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Fibrillazione atriale: chi è a rischio e come si tratta

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La fibrillazione atriale è la più diffusa forma di aritmia. A volte non dà segni della sua presenza, ma può manifestarsi con accelerazione dei battiti cardiaci, stanchezza o temporanee palpitazioni. Purtroppo non sempre viene riconosciuta per tempo.

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La prevenzione è importante. Sul fronte dell’alimentazione, la dieta mediterranea rimane il modello migliore, così come è importante controllare il peso corporeo e fare una regolare attività fisica in accordo con il medico. Va detto che recentemente alcuni studi hanno dimostrato che l’assunzione di alte dosi di acidi grassi omega-3 può incrementare il rischio di sviluppare il problema.

Per quanto riguarda il trattamento diretto dell’aritmia, che può assumere caratteristiche di intensità e gravità diverse da caso a caso, a volte si procede con la cardioversione elettrica che mira a correggerla alla base.

Importante è però ricordare che la fibrillazione atriale mette il cuore, ma soprattutto il cervello, a rischio. All’interno dell’atrio, la camera superiore del cuore di sinistra, i battiti alterati possono creare infatti disturbi nella normale circolazione del sangue, che quindi tende a formare piccoli coaguli. Se questi si spostano poi attraverso le arterie verso i vasi che irrorano il cervello, possono determinare uno stop della circolazione in un’area cerebrale. Per questo chi ne soffre può vedere aumentare fino a cinque volte il rischio di andare incontro ad un ictus cerebrale.

Il trattamento va definito caso per caso. Ma è fondamentale, se il rischio di ictus è elevato, mantenere il sangue fluido con i farmaci anticoagulanti, che hanno proprio questo obiettivo. Per chi soffre di diabete occorre però particolare attenzione, visto che in questa condizione può aumentare il rischio di sanguinamento in chi fa i conti con la fibrillazione atriale.



www.repubblica.it 2022-04-20 06:38:49

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