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Howard Gardner: “Per sviluppare l’intelligenza serve una mente sintetica”

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“Rafforza la tua mente”, mormora minaccioso Lord Blackwood a Sherlock Holmes nel film di Guy Ritchie. “Dietro la tua logica avverto una debolezza…”. Il Lord è cattivo, cattivissimo, ma potrebbe essere un oscuro – e distorto – precursore della teoria delle Intelligenze Multiple di Howard Gardner. A differenza del malvagio antagonista del celebre detective, il professore della Harvard University studia le aree di luce del nostro cervello e, dopo averne individuate sette, da quella logico-matematica fino a quella interpersonale, adesso compie un salto ulteriore e ci spiega come metterle a frutto e sfruttare le potenzialità che natura e cultura ci offrono. Non solo possiamo rafforzare la mente, possiamo migliorarla. In nome dell’efficienza quotidiana e, non meno importante, dei valori etici.

Un viaggio interiore

Il suo nuovo saggio – La mente sintetica (edito da Feltrinelli) – è un viaggio prima di tutto all’interno di se stesso. Dopo anni trascorsi a indagare le menti altrui, ci invita a scoprire la sua, com’è fatta e come funziona, allo scopo di aiutarci a capire la nostra individualità. Ognuno di noi è unico e deve esserne consapevole al giusto grado. “Scrivere questo libro – dice Gardner a Salute – è stato un processo molto lungo. Non si tratta di qualcosa che si simula in laboratorio”.

E’ stato, invece, un percorso maturato nel tempo, frutto di decenni di studi psicologi e neuroscientifici, che condensa così: “La mente sintetica osserva la realtà nella sua vastità e ne considera le tante categorie. E’ soltanto in un momento successivo che subentra la sintesi. E’ a quel punto – aggiunge – che si prova a mettere tutto insieme in modo da creare un senso compiuto. Per sé e anche per gli altri. E’ l’aspetto che definirei educativo della questione”. E di conseguenza anche sociale, dal momento che – ricorda il professore – non siamo isole, ma esseri immersi in molteplici network sociali.

Le 7 intelligenze

Come scintille di diversa intensità, in noi ci sono Sette Intelligenze, vale a dire logico-matematica, linguistico-verbale, kinestetica, visivo-spaziale, musicale, intrapersonale, interpersonale, e a queste, di recente, Gardner ne ha aggiunte altre due, la naturale e l’esistenziale. Assecondare quelle che sono più sviluppate in ciascuno di noi è un compito fondamentale. Che dobbiamo imparare a eseguire e a proseguire ogni giorno e che la società – in primo luogo la scuola – dovrebbe favorire (sebbene – punta il dito il professore – di rado sia così). Conoscersi, perciò, è meno arduo di quello che sembra: significa seguire le proprie inclinazioni. “Ricordo il matematico John Von Neumann: è stato un genio già dall’infanzia. E’ la dimostrazione che non è necessario sprecare troppo tempo per scoprire se stessi. E’ preferibile, piuttosto, sforzarsi di collaborare con gli altri. Si deve quindi lavorare sull’Intelligenza interpersonale”.

“Educa te stesso”

Il consiglio di Gardner è perentorio. “Educa te stesso. Vai avanti e fallo!”. E sottolinea l’altro elemento essenziale che trasforma una mente e la rende finalmente una mente sintetica. Non basta scegliere un problema e poi analizzarlo nei suoi numerosi aspetti, studiandolo e approfondendolo. Bisogna puntare a soluzioni che vadano oltre il senso comune e, almeno in certi casi, cambino il modo con cui pensiamo. “Alla base, quindi, è essenziale che ci sia un progetto”. Senza obiettivi ci si perde nel caos. Con gli obiettivi si può fare la differenza. “Ecco perché in più occasioni ho criticato il solo utilizzo dell’IQ, il quoziente d’intelligenza”.

Sviluppare la mente

La conclusione è chiara e drastica. Oltre a indagare noi stessi, come ha fatto il professore nel suo libro, è essenziale che il sistema educativo punti, come si è già verificato in passato e in altre epoche storiche, a “sviluppare la mente”. Spiega: “Lo scopo deve essere quello di spingere a pensare meglio e di farlo attraverso cinque punti: attenzione, analisi, riflessione, connessioni, comunicazione”. L’ossessione per le discipline scientifiche rappresenta per lui l’esempio di una distorsione. “Sono scettico sull’enfasi per le sole Stem”, l’acronimo anglosassone per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica.

“Ci vuole anche la A di arte, insieme con umanesimo e storia”. E aggiunge: “Viviamo in un mondo di esseri umani, eppure sembriamo spesso vittime di una nuova invenzione o di una nuova scoperta: prima è successo con l’atomo, adesso con l’Intelligenza Artificiale. Non ci interroghiamo mai abbastanza sulle implicazioni etiche del nostro sapere e di ciò che facciamo”.



www.repubblica.it 2022-04-23 05:13:00

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