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Tumore all’ovaio, 4800 casi avanzati l’anno. Importante il test Hrd – Focus Tumore ne…

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In Italia, ogni anno vengono diagnosticati in fase avanzata 4.800 nuovi casi di tumore dell’ovaio, una neoplasia per la quale fare una diagnosi precoce è molto difficile data l’aspecificità dei sintomi. Grazie a cure innovative e nuovi test molecolari, tuttavia, la sopravvivenza migliora notevolmente. In particolare, secondo l’Ovarian Cancer Commitment (coalizione che riunisce clinici, Istituzioni e associazioni pazienti) è necessario incentivare l’esecuzione del test Hrd, che permette la selezione di terapie efficaci. Solo pochi laboratori svolgono però queste analisi complesse, che ancora non sono previste su tutto il territorio nazionale in attesa dell’entrata in vigore dei nuovi Lea. A evidenziare l’importanza del nuovo test e la necessità di una maggiore conoscenza di questa neoplasia, gli esperti riuniti oggi per un incontro su questo tema, anche occasione per presentare la nuova campagna informativa ‘Hai due minuti?’.

Il carcinoma ovarico “si caratterizza per notevoli deficit genetici che alterano i meccanismi di riparazione dei danni del Dna – spiega Sandro Pignata, direttore Oncologia Medica, Dipartimento di Uro-Ginecologia dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli -. Esiste però un esame, il test Hrd, che è in gradio di misurare l’instabilità genomica del tumore ovarico, una delle principali caratteristiche biologiche di questo tumore. L’esecuzione del test Hrd permette così di adattare le cure a ogni singola paziente. Rappresenta un’evoluzione del test per individuare la mutazione dei geni Brca in questo tipo di tumore ed è rilevante nella scelta della terapia con i Parp-inibitori, la nuova classe di farmaci in grado di contrastare le neoplasie che presentano un difetto in questi processi molecolari”. L’esecuzione del test Hrd, prosegue, “richiede però piattaforme tecnologiche e software attualmente presenti solo in pochi centri altamente specializzati. Inoltre, al momento, il processo di tariffazione e rimborsabilità del test non è sempre chiaro ed omogeno per tutte le Regioni. È auspicabile una centralizzazione della governance dei laboratori che svolgono queste analisi molto complesse, basate sulla tecnologia Ngs (Next Generation Sequencing)”. Solo così, conclude l’esperto, “è possibile garantire la massima qualità di erogazione degli esami e il contenimento dei costi di esecuzione”.

In Italia fino all’80% dei casi di tumore ovarico viene diagnosticato tardi

Infatti, oltre 4.800 le nuove diagnosi l’anno individuate con la malattia già in fase avanzata. È necessario quindi aumentare la consapevolezza tra le donne, attraverso opportune campagne informative, su una patologia di cui si parla ancora poco. È inoltre importante favorire e velocizzare, per tutte le pazienti, l’accesso ai test per biomarcatori predittivi e alle cure innovative contro la neoplasia ginecologica che presenta il più alto tasso di mortalità. Questo il doppio appello lanciato oggi durante una tavola rotonda dell’Ovarian Cancer Commitment (OCC). Si tratta di un’iniziativa europea promossa da AstraZeneca insieme alla Società Europea di Oncologia Ginecologica (ESGO) e alla Rete Europea dei Gruppi di Advocacy sul Cancro Ginecologico (ENGAGe).

“La patologia provoca ogni anno più di 3.200 decessi – sottolinea Nicoletta Colombo, Direttore di Ginecologia oncologica medica dell’IEO e Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Milano-Bicocca -. Questo è dovuto a una sintomatologia aspecifica e tardiva, e dalla totale mancanza di programmi di screening. Nonostante le difficoltà nell’ottenere diagnosi precoci non sono mancati negli ultimi anni importanti innovazioni terapeutiche. In particolare, l’oncologia di precisione sta portando grandi benefici in termini di sopravvivenza”.

“Tutte le pazienti hanno il diritto di essere assistite in centri oncologici specializzati nel trattare una malattia molto complessa – aggiunge Anna Fagotti, Ordinario di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore Unità Operativa Fondazione Policlinico Universitario Gemelli e Presidente ESGO -. In tempi brevi è necessario adottare i criteri e gli standard di selezione dei centri di riferimento all’interno delle reti oncologiche regionali. Su tutto il territorio nazionale servono linee guida omogenee che rispettino alcuni criteri e standard essenziali, in tutto 10, che sono stati stabiliti di recente dall’European Society of Gynaecological Oncology e prevedono, tra gli altri, la presenza di un chirurgo specializzato, un volume di soglia di almeno 30-20 interventi annui, la presenza di team multidisciplinari”.

Oggi, evidenzia Nicoletta Cerana, Presidente Acto Italia – Alleanza contro il Tumore Ovarico, “l’87% delle pazienti accede al test Brca”, per rilevare la mutazione dei geni Brca, che predispongono al tumore ovarico e del seno e la cui conoscenza è importante anche ai fini della prevenzione nel nucleo familiare.Tuttavia, avverte, “non più del 40% delle pazienti riesce ad accedere al test Hrd. Quindi è fondamentale inserire questi test molecolari predittivi nei Livelli essenziali di assistenza”.

Molto resta da fare anche sul fronte dei centri specializzati: attualmente sono 5 i centri specializzati per il tumore ovarico sul territorio nazionale, che seguono i criteri Esgo, ma si calcola che solo il 27% delle pazienti vi venga indirizzata.

Proprio per aumentare la conoscenza di tale neoplasia (difficile da diagnosticare per l’aspecificità dei sintomi, dalla comparsa di cisti a gonfiori addominali) parte la nuova campagna di comunicazione ‘Hai due minuti?’: sarà disponibile un sito informativo specializzato ed una app con una assistenza virtuale, Olivia, che fornirà informazioni generali e sui centri in Italia. Verrano promossi anche incontri e podcast. 

Oncologi, necessario un fondo ad hoc per i test molecolari per il tumore ovarico

“Nel nuovo tariffario relativo ai Livelli essenziali di assistenza aggiornati si prevedono voci per autorizzare anche oi test molecolari per varie neoplasie, incluso il tumore ovarico. Purtroppo l’entrata in vigore del tariffario è stata rinviata e questo ci lascia in una condizione di grande iniquità e questo è inaccettabile: infatti, molti spedali e Reguini ad esempio in piano di rientro non possono garantire tali test alle pazienti, mentre altre Regioni e ospedali li rendono disponibili anche con proprie procedure”, sottolinea Sandro Pignata. Per questo motivo, conclude, “crediamo che sia necessaria l’istituzione di un fondo specifico per garantire i test molecolari a tutte le pazienti con tumore delle ovaie”.
   

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www.ansa.it 2024-03-27 14:45:45

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