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Un ‘Piano Marshall’ per ridisegnare la sanità post-Covid

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Il Recovery Plan riserva alla sanità l’8,3% dei fondi. Una quota ritenuta insufficiente dalle società scientifiche che chiedono una sorta di ‘Piano Marshall’per poter recuperare gli enormi ritardi di visite mediche, screening e interventi chirurgici accumulati nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria. A indicare la via da seguire e le proposte concrete da attuare è il “Forum Permanente sul Sistema Sanitario Nazionale nel post Covid” promosso da diverse società scientifiche.

I ritardi accumulati

I numeri delle mancate prestazioni a causa della pandemia non lasciano dubbi sul ritardo da recuperare: “Nel 2020 – affermano le società scientifiche nel documento – sono stati oltre 1,3 milioni i ricoveri in meno rispetto al 2019, sono saltati anche quelli urgenti (-554.123). I ricoveri di chirurgia oncologica hanno visto una contrazione vistosa ed una diminuzione di circa l’80% dell’attività elettiva. Ridotti del 15% i ricoveri per radioterapia e del 10% quelli per chemioterapia”. Nell’ambito cardiovascolare il calo è stato di circa il 20% (impianti di defibrillatori, pacemaker ed interventi cardiochirurgici rilevanti). Si stima che i ricoveri in area medica (in gran parte riconvertita e dedicata ai ricoveri dei pazienti Covid) per i pazienti cronici complessi e con riacutizzazione, si siano ridotti di circa 600.000 rispetto al 2019″.

La mortalità

Gli esperti sono molto preoccupati anche per l’elevatissima mortalità per Covid registrata nel nostro Paese, la seconda in Europa e nelle primissime posizioni a livello mondiale. “È molto elevata anche la mortalità per patologie non Covid, già registrata a carico delle malattie cardiovascolari tempo-dipendenti e destinata nei prossimi mesi e anni ad aumentare significativamente anche per le malattie oncologiche”, continuano le società scientifiche.

Le proposte del Forum

Il Forum è costituito da 14 specialisti, membri di società scientifiche e docenti universitari. Il primo incontro ha condotto alla stesura di un documento programmatico con tante proposte: ridefinizione del Sistema sanitario nazionale, modernizzazione degli ospedali, rifondazione della medicina territoriale, netta separazione fra ospedali, ambiti di cura e assistenza per pazienti Covid e non Covid, programmi avanzati e strutturati di telemedicina e riavvio degli screening anti-cancro su tutto il territorio. Non solo. Anche campagne di informazione per tranquillizzare i cittadini sulla sicurezza degli ospedali per il ritorno alle cure durante e nel periodo successivo alla pandemia.

Ripartire dagli ospedali

Secondo i membri del Forum, la ristrutturazione del sistema sanitario deve partire dagli ospedali. In Italia, il numero complessivo di posti letto ordinari per 100 mila abitanti è molto più basso rispetto alla media europea (314 rispetto a 500) e ci colloca al 22esimo posto tra tutti i Paesi europei. “Gli operatori sanitari sono inadeguati per la popolazione del nostro Paese: i medici specialisti ospedalieri sono circa 130mila, 60mila unità in meno della Germania e 43mila in meno della Francia”, spiegano gli esperti.

Ultimi in Europa per spesa sanitaria

Anche per le spese sanitarie correnti l’Italia è negli ultimi posti in Europa. Il nostro Paese spende solo l’8,8% del suo Pil per la Sanità, che peraltro include 1,5-2% di contribuzione da parte dei privati cittadini, mentre Paesi come Francia e Germania superano l’11%. Vi è inoltre una vera e propria ‘Questione Meridionale’: gli ospedali del Sud sono i più malandati e rischiano di non poter fornire servizi adeguati ai pazienti. Il Recovery Plan prevede di riservare solo l’8,3% dei fondi alla sanità (18,5 miliardi su 222): 7 miliardi sono per il potenziamento dell’assistenza sanitaria territoriale, 8,6 miliardi (3,9%) per l’aggiornamento tecnologico degli ospedali e la ricerca scientifica.

