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Hpv: per battere i tumori del collo dell’utero (e non solo) vaccino gratis a vita e c…

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Il traguardo è il 2030. Per quell’anno l’obiettivo è eradicare tutti i tumori da virus Hpv: il tumore del collo dell’utero, il quinto per frequenza nelle donne sotto i 50 anni, ma anche gli altri correlati al virus: orofaringe, ano, pene, vulva e vagina. Come? Aumentando le coperture vaccinali contro Hpv, implementando le campagne di screening, intervenendo precocemente sulle lesioni tumorali e tenendo sotto controllo gli altri tipi di cancro correlati al virus. Sono i cardini della risposta italiana alla call dell’Oms, che nel 2018 ha definito l’eradicazione dei tumori provocati dall’HPV un obiettivo di salute pubblica da raggiungere entro il 2030, seguita dall’UE, che quello stesso obiettivo l’ha incluso nello Europe’s Beating Cancer Plan.

Verso un mondo HPV free

La strategia nazionale per un mondo HPV Free è scandita nel documento pubblicato sui Quaderni dell’Italian Journal of Public Health presentato il 31 maggio, ultimo giorno della settimana europea contro il cancro, al Ministero della Salute da Vihtali, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. “Lo studio ha un valore fondamentale per il nostro paese ed è in linea con i Piani internazionali per la lotta contro il cancro nonché con la raccomandazione N.3 della Mission Board for Cancer: sviluppare e implementare strategie e politiche sanitarie efficaci di prevenzione dei tumori”, dice Walter Ricciardi, che è presidente della Mission Board for Cancer.  

Prevenzione primaria: gratuità a vita dei vaccini

“È  necessario  – dice Giovanna Elisa Calabrò, ricercatrice in Sanità Pubblica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, co-responsabile del progetto con Rosa De Vincenzo, responsabile dell’Ambulatorio Pregio (Prevenzione giovani) del Policlinico Universitario e Chiara de Waure, professore associato in Igiene all’Università di Perugia – mantenere la gratuità a vita del vaccino per chi è rientrato nel target, attivare programmi di catch-up e offrire gratuitamente la vaccinazione anti-HPV alle donne in età fertile, implementare campagne di sensibilizzazione fruibili (app, video, post, HPV chat, ecc…) e interventi di educazione alla salute e sessualità nelle scuole, coinvolgere più figure professionali nella vaccinazione anti-Hpv (ginecologi, medici di medicina generale, igienisti e altri specialisti), aumentare le coperture vaccinali anti-Hpv negli adolescenti e recuperare i ritardi nella vaccinazione legati alla pandemia con interventi mirati e più efficaci in quelle regioni in cui l’adesione alla vaccinazione è bassa”.

Nel nostro paese la vaccinazione contro l’HPV è raccomandata per le ragazze e i ragazzi nel corso del loro 12mo anno di vita, cioè prima che diventino sessualmente attivi (l’Hpv è una infezione a trasmissione sessuale) e in questa fascia d’età è offerta gratuitamente ovunque sul territorio nazionale. In alcune regioni l’offerta è gratuita anche per chi ha più di 12 anni. La vaccinazione contro il papillomavirus protegge dal virus responsabile del carcinoma del collo dell’utero, ma anche dagli altri tipi di cancro provocati dai ceppi cattivi del microrganismo, che sono 12. Il vaccino può prevenire circa il 90% delle neoplasie provocate dall’Hpv.

Il modello anti-Covid può servire

La soglia ottimale di copertura vaccinale per HPV nelle ragazze, così come previsto dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale è del 95% nel dodicesimo anno. Ma siamo ben lontani dai quei numeri. Però i dati preliminari sulla vaccinazione anti-HPV del 2021, anticipati da Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, che li ha  presentati  il 31 maggio a Roma, indicano che ci stiamo riprendendo dopo la pandemia. “Per la corte dei ragazzi nati nel 2008, per la seconda dose nelle femmine, siamo intorno al 53,6%. Per la coorte 2009 siamo intorno al 32%. Sostanzialmente vediamo una tendenza all’aumento rispetto all’anno precedente, quando si era registrata una riduzione. Siamo soddisfatti perché non perdiamo più, tendiamo un po’ a recuperare – ha detto l’esperto – Per quanto riguarda i maschi della coorte 2008, con il ciclo completo siamo intorno al 44%, e per la corte 2009 intorno al 27%: in questo caso siamo in linea con l’anno precedente”. “Dovremmo impegnarci a un recupero maggiore”, ha aggiunto  Rezza ricordando che “durante il Covid le altre vaccinazioni hanno sofferto, in particolare, le vaccinazioni dell’adolescente”.

Minore percezione del rischio

Per sostenere questa vaccinazione “è necessario un impegno particolare anche perché la percezione del rischio è minore rispetto a quella del Covid, quindi anche la domanda di vaccino è più bassa. Applicare modelli che si sono dimostrati vincenti nella vaccinazione contro Sars-Cov-2 anche all’HPV potrebbe essere sicuramente d’aiuto. Inoltre – ha concluso – campagne d’informazione e formazione vanno bene, anche se bisogna valutarne i risultati. Infine serve rafforzare il rapporto di fiducia diretto tra operatori sanitari e target”.

