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Dalla prevenzione alla retinopatia diabetica, così la teleoftalmologia migliora le cu…

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La telemedicina come ‘angelo custode’ anche di chi non vede bene. Durante la pandemia, anche in ambito oftalmologico, la tecnologia ci è venuta in aiuto e la telemedicina ha conosciuto una forte accelerazione. Del ruolo che la telemedicina può avere anche in oftalmologia si è parlato nel corso di una tavola rotonda organizzata a Roma in occasione della Giornata mondiale della vista.

I progressi in oculistica

L’obiettivo principale della telemedicina è quello di ottimizzare l’assistenza sanitaria in tutte le sue fasi, vale a dire la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione di una malattia, apportando il vantaggio della velocità di intervento, dell’equità nell’accesso alle varie prestazioni e consentendo, inoltre, il superamento del cronico problema della lunghezza delle liste di attesa. L’oftalmologia ha tutte le caratteristiche per rispondere appieno ai criteri della telemedicina. “L’oculistica ha conosciuto negli ultimi decenni uno sviluppo tecnologico senza pari”, spiega Filippo Cruciani, referente scientifico di Iapb. “Si pensi soltanto all’intervento di cataratta che ha permesso il ripristino totale della vista con l’impianto di una lente artificiale in sostituzione del cristallino opacato con un intervento rapido e con un ancora più rapido recupero funzionale, quando prima erano necessari mesi e mesi di riabilitazione”. Stesso discorso per l’esame OCT che permette di analizzare in sezione – come se si trattasse di una TAC – e a forte ingrandimento – come in un esame istologico – il bulbo oculare e soprattutto la retina, la macula e la testa del nervo ottico, senza essere un’indagine minimamente invasiva. “E proprio la tecnologia strumentale oculistica – prosegue Cruciani – permette l’acquisizione di immagini ad alta definizione che possono essere inviate a distanza per una loro analisi”.

La telemedicina per la prevenzione in oculistica

La teleoftalmologia può trovare impiego nelle varie fasi dell’assistenza oculistica, già a partire dalla prevenzione. Un esempio pratico riguarda la campagna ‘Vista in salute’. Con un’unità mobile, costituita da un truck con quattro punti visita, tutti i pazienti che si presentano con più 50 anni possono sottoporsi ad alcuni accertamenti, tra i quali la valutazione dello stato refrattivo con un autorefrattometro, la misurazione della pressione oculare, l’Oct della macula e della papilla ottica e l’esame della funzione visiva in realtà virtuale attraverso un visore digitale. La presenza di un oculista garantisce una prima valutazione e consigli. “Tutti i dati – spiega Cruciani – vengono inviati ad un server, analizzati da un altro oftalmologo ai fini di studi epidemiologici per conoscere non solo la prevalenza di una determinata patologia allo stato silente o conclamato, ma anche il suo potere invalidante e soprattutto l’individuazione della popolazione a rischio e di eventuali fattori favorenti. Così, sempre attraverso la rete informatica si possono raccogliere dati fondamentali per una maggiore conoscenza delle malattie”. Dai primi dati analizzati di tre Regioni italiane è emerso che circa il 40% dei soggetti visitati erano affetti o fortemente a rischio di contrarre malattie oculari.

Retinopatia diabetica: quanto conta la tempestività

L’impiego più importante su vasta scala (nazionale o regionale) della teleoftalmologia è, però, quella che riguarda la retinopatia diabetica nella sua identificazione precoce e nel suo follow up. Il Ministero della Salute stima che i diabetici in Italia siano più di 3 milioni (5% della popolazione) e che circa un milione, pur essendo affetto dalla malattia, non ne è a conoscenza. “La retinopatia diabetica – prosegue il referente scientifico di Iapb – è una delle complicanze più frequenti e più gravi del diabete. La sua prevalenza globale tra i diabetici è del 35%, che, dopo venti anni dalla diagnosi della malattia, sale quasi al 90%. Rappresenta la prima causa di cecità legale nella popolazione in età lavorativa ed è una delle quattro priorità in campo oftalmologico che l’Oms segnala ai Servizi sanitari delle varie Nazioni”. Per fortuna si tratta di una patologia prevenibile e curabile ma molto dipende dalla tempestività dell’intervento terapeutico. “Purtroppo – fa notare Cruciani – l’esame periodico del fundus nei diabetici viene eseguito in Italia in meno del 20% dei casi, nonostante le Linee guida stabiliscano una periodicità ben precisa a seconda della gravità della patologia”.

La teleoftalmologia per la retinopatia diabetica

L’identificazione delle lesioni della retinopatia diabetica poggia storicamente sull’esame ambulatoriale del fondo oculare, eseguito mediante oftalmoscopia da uno specialista oculista, con dilatazione della pupilla e con una tempistica media di esecuzione di 20 minuti. “Ma negli ultimi anni – spiega l’esperto – le evidenze scientifiche internazionali hanno dimostrato una sovrapponibilità diagnostica tra esame clinico del fondo e fotografia digitale, ottenibile mediante un retinografo a colori e refertabile a distanza da un oftalmologo. Vari studi hanno dimostrato il cost-efficacia di questa metodica, che si sta diffondendo in numerosi Paesi”.  La fotografia digitale, per esempio, è stata implementata negli ultimi anni dal National Health System britannico, con un programma rivolto a tutta la popolazione diabetica (DESP, Diabetic Eye Screening Programme) ed è citata tra le metodiche previste per l’esame del fondo nelle Guidelines for Diabetic Eye Care” dell’International Council of Ophthalmology.

Come funziona la fotografia digitale

Questa metodica è realizzabile in una qualsiasi struttura attrezzata, anche da personale non medico e permette di ridurre fortemente la quota di diabetici che non si sottopone ad esame del fondo per dimenticanza o indisponibilità logistica; di limitare notevolmente gli accessi ambulatoriali oculistici per “fondo oculare”; di disporre di immagini digitali, che possono costituire un passo importante verso la costruzione di una cartella clinica elettronica multidisciplinare, di identificare o porre il sospetto di altre morbilità o comorbilità (ad esempio, degenerazione maculare senile o glaucoma). Inoltre, in questo modo è possibile creare un database, fondamentale per sviluppare indagini epidemiologiche e cliniche, con possibilità di confronto con altri Paesi.

Non si sostituisce al medico

Attenzione, però, a non pensare che la teleoftalmologia possa sostituirsi ad una visita oculistica, che resta sempre il momento essenziale per una diagnosi ed una terapia. “Essa non vuole e non deve minimamente scalfire – chiarisce Cruciani – quello che è il rapporto medico paziente su cui si basa l’intervento sanitario. Il suo ruolo è solo quello di affiancarsi alla visita fornendo informazioni, di volta in volta analizzate ed interpretate in un raffronto con altri dati siano essi anamnestici, obiettivi e strumentali, nel rispetto dell’unicità di ogni singolo individuo”.



www.repubblica.it 2021-10-14 05:50:36

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