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Tumori, un libro per far conoscere mondo degli adolescenti – Medicina

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(ANSA) – ROMA, 04 GEN – In lotta per qualcosa, la propria
salute, più che contro qualcosa, un tumore. È questo il cambio
di prospettiva che ha consentito a Pasquale Pollinzi di
elaborare e affrontare nel modo migliore possibile da
adolescente e col tempo da giovane adulto la malattia che lo ha
colpito a 14 anni, nel 2013, un linfoma, e per la quale ancora
adesso è in cura. Non sempre vince, è infatti alla quarta
recidiva in quasi 10 anni, ma al tempo stesso non si lascia
battere senza reagire. Pasquale, 23 anni, che dalla Calabria è
approdato per le cure all’ospedale pediatrico Bambino Gesù nel
reparto di onco-ematologia diretto dal professor Franco
Locatelli, ha scritto un libro – “??????? ??? ???????????” – in
cui racconta la sua lotta contro il cancro e anche la lotta che
ciascuno di noi deve affrontare contro le difficoltà. Un libro,
che come spiega all’ANSA, trae origine dal suo interesse per lo
sport, in particolare la lotta libera di cui è stato
campione arrivando ai circuiti nazionali, e per le Forze
Armate, nelle quali vorrebbe arruolarsi, in special modo nella
Marina. “La prima persona a cui serviva il manuale – evidenzia
Pasquale – ero io. Poi ho compreso che poteva avere una
funzione terapeutica anche per gli altri”. Il libro è anche un
modo per far conoscere la particolare condizione degli
adolescenti che affrontano una neoplasia, “in un limbo, ne’
adulti, ne’ bambini”. “Molti adolescenti-aggiunge infatti
Pasquale- non si sentono al proprio posto, ne’ nei reparti per
adulti ne’ in quelli per bambini. I giochi, l’ambiente colorato,
che distraggono i più piccoli, possono infatti dare persino
fastidio. Un adolescente ha la consapevolezza di un adulto”.
   
Insieme ad altri ragazzi in cura al Bambino Gesù, Pasquale ha
fondato l’Associazione 4You APS proprio per raccontarsi e far
conoscere il mondo degli adolescenti e dei giovani malati di
cancro.
   
Costituita nel 2018, 4You ha l’obiettivo di mettere in campo
“iniziative per concentrarsi messaggio bisogni specifici, con un
gruppo di volontari con una formazione ad hoc, per comprendere
al meglio quello che i ragazzi vivono. Per far comprendere loro
che in molti casi la malattia è solo un ostacolo in percorso
realizzazione personale”. (ANSA).
   

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