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Igiene orale: un Italiano su 3 spazzola i denti al contrario e per meno di due minuti

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Ce ne preoccupiamo soltanto quando sanguinano o si gonfiano, quindi quando ormai è in corso un’infiammazione che va spenta prima che causi danni maggiori. L’infiammazione gengivale riguarda 30 milioni di italiani adulti, ovvero la metà della popolazione, ma appena il 17% riceve la diagnosi e solo il 3% dichiara di essere stato trattato per curare la malattia.

Il risultato è un aumento dei casi di parodontite grave e con essa del rischio di perdere denti: lo sottolineano gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) in occasione della Giornata Europea delle gengive sane del 12 maggio.

Come ci laviamo i denti

Secondo una ricerca di Top Doctor il 33% non sa che bisogna spazzolare i denti in verticale e non in orizzontale, il 68% li pulisce per meno di due minuti quasi sempre pensando a tutt’altro, senza concentrarsi su cosa sta facendo. Il risultato è un aumento delle infiammazioni gengivali. “Un italiano su 3 – spiega Nicola Marco Sforza, presidente SIdP – sbaglia tecnica per spazzolare i denti che non vanno mai puliti in orizzontale, come molti fanno, ma con movimento rotatorio verticale”.

Ma quali sono gli errori più comuni da evitare? “Ce ne sono diversi”, risponde Sforza che elenca: “Spazzolare troppo forte, non lavare i denti abbastanza a lungo, non usare il filo interdentale e lo scovolino, usare dentifrici sbiancanti contenenti paste abrasive, non sciacquare la bocca con l’acqua, usare spazzolini duri o troppo morbidi”.

Come utilizzare bene lo spazzolino

Qual è allora il modo giusto per pulire i denti? “Se si usa lo spazzolino manuale, ma anche quello elettrico, oggi spesso suggerito dai dentisti e dagli igienisti – risponde Sforza – il movimento deve partire dalle gengive e passare verticalmente sul dente in modo da eliminare al meglio i residui di cibo e rimuovere la placca batterica che aderisce tenacemente nelle zone dei denti prossime alle gengive: mai al contrario, anche internamente, evitando di spazzolare con troppa forza per non creare danni sia ai denti che alle gengive”.

Per quanto tempo

Guai a lavarsi i denti in fretta e senza consapevolezza. “Per eseguire correttamente le manovre di igiene orale – precisa Sforza – è necessario passare almeno due minuti a lavarsi i denti. Purtroppo, la maggior parte delle persone ci mette molto meno e lo fa senza guardare cosa sta facendo e pensando a tutt’altro. Se non ci si concentra sulle manovre, – avverte l’esperto – è facile saltare dei punti e non spazzolare bene tutta l’arcata dentale, causando la comparsa della placca batterica, del tartaro e quindi dell’infiammazione gengivale oltre che dell’aumentato rischio di carie dentali”.

Dal dentista per motivi estetici

A preoccupare gli esperti c’è anche un altro fenomeno: da un’indagine condotta a inizio 2022 da Key-Stone in collaborazione con SIdP su circa 1800 persone emerge che gli italiani stanno finalmente tornando dal dentista, ma principalmente per motivi estetici. “Abbiamo registrato un boom degli interventi estetici, dallo sbiancamento (+24%) agli allineatori trasparenti (+130%)”, dichiara Rodolfo Gianserra, vicepresidente SIdP che aggiunge: “Ma abbiamo avuto anche l’incremento del 7% delle estrazioni dentali, rispetto al periodo pre-Covid, spesso conseguenza di infiammazione gengivale grave e non curata: solo il 17% dei pazienti riceve la diagnosi, appena il 3% viene trattato con le terapie adeguate. Le cure parodontali – osserva ancora Gianserra – sono appena il 4-5% del totale delle terapie erogate dagli studi dentistici, ma il divario fra numero di pazienti e diagnosi deve spronare tutti a porre maggiore attenzione a queste patologie per evitare le forme iniziali di parodontiti si aggravino con maggiore rischio di perdita di denti, maggiori necessità di terapia e maggiori costi determinati anche dalla necessità di sostituire i denti persi, ristabilendo funzione ed estetica”.

Allarme piorrea: attenzione a soluzioni frettolose

Un’altra conseguenza della parodontite è la piorrea, cioè la perdita totale dei denti di cui soffrono, secondo i dati del Global Burden of Disease, quasi 800 milioni di persone nel mondo. Anche in questo caso la causa va ricercata in una diagnosi tardiva: “I segni clinici della malattia – spiega Stefano Scavia, professore in Chirurgia orale e Implantologia all’Università Bicocca di Milano – sono caratteristici, eppure si fatica a individuarli perché, ad oggi, sono davvero pochi i professionisti che hanno compiuto un percorso di specializzazione adeguato alla pratica corretta e completa della parodontologia. Accade così che, spesso e volentieri, sia proprio il paziente a segnalare il problema al proprio medico, il più delle volte quando ormai la situazione è grave e cronicizzante ed altrettanto spesso è il medico stesso a fornire soluzione vaghe e per nulla risolutive”.

Come trattare la piorrea

Cosa fare allora? Il trattamento della parodontite deve sempre iniziare dalla terapia non chirurgica, impostata e sviluppata in base ai dati raccolti: “Obbligatorio – sostiene Scavia – partire da una pulizia superficiale seguita da diverse forme di analisi e misurazione della gravità della malattia parodontale, a questo segue spesso la decontaminazione dei tessuti sub-gengivali”.

Il trattamento rigenerativo si focalizza solitamente alle zone del cavo orale colpite in modo più grave. Intorno ai denti naturali consente di ricostruire osso, legamento parodontale, tessuto gengivale, seppur ancora con dei limiti. “Il 95% dei casi implantari – conclude Scavia – richiede l’associazione di una o più tecniche rigenerative, ma sono pochi i clinici in grado di rigenerare realmente i tessuti della bocca. La maggior parte dei professionisti, che si avvalgono della terapia implantare, purtroppo si limitano ad inserire gli impianti dove e quando sia ancora possibile, senza tenere conto della corretta morfologia, della funzione bio-meccanica e dell’anatomia dei tessuti di supporto. Riprodurre anatomicamente, strutturalmente e funzionalmente i tessuti del cavo orale, così come sono stati creati in natura, è invece la procedura corretta”.

Il ruolo del dentista

Lo slogan della Giornata europea delle gengive sane quest’anno è ‘Cura le tue gengive’, un monito rivolto a tutti inclusi gli odontoiatri: “Serve maggior consapevolezza da parte dei cittadini, ma anche degli stessi odontoiatri della necessità di effettuare diagnosi precoce e terapia parodontale, oggi più semplicemente, grazie alle Linee Guida europee adattate da SIdP e adottate in Italia con pubblicazione sul sito del Ministero della Salute”, conclude Sforza. “I dentisti possono fare moltissimo, usando sempre la sonda parodontale durante le visite di controllo, proprio come viene impiegato sempre lo specillo per la rilevazione della carie”.



www.repubblica.it 2022-05-12 00:01:46

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