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Liste d’attesa lunghe? La legge (poco applicata) che fa pagare le cure all’Asl

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Le liste d’attesa sono il nemico numero uno dei pazienti, tanto che circa 3 milioni di italiani dei 4,5 milioni complessivi che hanno rinunciato a curarsi nel 2023 lo hanno fatto proprio a causa di attese troppo lunghe per curarsi. Una emergenza nazionale contro la quale anche il Governo vuole provare a correre ai ripari con un decreto legge attese a breve in consiglio dei ministri. Pochi sanno però che da oltre 20 anni c’è una norma che “difende” i pazienti costretti ad attendere oltre ai tempi massimi previsti e che consente a chi aspetta troppo per una visita o un esame di chiedere alla Asl di pagare la prestazione in intramoenia (la libera professione all’interno dell’ospedale). Per il cittadino a cui al massimo toccherà pagare solo il ticket non è facile attivare questa procedura anche perché i Cup e le Asl non li avvertono di questa possibilità, per questo si sono moltiplicate le associazioni di pazienti pronti ad assisterli con la messa a disposizione di moduli ad hoc.

Cosa prevede la norma approvata oltre 20 anni fa

La misura normativa risale come detto ad oltre 20 anni fa e in particolare al Dlgs 124 del 1998 che senza troppi giri di parole prevede che se le attese per una prestazione sanitaria supera i termini previsti (in base all’urgenza sono previsti dei codici e dei giorni massimi di attesa) allora il paziente può chiedere «che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attivita’ libero professionale intramuraria, ponendo a carico dell’azienda unita’ sanitaria locale di appartenenza e dell’azienda unita’ sanitaria locale nel cui ambito e’ richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo costo di quest’ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti». In pratica il paziente potrà prendere la visita e l’esame in intramoenia pagando se non è esente il ticket. Nel caso invece «l’assistito sia esente dalla predetta partecipazione l’azienda unita’ sanitaria locale di appartenenza e l’azienda unita’ sanitaria locale nel cui ambito e’ richiesta la prestazione corrispondono, in misura eguale, l’intero costo della prestazione».

I consigli pratici per ottenere la prestazione pagata dall’Asl

Ma come far rispettare la norma alle Asl? La procedura non è automatica e i pazienti in molti casi sono costretti a scontrarsi con la ritrosia dei Cup che oltre a non informare i cittadini di questa possibilità spesso glissano di fronte alle richieste specifiche dei cittadini di ricorrere all’intramoenia. Ecco perché diverse associazioni hanno realizzato moduli per la richiesta alle Asl a cui molti cittadini in tutta Italia stanno facendo ricorso. I consigli pratici per chi vuole accedere a questa procedura sono abbastanza semplici: il medico quando prescrive una visita o un esame deve assegnare un codice (se non lo mette bisogna insistere per segnarlo): «U» sta per urgente (appuntamento entro 48-72 ore); «B» per breve (entro 10-15 giorni); «D» sta per differibile (entro 30-60 giorni) e infine «P» per programmabile (entro 120-180 giorni). Nel momento in cui si prenota la prestazione allo sportello o al Cup se l’appuntamento viene fissato oltre i tempi stabiliti dal codice di priorità va comunque confermato l’appuntamento. A quel punto si fa richiesta alla Asl – meglio se con modulo pre compilato – per ottenere subito la prestazione in intramoenia e la Asl sarà costretta a contattare il paziente per fissare la visita o l’esame a carico suo.

Le iniziative delle Regioni per mettersi in regola

Non è escluso che le Asl e le Regioni facciano muro di fronte alle richieste dei cittadini che però hanno tutto il diritto – visto che lo consente la legge – di ottenere la prestazione in intramoenia. In Piemonte a esempio dopo le rimostranze di diversi pazienti l’assesorato alla Salute ha emanato una circolare per ricordare la possibilità per le Asl di applicare il Dlgs 124/1998 chiarendo come garantire prestazioni in intramoenia quando non si possono rispettare le tempistiche stabilite nelle ricette. In particolare si specifica che, se un paziente non può ottenere un appuntamento entro i tempi previsti dal Cup, può rivolgersi all’Urp dell’Asl per organizzare la visita o l’esame a pagamento, coperti dal Servizio sanitario. Nei giorni scorsi anche l’assessore lombardo Guido Bertolaso ha chiarito che la norma del 1998 non prevede il rimborso per una prestazione effettuata privatamente ma solo se si ricorre all’intramoenia interna: «Chi afferma che in caso di mancanza di indicazioni di risposta può andare nel privato, pagare e poi farsi rimborsare – ha sottolineato – sta dicendo qualcosa che non risponde al vero. Se quella struttura, dopo aver fatto tutti i tentativi per erogare la prestazione, non riesce a garantirla nei tempi previsti, all’interno del territorio dell’Ats, allora può farlo attraverso la solvenza interna utilizzando cioè un proprio professionista».



www.ilsole24ore.com 2024-05-07 09:47:13

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