Lo screening e i percorsi ad hoc

Oltre che sulla vaccinazione, per un’Italia Hpv Free è prioritario agire anche sulla prevenzione secondaria, ovvero sullo screening oncologico. In che modo lo ha spiega Chiara de Waure: “Applicare PDTA standardizzati (i PDTA sono i percorsi diagnostici terapeutici e assistenziali, ndr), dedicati alla donna positiva al test di screening, implementare strumenti di reminder (per ricordare gli appuntamenti) e tecniche di auto-prelievo, aumentare l’adesione allo screening organizzato e recuperare i ritardi nello screening legati alla pandemia, migliorare la raccolta di dati epidemiologici su indicatori di screening e favorire la raccolta di nuovi dati (per esempio, incidenza lesioni preneoplastiche)”.

Regione che vai screening che trovi

Da noi lo screening per il tumore del collo dell’utero viene proposto gratuitamente alle donne con modalità differente a seconda delle regioni. Il Pap-Test (che è un test citologico e rileva cellule eventualmente modificate) è offerto gratuitamente ogni 3 anni alle donne tra i 25 e i 30 anni, mentre l’Hpv-Dna-Test (il test che rileva la presenza del DNA virale) viene eseguito ogni 5 anni alle 30-64enni. L’HPV-Test sta diventando l’esame diagnostico di primo livello in tutte le regioni.

Interventi precoci sulle donne con lesioni

Terzo pilastro della soluzione italiana all’eliminazione del cancro del collo dell’utero è il trattamento precoce delle lesioni HPV-correlate. Tra le azioni prioritarie per Rosa De Vincenzo, c’è per esempio quella di “applicare PDTA dedicati alla donna con lesioni della cervice uterina, implementare la vaccinazione adiuvante post-trattamento – cioè vaccinare donne che hanno avuto e già curato tumori – monitorare i tempi di attesa per il trattamento delle lesioni cervicali da HPV, integrare e condividere i dati tra centri di screening di III livello e centri che fanno trattamento al di fuori, migliorare la comunicazione dei dati (per esempio attraverso piattaforme informatiche tra medici di medicina generale e specialisti), favorire una maggiore integrazione professionale e l’accesso protetto e mediato del paziente ai centri specialistici”.

Oltre l’utero c’è (tanto) di più

HPV è il responsabile dell’infezione sessualmente trasmissibile più diffusa in entrambi i sessi, circa il 90% della popolazione viene in contatto con il papillomavirus umano nel corso della vita attraverso i rapporti sessuali. Ma se tutti i tumori del collo dell’utero (99%) sono dovuti a questo virus, sono dovuti all’papillomavirus umano anche parte dei tumori di ano, vulva, vagina, pene e orofaringe. Tanto per dare un’idea: in Italia ci sono circa 1900 casi annui di tumore all’orofaringe, per gli uomini è la sede nella quale si sviluppa il 40% di tutti i tumori Hpv-correlati, e, sempre ogni anno 1200 tumori alla vulva sono riconducibili allo stesso microrganismo.

Azioni mirate sugli altri tumori correlati a Hpv

Numeri che spiegano bene perché, per gli esperti autori dello studio, sono necessarie azioni mirate anche al controllo degli altri tumori HPV-correlati.  Che, per Giovanna Elisa Calabrò, sono “implementare interventi di educazione sanitaria sui tumori HPV-correlati, includere le strategie di eliminazione del tumore della cervice uterina e dei tumori HPV-correlati nell’ambito dei documenti programmatici nazionali (per esempio il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale, il Piano Oncologico Nazionale), creare HPV Unit dedicate che coinvolgano diverse figure specialistiche esperte nelle patologie HPV-correlate, predisporre un’anagrafe di prevenzione unica, estendere la vaccinazione anti-HPV”.

L’innovazione tecnologica

Per eliminare il cancro cervicale e controllare gli altri tumori Hpv-correlati il nostro Ssn dovrà utilizzare tutti i mezzi a disposizione puntando “soprattutto sull’innovazione tecnologica a favore di interventi efficaci e best practices finalizzate ad una ulteriore riduzione, nel corso degli anni, dell’incidenza di questi tumori. Certamente hanno un grande valore le indicazioni internazionali ed europee – conclude Ricciardi – ma saranno le azioni e le politiche di ciascuno stato, oltre all’interazione e al confronto di gruppi multistakeholder, a svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell’obiettivo globale di eliminazione del cancro cervicale e di tutti gli altri tumori Hpv-correlati”.

Quanto sappiamo dell’HPV: poco

Uno studio Ipsos sponsorizzato da Msd condotto su 7111 padri e madri di figli con meno di 21 anni in Germania, Francia, Italia, Austria, Portogallo, Romania, Svezia e Slovenia tra il 28 marzo e il 7 aprile 2022 rivela che solo il  73% dei padri e delle madri europei è a conoscenza del virus dell’HPV,  il 4% in più di quanto è stato rilevato nel 2019. Ma uno su 5 non sa che il virus del papilloma umano può provocare il cancro. Inoltre, l’indagine dice che solo 1 genitore su 2 tra quelli che sono a conoscenza dell’HPV (55%) si sente davvero informato sul virus e l’Italia è il paese dove c’è maggiore consapevolezza. Il 68% dei genitori europei ammette che a seguito della pandemia, è diventato più propenso a garantire al proprio figlio una corretta protezione vaccinale per condizioni diverse dal Sars-cov-2. Il 61% afferma che proprio grazie al Covid è più informato sulle vaccinazioni.



www.repubblica.it 2022-06-01 14:53:25

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