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Al mare o in piscina (ma anche sotto la doccia) togliete le lenti a contatto

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Alzi la mano chi non rinuncia alle sue lenti a contatto neanche al mare o in piscina. Ed è stato avvertito dall’ottico o dall’oculista che è un comportamento molto rischioso. Sono infatti in aumento in Italia le infezioni da Acanthamoeba, oltre un caso al giorno. Ma veniamo ai numeri: gli italiani che portano le lenti a contatto sono circa 4 milioni, oltre la metà ha meno di 30 anni. Tutti in estate (e non solo) dovrebbero fare particolare attenzione all’igiene delle lenti e toglierle sempre per i bagni al mare o in piscina, ma anche sotto la doccia. Le lenti, specialmente se morbide, sono terreno ideale per la proliferazione dei germi e in acqua ci può essere Acanthamoeba, un patogeno responsabile di cheratiti molto gravi, più frequenti in chi porta lenti a contatto.

La metà dei casi non risponde alle terapie

Fino al 50% dei casi di cheratite da Acanthamoeba non guarisce con le terapie mediche nè risponde agli antiamebici e i pazienti sono costretti a sottoporsi a trapianto di cornea, purtroppo non sempre risolutivo. Dati italiani, presentati al congresso dell’International Society of Cornea, Stem Cells and Ocular Science (SICSSO), mostrano tuttavia che intervenire nei casi più gravi con un trapianto precoce in cui non viene sostituita tutta la cornea ma solo lo strato intermedio, ha successo nel 90% dei pazienti.

 

Eppure basterebbe poco. Secondo gli esperti prima di tuffarsi è meglio togliere le lenti a contatto, poiché l’acqua di piscine, mare, fiumi, laghi e perfino quella della doccia potrebbe essere contaminata da patogeni in grado di provocare infezioni anche gravi. In Italia si stimano oltre 400 cheratiti all’anno, in continuo aumento per la maggiore aggressività del patogeno Acanthamoeba, diffusissimo soprattutto nelle acque, e l’uso sempre più diffuso delle lenti a contatto. Purtroppo dal 12 al 50% dei casi di cheratite da Acanthamoeba non risponde alle terapie mediche e comporta la necessità di un trapianto di cornea, che non è sempre risolutivo e fallisce in oltre metà dei casi soprattutto per la tardività dell’intervento.

Una speranza, tuttavia, arriva dal trapianto di cornea lamellare anteriore, o DALK, in cui non viene impiantata la cornea a tutto spessore: i risultati di questa tecnica applicata alle cheratiti da Acanthamoeba, presentati al congresso e ottenuti nel nostro Paese, sono soddisfacenti e garantiscono un successo nel 90% dei pazienti, se l’intervento viene eseguito precocemente nei casi con un’infezione di grado più severo. L’arma migliore resta tuttavia la prevenzione, seguendo le regole di igiene nell’uso delle lenti a contatto e ricordando di toglierle ogni volta che si fa un bagno.

“In estate il ricorso alle lenti a contatto per di più aumenta, per vivere con maggiore libertà la bella stagione – spiega Vincenzo Sarnicola, presidente della SICSSO e membro del consiglio direttivo della Società Italiana Scienze Oftalmologiche (S.I.S.O.), che ha presentato i dati più aggiornati sulle cheratiti da Acanthamoeba nel nostro Paese – ma se non si rispettano alcune precauzioni essenziali si rischiano complicanze anche gravi. Purtroppo le lenti, specialmente quelle morbide e più porose favoriscono l’adesione di microrganismi che poi non sempre vengono eliminati dai liquidi di conservazione, nei quali non ci sono agenti disinfettanti così potenti. La probabilità che sulle lenti restino germi pericolosi è ancora più alta, poi, se vengono conservate in una semplice soluzione salina”.

La cattiva abitudine del bagno con le lenti

A questo si aggiunge la cattiva abitudine di fare il bagno in mare, in piscina o anche la doccia con le lenti a contatto: nell’acqua possono essere presenti patogeni che poi, a contatto con l’occhio, provocano cheratiti infettive. “La più pericolosa è quella da Acanthamoeba, un protozoo pressoché ubiquitario molto pericoloso se arriva sulla cornea – continua l’esperto – ogni estate assistiamo a un progressivo aumento di accessi ai pronto soccorso per cheratiti provocate da questo parassita, soprattutto al mare o in piscina per la sua maggiore aggressività e appunto per l’uso sempre più diffuso di lenti a contatto”.

All’inizio sintomi lievi ed evoluzione lenta

In condizioni critiche per la sua sopravvivenza Acanthamoeba si incista e così è in grado di resistere a tutto, anche ai disinfettanti; se il parassita infetta la cornea i sintomi sono inizialmente lievi, come leggero fastidio alla luce, visione un po’ offuscata, sensazione di un corpo estraneo e l’evoluzione è lenta rispetto alle cheratiti batteriche. Ciò comporta spesso un ritardo di diagnosi e di cura specifica, così il parassita ha la possibilità di infettare la cornea in profondità con coinvolgimento dei nervi corneali, provocando lesioni e forti dolori. “In Italia si stima oltre un caso al giorno: ci sono più di 400 pazienti all’anno e sono in continuo aumento – riprende Sarnicola – purtroppo le terapie mediche specifiche non riescono sempre a eradicare l’infezione che non risponde agli antiamebici, difficili anche da reperire nelle farmacie italiane. Il microrganismo non debellato ha così il tempo di penetrare nella cornea e danneggiarla al punto di richiedere un trapianto nel 12-50% dei casi, anch’esso non sempre risolutivo”.

Trapianto classico e lamellare

Il trapianto di cornea classico a tutto spessore “fallisce in oltre la metà dei casi – continua l’esperto – e nel 40% dei pazienti si sviluppa un glaucoma, malattia oculare associata all’aumento della pressione endo-oculare e alla comparsa successiva di cecità; i rigetti sono frequenti e in alcuni casi purtroppo si arriva perfino a dover enucleare l’occhio. Risultati migliori sono possibili con un trapianto di cornea lamellare anteriore, o DALK, in cui non viene sostituita tutta la cornea ma solo lo strato intermedio. I risultati presentati dimostrano che intervenire precocemente nei pazienti con infezione grave porta al successo del trapianto nel 90% dei casi rispetto al 44% degli interventi più tardivi, oltre i 5 mesi e mezzo dall’infezione”.

La migliore terapia? La prevenzione

La migliore terapia resta la prevenzione. “Purtroppo di rado viene detto ai portatori di lenti a contatto che i dispositivi devono essere tolti quando si fa il bagno – conclude l’esperto – invece si tratta di una semplice regola che può realmente fare la differenza, scongiurando cheratiti con conseguenze che possono essere devastanti”.



www.repubblica.it 2022-06-30 10:00:00

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