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Cancro al pancreas: in ogni paziente tante cellule tumorali differenti, che complican…

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La ricerca oncologica ha fatto progressi incredibili in moltissimi campi. Ma ci sono purtroppo tumori per cui questo non vale. Uno su tutti, quello del pancreas. I farmaci più moderni, come immunoterapie e terapie a bersaglio molecolare, stentano a farsi strada nella cura di questa neoplasia. E il risultato è che da quasi 50 anni non si vedono miglioramenti nei tassi di sopravvivenza a lungo termine dei pazienti con carcinoma del pancreas.

Come mai? Un indizio importante potrebbe darcelo un recente studio realizzato dai ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), dell’Ifom – l’Istituto di oncologia molecolare di Fondazione Airc e dell’Humanitas, che dettaglia una profonda eterogeneità all’interno delle popolazioni di cellule che compongono ogni singolo tumore del pancreas, una possibile spiegazione – scrivono i suoi  autori su Cancer Cell – per la scarsa efficacia dei trattamenti esistenti.

Il tumore

Il carcinoma del pancreas è un una neoplasia relativamente comune: si stima che nel 2022 le diagnosi nel nostro paese siano state più di 14mila. Come dicevamo, è un tumore per cui esistono ancora pochissime opzioni terapeutiche, e per cui la prognosi è quindi piuttosto infausta. A oggi è la neoplasia con la peggiore sopravvivenza sia a una anno dalla diagnosi (34% nell’uomo e 37,4% nella donna), che a cinque (11% per gli uomini e 12% per le donne).

Si sospetta che il rischio di sviluppare la neoplasia sia influenzato dal fumo di sigaretta (in questo caso è una certezza, vista l’incidenza due volte maggiore tra i fumatori), dall’abuso di alcol e caffè, sedentarietà, obesità, e chiaramente da fattori genetici e ambientali.

Si prevede che il cancro al pancreas diventerà la seconda causa di morte per tumore nel mondo entro il 2030, visto che la mortalità, a differenza di quanto accade con quasi tutte le neoplasie più diffuse, rimane stabile da decenni, principalmente a causa della scarsa disponibilità di terapie farmacologiche efficaci. Per questo motivo lo studio delle popolazioni cellulari che compongono il tumore (e in particolare la sua forma più diffusa, l’adenocarcinoma duttale del pancreas) è considerato un campo particolarmente interessante, perché è stato dimostrato che una maggiore eterogeneità istologica è correlata all’esito dei trattamenti, e conoscere meglio le popolazioni di cellule tumorali che compongono i tumori del pancreas, e il loro comportamento, potrebbe aiutare a sviluppare nuove terapie più efficaci.

Lo studio

“La coesistenza in ogni tumore pancreatico di popolazioni di cellule tumorali con diverse caratteristiche morfologiche, ovvero con un aspetto e un’organizzazione differenti, è nota da tempo. Non si era tuttavia mai riusciti a stabilire l’impatto di questa eterogeneità sul trattamento della malattia” sottolinea Giuseppe Diaferia, coordinatore, insieme a Giacchino Natoli, del gruppo di ricerca dello Ieo che ha realizzato lo studio. “Abbiamo utilizzato tecnologie innovative per l’isolamento mirato di piccoli gruppi di cellule tumorali e per la loro profilazione molecolare, e le abbiamo combinate ad analisi computazionali e approcci di intelligenza artificiale. Siamo così riusciti a definire questa eterogeneità, in modo che possa diventare il bersaglio di terapie mirate”.

Il lavoro, quindi, pone le basi per l’identificazione delle popolazioni cellulari che si sviluppano in maniera dinamica all’interno dei tumori del pancreas, verso cui in futuro sarà possibile indirizzare lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Anche – suggeriscono gli autori dello studio – utilizzando approcci di intelligenza artificiale, che potrebbero aiutare ad analizzare i normali preparati istologici, per stabilire la composizione del tumore e guidare il medico nella scelta della combinazione di farmaci più adeguata a ogni paziente.

Di particolare importanza, inoltre, è stata la scoperta di una correlazione tra specifici programmi di espressione genica e l’invasione dei nervi, che per il tumore del pancreas rappresentano una sorta di via di fuga con cui le cellule della neoplasia possono raggiungere altri tessuti dell’organismo e dare origine a metastasi.

“Comprendere l’eterogeneità del cancro al pancreas è cruciale per sviluppare strategie terapeutiche efficaci”, conclude Natoli. “Anche se questo lavoro è il frutto di anni di ottimizzazioni tecnologiche e avanzamenti concettuali, è solo un punto di partenza per nuove ricerche che possano aprire la strada ad approcci terapeutici mirati che finalmente offriranno nuove speranze ai pazienti che affrontano questa difficile malattia”.



www.repubblica.it 2024-03-27 16:03:35

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