, di dati clinici, di expertise”. Lo ha evidenziato il ministro Orazio Schillaci.

Nel 2023 in Italia, ha ricordato Schillaci, “sono state stimate circa 56 mila diagnosi di tumore alla mammella che rappresenta la neoplasia più frequente nelle donne e purtroppo la prima causa di morte nella fascia d’età tra i 35 e i 50 anni”. Per contrastare questa neoplasia, un contributo importante arriva anche dal Pnrr: “Anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza c’è un contributo decisivo nel migliorare l’assistenza sanitaria alle pazienti colpite da questa malattia oncologica. Sappiamo, infatti – ha detto il ministro – quanto sia prioritario oggi rafforzare la medicina del territorio per garantire l’integrazione tra territorio e ospedale. Ma c’è anche un altro intervento del Next Eu Generation, quello relativo alle risorse messe a diposizione per acquistare le grandi apparecchiature che garantiscono una maggiore affidabilità e sicurezza diagnostica”. Tecnologie che nella diagnosi precoce di un tumore alla mammella, ha concluso, “possono fare la differenza, riuscendo a identificare anche le lesioni di più piccole dimensioni”. 
   

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www.ansa.it 2024-03-21 14:46:08

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