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Fumo, un adolescente su 5 comincia con le e-cig (e passa alle bionde)

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Precoce ed elettronico. Potremmo descrivere così, con due parole, la relazione tra fumo e adolescenti, visto che il 43,4% di loro già alle scuole medie ha provato la prima sigaretta, che il 4,1% lo ha già fatto alle elementari, e che il 20% dei giovanissimi accede al vizio passando proprio per quelle elettroniche. L’allarme, viste la fascia d’età coinvolta e le percentuali, arriva dal recente congresso della Società italiana di malattie respiratorie infantili (Simri). Secondo un sondaggio dell’Istituto Superiore di Sanità di maggio 2021, il 37.5% dei 14-17enni italiani ha già avuto un contatto con il fumo da tabacco e il 41,5% con la sigaretta elettronica: il 20,1% ha cominciato a fumare proprio con le e-cig e il 2,3% con i dispositivi a tabacco riscaldato.

 

“L’utilizzo delle sigarette elettroniche è associato a un rischio maggiore di diventare consumatori anche di sigarette tradizionali (un fenomeno che si chiama effetto gateway, da porta, accesso in inglese), tanto che i ragazzi che non hanno mai utilizzato le sigarette tradizionali, ma hanno provato almeno una volta quelle elettroniche, corrono un rischio 3-4 volte maggiore di iniziare a fumare le sigarette tradizionali – dice Maria Elisa Di Cicco, pediatra e Consigliera della Società Italiana di Malattie Respiratorie –  Non sorprende perciò che i giovani siano l’obiettivo principale delle campagne pubblicitarie dei brand di e-cig, la maggior parte dei quali sono tra l’altro di proprietà delle grandi industrie del tabacco”. Come dire che sono sempre gli stessi, o quasi sempre, a produrre sia il fumo tradizionale che quello di ultima generazione. E che quello di ultima generazione prima o poi finisce per favorire l’accesso al fumo tradizionale. 

L’epidemia

Tra gli adolescenti americani nel 2014 la prevalenza dello svapo di nicotina ha superato l’uso di tabacco combustibile. E dal 2017 al 2018 tra gli studenti delle scuole superiori USA lo svapo è aumentato del 78%. Un’epidemia rapidissima alla quale anche i nostri giovanissimi italiani non sfuggono. Da uno studio condotto su 170 mila studenti italiani tra i 15 e 19 anni, risulta che più della metà ha fumato almeno una sigaretta, però, mentre la prevalenza di chi ha fumato tabacco almeno una volta nella vita si è ridotta di 4 punti percentuale tra il 2012 e il 2018, passando da 60,9% a 56,9%, la quota di chi nello stesso arco di tempo ha utilizzato almeno una volta una e-cig è passata dal 32,9% al 52%.

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Eppure, non è che fumare elettronico non faccia male. “I danni a lungo termine sono molti, non soltanto dovuti alla nicotina ma anche a altre sostanze rilasciate da questi dispositivi: etanolo, aldeidi, particelle ultrafini, aromi e altre ancora – dice Fabio Midulla, professore associato di Pediatria all’Università Sapienza, responsabile del reparto pronto soccorso e accettazione pediatrico del Policlinico Umberto I di Roma e presidente Simri. “Il fumo delle e-cig predispone al rischio di carcinoma del polmone, alla BPCO, broncopneumopatia cronica ostruttiva, all’enfisema, a polmoniti interstiziali, a problemi cardio-coronarici. Ci sono gli effetti neurologici dovuti alla nicotina: parliamo di iperattività, perdita della capacità di concentrazione. Inoltre l’uso di e-cig in gravidanza, che riguarda tra lo 0,6 e il 15% delle donne, può provocare parto prematuro, basso peso alla nascita del neonato”.