Ridisegnare il Sistema sanitario nazionale

Secondo il Forum è assolutamente necessario ridisegnare il Sistema Sanitario Nazionale proprio a partire dalle carenze emerse durante la pandemia ed utilizzando i fondi cospicui, anche se insufficienti, che arriveranno con il Recovery Fund. “Una norma, il Decreto Ministeriale 70 – spiegano le società scientifiche nel documento – prevede per gli ospedali la conferma della logica di Hub e Spoke chiudendo i piccoli ospedali, sostituiti da nuove strutture del territorio, gli ospedali della comunità, gestiti prevalentemente da infermieri e parzialmente da medici, per assorbire le piccole patologie. Ma su questo tipo di provvedimenti la comunità medico-scientifica ha già dichiarato la sua contrarietà”. Anche nel Recovery Plan, gli ospedali sono considerati come del tutto ancillari rispetto al territorio. “Siamo di fronte a una grave sottovalutazione dei problemi legati all’ospedale”, continuano le società scientifiche.

No all’ospedale minimo ‘di prossimità’

Anche gli investimenti strutturali e tecnologici previsti non tengono conto della complessità e importanza degli ospedali. “Chiediamo al Governo di riconsiderare la questione dell’ospedale valutandone i problemi strutturali, organizzativi e funzionali. In buona sostanza, siamo contrari alla concezione di ospedale minimo ‘di prossimità’ e, tantomeno, alla sua gestione delegata agli infermieri. L’ospedale di comunità rappresenta una concezione obsoleta, eccessivamente semplificante ma, soprattutto, inadeguata a far fronte alle tante e diverse complessità poste in essere dalle domande di salute della medicina moderna”. Secondo i membri del Forum, l’ospedale moderno per definizione è una realtà ad alta complessità, che non si governa in modo monocratico ma partecipato, diffuso e decentrato. “È necessaria – scrivono nel documento – una modernizzazione dei nosocomi italiani, la cui vita media in moltissimi casi ha ben superato ogni limite plausibile, rendendoli spesso inadeguati anche solo ad ospitare le nuove tecnologie. Ed è necessario avviare un’attività straordinaria di informazione e comunicazione rivolta ai cittadini, un vero e proprio ‘Piano Marshall’ per il recupero dei ritardi accumulati negli screening, nelle visite programmate, in quelle di follow-up e negli interventi chirurgici”.

La ‘squadra’ del Forum

Il “Forum Permanente sul Sistema Sanitario Nazionale nel post Covid” è costituito da Giordano Beretta (Presidente Associazione Italiana di Oncologia Medica, AIOM), Ivan Cavicchi (Docente di Sociologia dell’Organizzazione Sanitaria e di Filosofia della Medicina), Francesco Cognetti (Coordinatore del Forum e Presidente Fondazione Insieme contro il Cancro), Paolo Corradini (Presidente Società Italiana di Ematologia, SIE), Roberto Gerli (Presidente Società Italiana di Reumatologia, SIR), Ciro Indolfi (Presidente Società Italiana di Cardiologia, SIC), Dario Manfellotto (Presidente Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, FADOI), Pierluigi Marini (Presidente Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani, ACOI), Vincenzo Mirone (Past President Società Italiana di Urologia, SIU), Giovanni Muriana (Presidente Società Italiana di Chirurgia Toracica, SICT), Fabrizio Pane (Professore Ordinario di Ematologia, Università Federico II di Napoli), Flavia Petrini (Presidente Società Italiana Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, SIAARTI), Francesco Romeo (Presidente ‘Il cuore Siamo Noi – Fondazione Italiana Cuore e Circolazione’), Gioacchino Tedeschi (Presidente Società Italiana di Neurologia, SIN) e Alessandro Vergallo (Presidente Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani Emergenza Area Critica, AAROI – EMAC).

 



www.repubblica.it 2021-09-16 10:02:33

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