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I probiotici che aiutano l’intestino combattendo ansia e stress

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Fermenti lattici per rimettere ordine nella pancia e rilassare la mente. È l’obiettivo dei cosiddetti psicobiotici, batteri vivi che oltre a svolgere il loro compito nell’intestino porterebbero dei benefici anche al cervello, riducendo i livelli di stress. A sperimentare con ottimi risultati gli effetti della somministrazione di una miscela di questi batteri in modelli animali per contrastare stati di ansia e disordine intestinale, è uno studio condotto dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc), al quale ha collaborato anche l’Università di Milano. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Microbiome.

Un cocktail di probiotici

“Abbiamo utilizzato un mix di otto probiotici già esistente in commercio (bustine di fermenti lattici da sciogliere in acqua, ndr) per il contrasto dei processi infiammatori intestinali – spiega Stefano Farioli Vecchioli, del Cnr-Ibbc e tra gli autori della ricerca -. L’esperimento ha coinvolto gruppi differenti di animali: alcuni hanno subito uno stimolo stressogeno e la somministrazione di probiotici; altri, pur sempre “stressati”, non hanno assunto la miscela di fermenti lattici; altri ancora, senza sintomi di ansia e stress, hanno ricevuto i probiotici”.

Sono due i dati interessanti emersi dallo studio: “Il primo è che il trattamento per due settimane con il mix di fermenti lattici è stato in grado di attenuare la disbiosi intestinale dei topi (cioè l’alterazione della flora batterica) e di fornire una potente azione ansiolitica e antidepressiva – prosegue Farioli -. Il secondo è che l’effetto positivo dei fermenti lattici si è visto esclusivamente negli animali stressati e con problemi intestinali, mentre chi stava bene non ha goduto di alcuna azione positiva”.

Questa osservazione avvalora il consiglio di molti esperti che spesso sottolineano l’inutilità di cure fai-da-te a base di fermenti lattici senza una reale e certificata necessità. “L’esperimento ha inoltre dimostrato che il mix di probiotici provoca una diminuzione dei processi neuro-infiammatori cronici e un miglioramento dei meccanismi di neuroplasticità, sotto forma di aumento della produzione di nuovi neuroni nel cervello” precisa l’esperto.

La comunicazione tra flora batterica e sistema nervoso

Tutto questo avviene grazie alla comunicazione esistente tra flora batterica e sistema nervoso, il famoso asse intestino-cervello. “Si tratta di una via di comunicazione bidirezionale: il cervello invia messaggi all’intestino attraverso il sistema nervoso, in particolare il nervo vago, che parte dall’encefalo e si dirama nel cranio, nel collo, nel torace e nell’addome; mentre l’intestino lo fa attraverso i metaboliti, cioè molecole prodotte dai batteri dopo che hanno mangiato – sottolinea Farioli -. Sono il prodotto del loro metabolismo, segnali chimici, che risalgono verso il cervello attraverso il sangue e influiscono in maniera importante sul suo funzionamento. Possono essere dannosi, in caso di disbiosi intestinale, oppure benefici per il cervello e tutto l’organismo quando il microbiota è in equilibrio”.

L’esempio più comune di questa comunicazione è quando una persona vive uno stato di ansia e spesso ha anche problemi intestinali, come diarrea, stitichezza, gonfiore. “Analogamente – precisa l’esperto – un’irritazione intestinale provoca un’alterazione della flora batterica che, a sua volta, implica un rilascio di fattori infiammatori che raggiungendo il cervello possono aumentare il livello di cortisolo, l’ormone dello stress”.

Nasce il nuovo psicobiotico

Lo studio identifica quindi un nuovo ipotetico psicobiotico che in futuro potrebbe essere utilizzato dalle persone.”Studi clinici su pazienti con disturbi dell’umore dovranno confermare nell’uomo l’efficacia ansiolitica e antidepressiva di questo mix di probiotici osservata nel modello murino – aggiunge Farioli -. Tuttavia, riteniamo che la nostra ricerca supporti fortemente l’ipotesi che, in generale, gli psicobiotici possano rappresentare un’innovativa strategia terapeutica, in grado di coadiuvare e/o modulare i trattamenti farmacologici convenzionali”.

C’è un’ampia discussione in ambito scientifico in merito all’introduzione di terapie alternative, o di supporto, agli psicofarmaci utilizzati solitamente per contrastare patologie psicologiche. Questi medicinali, infatti, sono caratterizzati da diversi effetti collaterali, oltre al fatto che la loro prolungata assunzione può dare origine ad assuefazione e ridurne l’efficacia. “Alcuni psicobiotici esistono già, e sono prescritti solo se viene diagnosticato un problema a livello intestinale collegabile, come causa o cofattore, a un disturbo dell’umore – precisa l’autore dello studio -. In questi casi è possibile inserire uno psicobiotico come coadiuvante della terapia con psicofarmaci”.

Tutti i batteri hanno un potere ansiolitico? “No, e questo sarà l’obiettivo dei nostri prossimi studi, vale a dire capire quale degli otto batteri è stato più efficace in questo senso – conclude Farioli -. Da altre ricerche, però, sappiamo che alcuni lattobacilli e bifidobatteri (ad esempio il Lactobacillus acidophilus, il Lactobacillus ramnosus e il Bifidobacterium lactis, che si trovano nello yogurt) hanno uno specifico ruolo nel contrasto a sindromi ansiogene o da stress.”



www.repubblica.it 2024-04-10 07:44:52

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