Danni sicuri ancora da indagare

“I danni immediati delle e-cig sono a livello delle vie respiratorie, come la suscettibilità all’asma e alla bronchiolite obliterante – aggiunge Massimo Landi, pediatra della Asl Città di Torino e vice-presidente Simri – Sappiamo che il fumo da tabacco favorisce l’adenocarcinoma del polmone e potrebbe essere così anche per il fumo elettronico. Per chi fuma tabacco, passare al fumo elettronico potrebbe non comportare maggiori rischi rispetto a quelli della sigaretta tradizionale, ma per chi non ha mai fumato si apre la porta all’esposizione a sostanze tossiche che sicuramente porterà dei danni, ma che ad oggi sono ancora da indagare. Bisogna prestare attenzione, soprattutto per la fascia adolescenziale”.

E sì, perché, ricordano gli esperti, prima si inizia a fumare o a svapare, più è difficile smettere, perché il cervello degli adolescenti è più sensibile alle proprietà farmacologiche della nicotina, e quindi i ragazzi sviluppano più facilmente una dipendenza degli adulti. Non a caso, quanto più precoce è il consumo di tabacco, tanto più bassi sono i tassi di successo nella cessazione del fumo.

L’evoluzione delle e-cig

Ma perché hanno così successo i dispoditivi elettronici? “Le ragioni sono diverse – è la riflessione di Midulla – c’è la capacità degli adolescenti di comunicare sui social che fanno quindi da amplificatori per ogni esperienza il che aumenta la curiosità e quindi la diffusione del fenomeno. Poi c’è la questione degli aromi: le sigarette elettroniche danno la possibilità di svapare al sapore di cannella, frutta…un fatto che è attrattivo per i giovanissimi non ancora abituati al fumo. C’è anche una estetica attraente, che potrebbe giocare un ruolo: le e-cig di ultima generazione, le pod-mod, sembrano chiavette usb, sono colorate maneggevoli, sottili. E poi c’è l’idea diffusa che in questi dispositivi non ci sia nicotina, in realtà non è così. Nelle pod-mod, per dire, ci sono 20 milligrammi di nicotina per millilitro di liquido da inalazione, l’equivalente di un pacchetto di sigarette”. Proprio a proposito delle pod-mod a giugno dello scorso anno è stata pubblicata su Jama Pediatrics una revisione sistematica di 35 articoli scientifici sull’evoluzione delle e-cig condotta da ricercatori di dall’università di Harvard, di Seul e dal Dana-Farber Cancer institute di Boston. Stando a quel lavoro, le sigarette elettroniche pod-mod hanno un maggiore potenziale di generare dipendenza e sempre secondo gli autori, l’uso da parte di giovani e giovani adulti di questi dispositivi può essere attribuito all’accettabilità sociale, alle comode funzionalità del prodotto e al marketing aggressivo sui social media.

Le e-cig possono contenere nicotina, e i giovani non lo sanno

 “La disponibilità di numerosi aromi rappresenta il cavallo di battaglia dell’industria delle e-cig- riprende Di Cicco- È risaputo, infatti, che una vasta scelta di aromi incentiva il primo utilizzo di tabacco negli adolescenti”, che poi è la ragione per cui la vendita di sigarette tradizionali aromatizzate è vietata da tempo, “esatto, ma sono diffuse ancora a macchia di leopardo le restrizioni relative alla possibilità di aromatizzare i liquidi delle sigarette elettroniche – riprende la pediatra – lasciando libertà all’industria di fare leva su un fattore che è cruciale per attrarre i giovani, pubblicizzando aromi ‘naturali’, sempre nuovi, che incoraggiano la sperimentazione e mantengono viva la curiosità”. Grazie agli aromi si può ridurre la sensazione di asprezza che si sperimenterebbe invece all’inizio con il solo uso di nicotina oltre ad accentuare la percezione da parte degli adolescenti che la sigaretta elettronica sia meno dannosa di quanto in realtà non sia. “Ed è proprio questo il messaggio veicolato massivamente dalla pubblicità attraverso i media e i social network – sottolinea Di Cicco – la sigaretta elettronica è proposta come alternativa più salutare, più economica e più pulita rispetto alle sigarette tradizionali e il messaggio è talmente ben veicolato che molti adolescenti non sono nemmeno a conoscenza del fatto che le e-cig possono contenere nicotina”.

