Tumore al seno, diagnosi precoce e terapie mirate salvano migliaia di pazienti


Oltre 10mila pazienti salvate tra il 2007 e il 2019. È il risultato delle nuove terapie, sempre più personalizzate, della capacità di individuare mutazioni che possono essere colpite con farmaci mirati, e dello screening. Occasione per fare il punto sui risultati raggiunti e sottolineare l’importanza di una corretta comunicazione, senza dare spazio a facili entusiasmi, è “Focus sul Carcinoma Mammario”, convegno scientifico che da oltre 20 anni riunisce in Friuli i più importanti esperti nazionali e internazionali.

Terapie personalizzate

“I trattamenti possono essere “personalizzati” anche per le forme più gravi ed avanzate di carcinoma mammario – dichiara Michelino De Laurentiis, Direttore Oncologia Clinica Sperimentale di Senologia, IRCCS, “Fondazione Giovanni Pascale” di Napoli -. Esistono test che ci permettono di identificare le mutazioni presenti nel tumore e tra questi vi è la cosiddetta “biopsia liquida”. Attraverso un semplice ed indolore prelievo del sangue possiamo meglio conoscere una malattia che si caratterizza per un elevato livello di eterogeneità. Tra i vari sottotipi, quello con l’espressione dei recettori ormonali e negativo per la proteina HER2 è la forma più diffusa, rappresentando il 78% delle neoplasie mammarie, per un totale, in Italia, di circa 37mila casi ogni anno. In questi casi, la terapia endocrina assume un ruolo fondamentale ma, talvolta, le cellule del tumore diventano resistenti al trattamento”. 

Il ruolo della biopsia liquida

 

“Questo può essere dovuto a specifiche mutazioni nei geni che caratterizzano il DNA tumorale – spiega Lucia Del Mastro, Professore Ordinario e Direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova -. Ed è proprio il DNA del tumore, presente nel sangue, che viene ricercato attraverso la biopsia liquida ed analizzato per la caratterizzazione molecolare.  In tal modo, la selezione delle terapie a disposizione può essere fatta in modo più preciso, offrendo maggiori probabilità di efficacia. Sempre per questo tipo di neoplasie mammarie sono oggi disponibili i test genomici, usualmente proposti a pazienti con rischio intermedio di recidiva, al fine di stabilire se, dopo la chirurgia, sia effettivamente necessaria l’aggiunta della chemioterapia al trattamento endocrino”.

Focus sul Friuli

 

Il carcinoma mammario in Italia fa registrare ogni anno 55.900 nuove diagnosi (1.300 in Friuli-Venezia Giulia pari al 31% di tutti i tumori diagnosticati nelle donne). “Nella nostra Regione rappresenta ancora la più frequente causa di morte oncologica tra la popolazione femminile – prosegue Samuele Massarut, Direttore dell’Oncologia Chirurgica Senologica del CRO di Aviano -. Ai grandi progressi della ricerca medico-scientifica si associa un aumento costante dell’incidenza in tutta Italia e, più in generale, nei Paesi Occidentali. Assicurare diagnosi quanto più precoci possibili è un nostro obiettivo primario e può essere raggiunto soprattutto attraverso i programmi di screening. In Friuli-Venezia Giulia, lo screening mammografico è proposto a tutte le donne d’età compresa tra i 45 e i 74 anni. La copertura totale raggiunta è del 75%, con percentuali superiori rispetto alla media nazionale che si ferma al 70%. Individuare precocemente un cancro consente di aumentare sensibilmente le probabilità di guarigione, oltre a favorire un approccio chirurgico più conservativo”.

L’importanza della corretta informazione

Il convegno, che vede riuniti più di 500 specialisti, si apre con una sessione aperta al pubblico, Focus dalla parte delle donne, dedicata alla comunicazione e indirizzata a pazienti, parenti e caregiver.  “In campo oncologico, la comunicazione efficace è cruciale da ogni angolazione – afferma Fabio Puglisi, ordinario di Oncologia Medica dell’Università di Udine, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica presso l’IRCCS CRO di Aviano e Responsabile Scientifico del Convegno -. È essenziale evitare i facili trionfalismi sia verso i malati e i loro caregiver che verso i media e, di conseguenza, l’opinione pubblica. Tuttavia, è altrettanto importante condividere in modo trasparente i risultati positivi raggiunti. Ad esempio, in Friuli-Venezia Giulia, nel periodo compreso tra il 1995-1999 e il 2015-2019, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi del tumore mammario è aumentata del 10%, attestandosi ora all’89%, in linea con la media nazionale, che è dell’88%”.

“Esiste poi da anni il problema delle fake news ricorrenti sulle principali forme di cancro – aggiunge Mauro Boldrini, Direttore della Comunicazione dell’Associazione Italiana d’Oncologia Medica -. Queste riguardano la prevenzione, l’alimentazione, la patogenesi e anche certe presunte cure miracolose. È compito degli specialisti oncologi e degli esperti di comunicazione, controllare e veicolare il flusso di notizie verso l’intera popolazione su un tema estremamente delicato come il cancro”.



www.repubblica.it 2024-02-21 15:39:32

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