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Tumore ovaio: al via ‘squadra’ di 16 esperti per diagnosi precoce e accesso alle cure…

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Da giorni l’attenzione mediatica e dell’opinione pubblica è puntata sul tumore di Kate Middleton e tutti si chiedono quale potrebbe essere. L’unico indizio è che si tratta di un cancro addominale il che rimanda alla possibilità che possa essere uno dei tumori femminili tra cui quello ovarico, uno dei cosiddetti ‘big killers’. Rappresenta, infatti, circa il 30% delle neoplasie ginecologiche e occupa il decimo posto tra tutte i tumori femminili. Per questo è nato l’Ovarian Cancer Commitment (Occ), un’iniziativa europea promossa da AstraZeneca insieme alla Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) e la Rete Europea dei Gruppi di Advocacy sul Cancro Ginecologico (ENGAGe). Si pone l’obiettivo di migliorare la qualità di vita e la sopravvivenza delle pazienti, ma anche di favorire e velocizzare l’accesso ai test per biomarcatori predittivi e alle cure innovative per il carcinoma ovarico, la neoplasia ginecologica che presenta il più alto tasso di mortalità.

L’urgenza di programmi di screening

In Italia fino all’80% dei casi di tumore ovarico viene diagnosticato tardi. Sono, infatti, oltre 4.800 le nuove diagnosi l’anno individuate con la malattia già in fase avanzata. È necessario quindi aumentare la consapevolezza tra le donne, attraverso opportune campagne informative, su una patologia di cui si parla ancora poco. “La patologia provoca ogni anno più di 3.200 decessi – sottolinea Nicoletta Colombo, direttore di Ginecologia oncologica medica dell’Istituto Europeo di Oncologia e professore associato di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Milano-Bicocca. Questo è dovuto a una sintomatologia aspecifica e tardiva, e dalla totale mancanza di programmi di screening. Nonostante le difficoltà nell’ottenere diagnosi precoci non sono mancati negli ultimi anni importanti innovazioni terapeutiche. In particolare, l’oncologia di precisione sta portando grandi benefici in termini di sopravvivenza”.

L’importanza dei test diagnostici

Il carcinoma ovarico è caratterizzato da notevoli deficit genetici che alterano i meccanismi di riparazione dei danni del Dna. “Esiste da alcuni anni il test Hrd in grado di rilevare quando non funziona il meccanismo della ricombinazione omologa o Homologus Recombination Deficiency”, prosegue Sandro Pignata, direttore Divisione Oncologia Medica, Dipartimento di Uro-Ginecologia – Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione G. Pascale, Napoli. Si tratta di un ‘sistema di correzione’ che se smette di operare induce il Dna a generare nuovi errori. Sono queste, infatti, le principali caratteristiche biologiche del tumore ovarico”.

Diagnosi precise per terapie personalizzate

L’esecuzione del test Hrd permette, quindi, di adattare le cure a ogni singola paziente e consente ai clinici di proporre strategie di sorveglianza o di riduzione del rischio. “Rappresenta un’evoluzione del test Brca ed è rilevante nella scelta della terapia con i Parp-inibitori, la nuova classe di farmaci in grado di contrastare le neoplasie che presentano un difetto nel processo di ricombinazione omologa”, prosegue Pignata. L’esecuzione del test Hrd richiede piattaforme tecnologiche e software attualmente presenti solo in pochi centri altamente specializzati. Inoltre, al momento, il processo di tariffazione e rimborsabilità del test non è sempre chiaro ed omogeno per tutte le Regioni.

Centri di riferimento su tutto il territorio

Altro tema fondamentale su cui hanno posto l’attenzione i membri dell’Ovarian Cancer Commitment è il diritto di tutte le pazienti con carcinoma ovarico di essere assistite in centri oncologici specializzati nel trattamento di questa malattia molto complessa. “In tempi brevi – sottolinea Anna Fagotti, ordinario di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore Unità Operativa Complessa presso Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs e presidente della Società europea di oncologia ginecologica – è necessario adottare i criteri e gli standard di selezione dei centri di riferimento all’interno delle reti oncologiche regionali. Su tutto il territorio nazionale servono linee guida omogenee che rispettino alcuni criteri e standard essenziali, in tutto 10, che sono stati stabiliti di recente dall’European Society of Gynaecological Oncology e prevedono, tra gli altri, la presenza di un chirurgo specializzato, un volume di soglia di almeno 20 interventi annui, la presenza di team multidisciplinari e l’accesso ai trials clinici”.

Il ruolo delle associazioni di pazienti e delle istituzioni

Come sempre avviene quando si tratta di malattie piuttosto serie, i bisogni insoddisfatti dei pazienti sono ancora tanti: “L’innovazione terapeutica sta migliorando le prospettive delle donne interessate dal tumore ovarico ma bisogna prestare maggiore attenzione a livello di assistenza socio-sanitara e alla qualità di vita durante e dopo le terapie”, commenta Nicoletta Cerana, presidente Acto Italia – Alleanza contro il Tumore Ovarico ETS. “Il tumore ovarico provoca ancora troppe vittime in Italia così come in molti altri Paesi Occidentali – commenta l’Onorevole Annarita Patriarca, componente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. Tuttavia, è una patologia oncologica ancora poco conosciuta ed è necessario informare maggiormente l’opinione pubblica. Sul versante istituzionale, è necessario un impegno comune del Governo e del Parlamento per garantire l’accesso a tutte le donne ai trattamenti più innovativi ed efficaci. Una priorità non rinviabile, che deve essere inserita nell’agenda politica”.

‘Hai due minuti?’

Nel corso della Tavola rotonda per la presentazione dell’Ovarian Cancer Commitment è stata anche lanciata la nuova campagna di comunicazione “Hai due minuti?” che ha l’obiettivo di sensibilizzare sul tema della prevenzione. “La nostra azienda è orgogliosa di supportate un progetto di valore come questo che si propone di informare la popolazione femminile su una neoplasia che presenta ancora una diagnosi complessa”, conclude Alessandra Dorigo, Head of Oncology di AstraZeneca Italia. Al tempo stesso con Ovarian Cancer Commitment abbiamo avviato una collaborazione con i vari attori del sistema salute con l’obiettivo di migliorare la diagnosi e il trattamento del tumore ovarico. I progressi della ricerca scientifica e della pratica clinica negli ultimi anni hanno prodotto grandi risultati. L’impegno comune deve essere quello di rendere più accessibili queste innovazioni affinché non rimangano ad appannaggio di poche pazienti”.

 

 

 



www.repubblica.it 2024-03-27 15:40:01

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