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Tumore del polmone, lo screening può salvare 5 mila vite ogni anno

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Salvare 5 mila vite ogni anno è possibile: lo screening per il tumore del polmone può farlo. Lo dicono i dati degli studi clinici: con la tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio (Low-Dose Computed Tomography, LDCT) è possibile aumentare il numero delle diagnosi in fase precoce dall’attuale 25% fino al 60%, consentendo di trattare i pazienti con un intervento chirurgico meno invasivo e con farmaci innovativi, aumentando le probabilità di guarigione.

È per passare questo messaggio che i clinici impegnati ogni giorno nella cura dei pazienti colpiti dalla neoplasia hanno stilato il “Manifesto Italiano PolmoniAMO”, realizzato con il sostegno di AstraZeneca e presentato oggi a Milano: bisogna garantire l’accesso allo screening ai cittadini ad alto rischio – per età e per esposizione al fumo – di sviluppare il cancro del polmone, inserendolo nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), alla stregua dei programmi di screening del cancro cervicale, colorettale e mammario.

I dati sul tumore del polmone

Il carcinoma del polmone è responsabile del maggior numero di decessi oncologici in Italia, 34.000 nel 2021. Circa il 60%, pari a 20.400 morti, riguarda i forti fumatori. Nel 2020 in Italia sono state stimate circa 41.000 nuove diagnosi di cancro del polmone (27.550 uomini e 13.300 donne). In sei anni (2015-2021) il tasso di mortalità è diminuito del 15,6% negli uomini ed è aumentato del 5% nelle donne.

Preoccupanti sono i dati di sopravvivenza a 5 anni, pari al 16% negli uomini e al 23% nelle donne. Oggi, infatti, il 75-80% dei casi di carcinoma polmonare è diagnosticato in fase avanzata, con ridotte probabilità di guarigione e con costi elevati a livello individuale e sociale. Solo nel 14% dei pazienti viene posta la diagnosi in stadio IA, quando i tassi di sopravvivenza a cinque anni sono del 92%.

“Il cancro del polmone, come tutte le neoplasie, è una patologia tempo-dipendente”, spiega Giorgio Vittorio Scagliotti, Direttore della Divisione di Oncologia Medica dell’Università di Torino e coordinatore scientifico di ‘PolmoniAMO’: “Una individuazione tardiva riduce l’efficacia dei trattamenti. Lo screening consente invece di ampliare le opzioni terapeutiche”.

La Tac a basso dosaggio

La TAC a basso dosaggio è una potenziale strategia salvavita, ma ad oggi non rientra nella pratica clinica e nei programmi di prevenzione secondaria rimborsati dal servizio sanitario nazionale. Studi clinici hanno dimostrato che questo approccio riduce del 20-25% la mortalità nei forti fumatori, che si può tradurre in oltre 5.000 decessi in meno ogni anno nel nostro Paese. Si stima che la popolazione candidabile a screening polmonare con TAC a bassa dose, secondo le linee guida internazionali, sia compresa tra 600 mila e 800 mila cittadini italiani.

“Questa neoplasia finora ha ricevuto meno attenzione rispetto ad altre, anche a causa dello stigma sociale, riconducibile alla storia di tabagismo nella maggioranza dei pazienti”, continua Scagliotti. “Con il ‘Manifesto PolmoniAMO’ vogliamo promuovere un cambiamento culturale nell’opinione pubblica, nei decisori e nelle Istituzioni, sensibilizzandoli sulla necessità di implementare lo screening per questa patologia. Inoltre, vogliamo costruire un nuovo modello collaborativo, realizzando un percorso che offra strumenti e risorse per l’attivazione di programmi di prevenzione secondaria su tutto il territorio, coinvolgendo in particolare i medici di famiglia. Infine, vanno implementati i centri antifumo”.

La sperimentazione in corso

Una recente metanalisi ha analizzato gli studi randomizzati fin qui condotti per stimare i benefici e i rischi associati all’impiego della TAC a basso dosaggio nelle persone con storia di fumo, per supportare l’implementazione sistematica dello screening a livello globale.

“L’analisi di nove studi, che hanno arruolato complessivamente quasi 90.000 pazienti, ha dimostrato che l’uso della TAC a basso dosaggio si associa a una riduzione significativa della mortalità correlata al cancro del polmone dell’ordine del 20%, ad un incremento delle diagnosi in stadio precoce (I-II) e ad una riduzione di quelle avanzate, senza alcuna differenza significativa tra donne e uomini”, specifica Ugo Pastorino, Direttore della Chirurgia Toracica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano e coordinatore scientifico di ‘PolmoniAMO’.

