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Diete “contro” il cancro al seno a confronto

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Il nome è tutto un programma, Breakfast-2. Si chiama così uno studio clinico innovativo e unico al mondo che coinvolgerà circa 150 donne con tumore al seno triplo negativo in tutta Italia. Obiettivo: svelare gli effetti sulle terapie oncologiche dell’alimentazione. O meglio, di due programmi nutrizionali: lo schema di restrizione calorica ciclica messo a punto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano in anni di ricerca, e una dieta non restrittiva, ma sana e bilanciata. E proprio il Centro milanese è il capofila dei 12 centri che, nei prossimi mesi, parteciperanno a questa ricerca. “L’avvio di questo studio rappresenta un momento storico importante per il nostro team – ha sottolineato Filippo de Braud, Direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Professore Ordinario presso l’Università di Milano – Lo schema nutrizionale di restrizione calorica è sempre il medesimo dal 2016 e in questi 8 anni è stato l’oggetto di studi che hanno coinvolto in totale più di 250 pazienti, prevalentemente con tumore al seno. Abbiamo dimostrato che con questo approccio è possibile ottenere una rimodulazione favorevole non solo del metabolismo, ma anche del sistema immunitario, ‘potenziando’ le cellule immunitarie con attività antitumorale. Ora siamo in una fase successiva della sperimentazione, in cui stiamo valutando l’impatto di questo programma nutrizionale sull’attività antitumorale dei trattamenti farmacologici”.

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Perché il triplo negativo

La scelta è caduta su questo specifico tipo di tumore per due ragioni principali. Da una parte perché la letteratura indica come si tratti di un tumore che risponde particolarmente bene alla modulazione del sistema immunitario, esattamente l’effetto che si vuole indurre attraverso lo schema nutrizionale. Poi perché il trattamento standard di queste pazienti prevede una terapia neoadiuvante, cioè eseguita prima di intervenire chirurgicamente, composta da chemio e immunoterapia per una durata di circa 6 mesi, stabilendo quindi un tempo breve dopo il quale sarà possibile indagare gli effetti dell’intervento della restrizione calorica. “Il nostro studio si inserisce naturalmente nel percorso di queste pazienti e ci permetterà di avere delle risposte in un tempo relativamente breve perché sarà l’analisi del tessuto asportato con la chirurgia a indicarci se la nostra ipotesi è corretta e in quale misura”, ha spiegato Claudio Vernieri, oncologo presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’INT e ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano e IFOM.

Restrizione calorica come un farmaco

Breakfast-2 è uno studio disegnato in maniera rigorosa: le donne arruolate saranno divise in due gruppi. Nel primo, a cavallo della somministrazione della terapia neoadiuvante, le pazienti dovranno seguire un regime alimentare che prevede cinque giorni di regime alimentare a base di alimenti e grassi di origine vegetale e un basso contenuto di carboidrati e proteine, che viene ripetuto ogni 3 settimane. Nel braccio di controllo, invece, l’alimentazione raccomandata è basata sull’utilizzo di un’ampia varietà di cereali non raffinati, prevalentemente vegetariana, come da indicazioni delle principali società scientifiche internazionali. “Lo studio BREAKFAST-2 rappresenta una sfida interessante perché, per la prima volta, l’approccio nutrizionale viene valutato in uno studio che prevede un braccio di controllo – ha aggiunto Giovanni Apolone, Direttore Scientifico dell’INT–. È fondamentale sottolineare anche la presenza della web app, che recepisce il concetto dei patient-reported outcomes, essenziali per il nostro Istituto, che ha da sempre nella sua missione il benessere del paziente”.

La paziente non è sola

Tutte le pazienti reclutate nello studio, infatti, vengono seguite anche tramite una web-app realizzata dai ricercatori INT in collaborazione con Eurama Precision Oncology. “La web-app è stata disegnata sulla base dell’esperienza maturata con le donne coinvolte nei nostri precedenti studi – ha chiarito Francesca Ligorio, Oncologo Medico presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’INT e ricercatrice IFOM – Alla app possono avere accesso anche i diversi team dei Centri coinvolti, ma è l’INT a prestare l’assistenza alle pazienti in caso di necessità o dubbi. Il vantaggio è che ci permette di avere in tempo reale un’idea globale sull’andamento dello studio, sull’aderenza delle pazienti al trattamento, sugli eventuali effetti collaterali e sullo stato di salute di ogni persona coinvolta, senza passaggi intermedi”. Già, perché seguire un regime di restrizione calorica non è una passeggiata: il primo giorno si ingeriscono 600 calorie e nei giorni successivi 300. “Dobbiamo scongiurare il fai da te, che rischia solo di peggiorare la situazione. Per questo vogliamo seguire le pazienti da vicino, perché siamo convinti che anche le donne nel braccio di controllo avranno benefici dal seguire un’alimentazione sana e controllata”, ha aggiunto De Braud.

Le spie del miglioramento

Come verrà valutato l’effetto della restrizione calorica? “Valuteremo l’evoluzione dei profili genomici e di espressione genica a livello del tessuto tumorale rimosso dalla chirurgia, e l’associazione tra questi e la risposta del tumore ai trattamenti sperimentali” – ha precisato Giancarlo Pruneri, Direttore del Dipartimento di Diagnostica avanzata all’INT e Presidente EURAMA Precision Oncology – “In più ricercheremo anche la presenza di cellule cancerose nel sangue. Le eventuali caratteristiche biologiche che emergeranno ci consentiranno di identificare possibili biomarcatori di sensibilità o resistenza ai trattamenti proposti e, dunque, anche di ipotizzare meccanismi di resistenza del tumore da studiare nei nostri laboratori per migliorare l’efficacia di questo approccio terapeutico”. Gli studi condotti in precedenza indicano che, proprio per la “forza” della restrizione, gli effetti si possono vedere anche in un tempo relativamente breve come quello della terapia neoadiuvante.

Breakfast-2, reso possibile grazie al contributo non condizionante di Fondazione Giuliani, durerà due anni e, come ha sottolineato Gustavo Galmozzi, Presidente Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, “interpreta al meglio il ruolo dell’Istituto: lavorare per migliorare la salute e il benessere di tutta la popolazione sulla base di evidenze ottenute con il massimo rigore scientifico e la dedizione per i pazienti”.



www.repubblica.it 2024-04-19 14:59:14

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