L’importanza dell’educazione sanitaria

Dunque: i numeri e gli effetti a lungo termine del fumo elettronico sulla salute ci sono. L’industria fa il suo mestiere, che è fare soldi: in assenza di paletti efficaci, di normative stringenti e chiare, tenta incrementare i profitti. I giovani e i giovanissimi anche fanno il loro, di mestiere: sono curiosi e trasgressivi per natura, e quindi facili fruitori di messaggi attrattivi, ancorché nocivi. Allora dove sta la soluzione? “Nell’educazione sanitaria, che andrebbe implementata. Come Sapienza Dipartimento materno infantile stiamo pensando a un progetto di educazione sanitaria per gli istituti scolastici nei confronti del fumo e di altro. Ma deve essere chiaro che la scuola non basta– sottolinea e conclude Midulla – la famiglia e un luogo cruciale, fondamentale per educare e veicolare messaggi di salute”.

I dispositivi a tabacco riscaldato, dai tossicologi un invito alla prudenza

il 2,3%degli adolescenti entra nel mondo del fumo passando per i dispositivi a tabacco riscaldato, o Heated Tobacco Products HTP, un po’ un ibrido tra le sigarette elettroniche e le sigarette tradizionali: come le sigarette elettroniche hanno un dispositivo elettrico che scalda e un prodotto per generare un vapore contenente nicotina, e come le sigarette tradizionali il prodotto riscaldato è tabacco e non un liquido. Proprio sui dispositivi HTP, al recente congresso Sitox è stato presentato uno studio i cui risultati sono un invito alla prudenza. Lo studio è stato condotto su ratti esposti per 30 giorni ai vapori da HTP. Al  momento dell’analisi gli animali hanno mostrato alterazioni dell’epitelio che riveste la trachea, danno agli alveoli polmonari, infiammazione, in alcuni casi, mutazioni del DNA e anche potenziali danni al fegato. “Certamente i prodotti per il riscaldamento del tabacco riducono la concentrazione delle maggiori sostanze tossiche presenti nel fumo di sigaretta, ma rimangono alcuni effetti tipici dell’esposizione al fumo. Dobbiamo ancora capire, poi, se questa riduzione di sostanze tossiche sia sufficiente e si traduca in un effettivo abbattimento del rischio per la salute”, ha detto Fabio Vivarelli, uno dei ricercatori convolti nel lavoro. In un primo momento anche i tossicologi si erano chiesti se questi dispositivi potessero rappresentare delle alternative almeno per i fumatori dipendenti da 2 o 4 pacchetti al giorno, dicono dalla Sitox, ma questi studi rimettono in discussione tutto perché le evidenze ad oggi mostrano che non è vero che HTP fa meno male della sigaretta tradizionale. “Per ora e fino a che non avremo dati più solidi, come raccomanda anche l’OMS – riprende Vivarelli – non possiamo considerare i dispositivi a riscaldamento del tabacco o sigarette elettroniche un metodo terapeutico per smettere di fumare. Molto meglio affidarsi ai metodi tradizionali”.

Quanta confusione

“I prodotti per il riscaldamento del tabacco sono stati approvati dall’americana FDA come dispositivo a rischio modificato di esposizione al tabacco – dice Silvia Granata anche lei come Vivarelli coinvolta nella ricerca – ma lo studio su cui poggia questa approvazione manca di un confronto tra sigaretta a tabacco riscaldato e sigaretta elettronica a liquido. Esistono, inoltre, due tipologie di rischio modificato – spiega la ricercatrice -: rischio dell’esposizione e rischio per la salute. FDA ha approvato questi dispositivi a rischio modificato solo per la prima tipologia di rischio, quindi, di fatto non sappiamo se c’è sicurezza per la salute. Tutto questo genera confusione nelle persone, che percepiscono questo dispositivo come sicuro quando in realtà non sappiamo ancora se lo è”.

 



www.repubblica.it 2021-10-29 14:34:39

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