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Omicron: infezione è meno grave, conferma da test su animali – Medicina

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(ANSA) – ROMA, 30 DIC – La variante Omicron causa
un’infezione meno severa rispetto alle altre versioni del virus
SARS-CoV-2 anche negli esperimenti condotti sugli animali. Un
altro indizio a sostegno della minore aggressività della nuova
variante arriva da uno studio condotto da un gruppo di ricerca
internazionale coordinato dall’University of Liverpool e reso
disponibile in pre-print sul database bioRxiv.
   
Fin dai primi giorni successivi alla comparsa della nuova
variante, si sono accumulate osservazioni che indicavano una
minore gravità dell’infezione nei pazienti infettati da Omicron,
tuttavia ancora non è stato chiarito se ciò sia dovuto a una
effettiva minore aggressività del virus o alla protezione
offerta da precedenti infezioni o dalla vaccinazione. Lo studio
appena condotto conferma un cambiamento nelle caratteristiche
del virus.
   
I ricercatori hanno condotto esperimenti su topi geneticamente
modificati per sviluppare un modello di infezione da SARS-Cov-2
simile a quello umano, confrontando l’esito dell’infezione con
tre ceppi di virus diversi: Omicron, Delta e una versione del
virus prelevata nelle prime fasi della pandemia in Gran
Bretagna. I topi infettati con Omicron avevano una minore carica
virale sia nel naso, sia in bocca, sia nei polmoni; perdevano
inoltre meno peso (nei topi, il peso è uno degli indicatori più
usati per quantificare la gravità di Covid). Infine presentavano
segni di danno polmonare molto più lievi rispetto ai topi
infettati con le altre varianti.
   
“Nessun modello animale può prevedere con assoluta certezza
le conseguenze dell’infezione nell’uomo. Tuttavia, i dati qui
presentati suggeriscono con forza che le conseguenze cliniche
dell’infezione nell’uomo con la variante Omicron possono essere
meno profonde dell’infezione con la variante Delta o con i virus
originali”, scrivono i ricercatori, che tuttavia avvertono la
grande trasmissibilità della variante e la sua capacità di
eludere l’immunità pre-esistente potrebbe avere “un impatto
potenzialmente catastrofico sulla saturazione sanitaria”.
   
(ANSA).
   

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