LDCT ha dimostrato, inoltre, di soddisfare i criteri definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per lo screening, cioè attendibilità, sicurezza, accettabilità, sostenibilità e capacità di modificare il decorso della malattia, dicono gli esperti. “Se offerto alla popolazione a maggior rischio di sviluppare un cancro del polmone, sulla base dell’età e dell’esposizione tabagica, cioè agli over 55 e con una storia di fumo importante, questo strumento rappresenta una risorsa sanitaria ad alta efficienza”, continua Pastorino: “Infatti, è necessario sottoporre un numero inferiore di persone alla TAC a basso dosaggio (320) per prevenire un decesso per cancro al polmone, di quante sia necessario sottoporne ad una mammografia (646-1724) o alla sigmoidoscopia (864) per prevenire, rispettivamente, una morte per tumore del seno o del colon-retto”.

La Rete Italiana Screening Polmonare

Per realizzare questi obiettivi prefissati dal Manifesto Italiano PolmoniAMO, però, servono fondi. Con il Decreto Legge Sostegni-bis sono stati erogati 2 milioni di euro per il biennio 2021-2022 per sostenere il primo programma nazionale sperimentale di screening polmonare. Grazie al finanziamento, il Ministero della Salute e le Regioni hanno costituito la Rete Italiana Screening Polmonare (RISP).

“Si tratta del primo programma gratuito di diagnosi precoce del tumore del polmone”, spiega Pastorino: “È rivolto a persone di età compresa fra 55 e 75 anni, che consumino un pacchetto di sigarette al giorno da più di 30 anni. Possono partecipare anche i forti fumatori che hanno smesso da meno di 15 anni. Sono coinvolti 19 centri a elevata competenza clinica multidisciplinare su tutto il territorio. La TAC a basso dosaggio è lo strumento più idoneo per la diagnosi precoce: è efficace nell’individuazione di lesioni di piccole dimensioni, è di facile e rapida esecuzione (30 secondi), non è invasiva e non richiede l’utilizzo del mezzo di contrasto”.

Lo screening e le altre malattie legate al fumo

E c’è un vantaggio anche per la prevenzione di altre patologie legate al fumo, perché permette di identificare precocemente la broncopneumopatia cronico ostruttiva e le cardiopatie. La LDCT consente infatti di calcolare il grado di calcificazione delle arterie coronariche, che è direttamente proporzionale al rischio di infarto o di stenosi delle coronarie. Con lo screening per il cancro al polmone, quindi, si può ottenere anche una valutazione del rischio cardiovascolare.

I vantaggi non finiscono qui: “Il Programma RISP attivato grazie al DM 8 novembre 2021 – commenta Daniela Galeone, Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute – è finalizzato a sperimentare un intervento di prevenzione e monitoraggio del tumore del polmone con LDCT, per valutare la fattibilità di programmi personalizzati di diagnosi precoce in popolazioni ad alto rischio nel contesto italiano. Fondamentale nel Programma RISP è anche l’attività di supporto alla cessazione dal tabagismo offerta attivamente a tutti i soggetti reclutati e monitorata negli esiti”.

Ampliare gli screening per i tumori del polmone, della prostata e dello stomaco

“Entro il 2022, inoltre, la Commissione Europea presenterà una proposta per aggiornare la raccomandazione del Consiglio d’Europa sullo screening dei tumori, per garantire maggior corrispondenza con i più recenti dati scientifici”, afferma Elena Carnevali, membro della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. Si valuterà, infatti, la possibilità di applicare lo screening mirato non soltanto al carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto, ma anche a quello prostatico, polmonare e gastrico.

“Guidata dalla solidità scientifica e dall’innovazione, AstraZeneca da sempre si impegna nel rivoluzionare la cura del tumore del polmone attraverso lo sviluppo di terapie e servizi che migliorino in modo significativo il trattamento, la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti”, conclude Mirko Merletti, Vice Presidente Oncology AstraZeneca: “AstraZeneca è membro fondatore della Lung Ambition Alliance, una partnership tra organizzazioni che includono l’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC), la Guardant Health e la Global Lung Cancer Coalition (GLCC), con l’obiettivo di migliorare la condizione delle persone affette da tumore del polmone. Nell’ambito della Lung Ambition Alliance, l’impegno di AstraZeneca si concretizza in Italia in diversi progetti, tra cui il Manifesto ‘PolmoniAMO’ e la RISP”.



www.repubblica.it 2022-05-24 12:50:17

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