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Miocardite e pericardite dopo vaccino Covid nei giovani, come limitare i rischi

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Rischio. E beneficio. Si gioca su queste due parole, sul rapporto tra vantaggi e svantaggi, la scelta della vaccinazione per Sars-CoV-2 con vaccini a Rna-messaggero in giovani e bambini. Un rapporto che è a vantaggio della profilassi vaccinale.

Ora, ad aggiungere un importante tassello alle conoscenze su un tema così complesso e in costante aggiornamento come la possibile insorgenza di miocarditi e pericarditi in questa fascia d’età, in seguito a infezione da Covid-19 e dopo vaccinazione, arriva una ricerca canadese che porta numeri (e considerazioni) davvero importanti.

Lo studio prende in esame oltre 8000 casi segnalati in 46 diversi rapporti di studiosi canadesi e, oltre a confermare la sostanziale rarità dei casi di infiammazione del miocardio e del pericardio dopo vaccinazione, riporta una serie di indicazioni che possono aiutare a limitare ancora i rischi. che sono comunque inferiori a quelli legati all’infezione naturale.

L’indagine è pubblicata sul British Medical Journal ed è stata coordinata da Lisa Hartling, dell’Università dell’Alberta ad Edmonton.

Chi rischia di più e quando

L’analisi dei dati comporta segnala due osservazioni principali. I casi di miocardite e pericardite sono più alti tra i giovani maschi, subito dopo una seconda dose di vaccino a mRna. Inoltre, a fronte di quadri cardiaci sostanzialmente lievi nella stragrande maggioranza dei casi, si sottolinea come il rischio di miocardite o pericardite potrebbe calare allungando ad almeno un mese l’intervallo tra prima e seconda dose.

In particolare, i risultati mostrano che i tassi di miocardite dopo i vaccini con mRNA erano più alti negli adolescenti maschi e nei giovani adulti maschi (50-139 casi per milione tra i 12-17 anni e 28-147 casi per milione tra i 18-29 anni).

Per ragazze e ragazzi di età compresa tra 5 e 11 anni e femmine di età compresa tra 18 e 29 anni, i tassi di miocardite dopo la vaccinazione con vaccino Pfizer in particolare potrebbero risultare inferiori a 20 casi per milione. Ancora: per le persone di età compresa tra 18 e 29 anni, la miocardite è probabilmente più alta dopo la vaccinazione con Moderna che con Pfizer e per i soggetti di età compresa tra 12 e 39 anni, i tassi di miocarditi o pericarditi potrebbero essere inferiori quando la seconda dose viene somministrata più di 30 giorni dopo la prima dose.

I dati specifici per i maschi di età compresa tra 18 e 29 anni indicano che l’intervallo tra le somministrazioni potrebbe dover aumentare addirittura a più di 56 giorni per ridurre sostanzialmente i tassi di queste condizioni. Insomma: per limitare i rischi, meglio distanziare le somministrazioni vaccinali.

“Questa informazione può essere molto utile, nell’ottica di procrastinare la seconda dose: siamo costantemente aggiornati in base alle evidenze scientifiche per aggiornare le schedule vaccinali in questa fascia d’età – commenta Giancarlo Icardi, direttore del dipartimento di Igiene dell’Università di Genova. Va comunque detto che queste indicazioni potranno essere utili soprattutto per eventuali booster che venissero proposti in futuro, visto che ormai sono davvero pochi i soggetti tra i 18 e i 29 anni che debbono ricevere la seconda dose. E non bisogna dimenticare che già oggi per la cinetica anticorpale, i booster vengono proposti dopo 120 giorni dal richiamo precedente o da un’infezione naturale”.

Bisogna seguire la situazione

Nel loro lavoro, gli studiosi canadesi non mancano di proporre alcuni interrogativi cui occorre ancora fornire una risposta definitiva, rilevando una volta di più la complessità di una tematica che presenta ancora incertezze. Ad esempio, a fronte di quadri di miocardite post-vaccinazione nei bambini sostanzialmente leggeri e che tendono a ridursi da soli, è fondamentale continuare l’osservazione nel tempo per definire una prognosi a lungo termine del quadro cardiaco. Gli autori segnalano infatti l’importanza di “una sorveglianza continua della miocardite dopo i vaccini a mRna, specialmente in età più giovane, dopo la terza dose (ed eventuali le dosi successive) e nei casi precedenti per supportare il processo decisionale continuo per eventuali booster vaccinali per Covid-19”.

In poche parole, nei casi in cui si siano osservate infiammazioni cardiache, bisogna controllare il quadro, anche con follow-up a lungo termine. L’obiettivo deve essere svelare i meccanismi ancora ignoti che stanno dietro il potenziale rischio di miocarditi e pericarditi post-vaccinazione.

“In questo senso in Italia esiste già la “vigilanza” vaccinale, anche oltre il vaccino per Sars-CoV-2 – fa sapere Icardi. Si tratta comunque di un processo che richiede la segnalazione da parte della persona. Per miocarditi e pericarditi è importante che il medico entri nel percorso di controllo, come del resto viene indicato con i moduli che sono consegnati e che avvertono su eventuali sintomi da monitorare e riferire al curante nel periodo successivo alla somministrazione del vaccino, per stabilire poi un percorso di monitoraggio per chi ha reazioni come miocarditi o pericarditi”.

L’identikit di pericardite e miocardite

L’infiammazione della membrana che protegge il cuore, la pericardite, può portare il cuore a non lavorare correttamente perché è come se si trovasse schiacciato in una morsa che permette al muscolo di espandersi. Così possono comparire il dolore, le alterazioni del ritmo cardiaco con l’aumento dei battiti, una sensazione di malessere.

Pochi esami sono poi sufficienti per chiarire il quadro, che nella sua forma essudativa tipica dell’infezione virale viene trattato quasi sempre con successo con trattamenti sintomatici. La forma costrittiva appare invece più rara e può essere legata a condizioni specifiche, come un’infezione di tipo tubercolare o essere tra le conseguenze di un’operazione sul cuore.

Lo specialista cardiologo, caso per caso, può studiare il trattamento più indicato che comunque dipende dalle cause che hanno provocato il quadro: se è in gioco un’infezione virale occorre soprattutto contrastare i sintomi riducendo infiammazione e dolore.

La miocardite è invece legata all’infiammazione acuta delle cellule del miocardio, che è appunto il tessuto muscolare cardiaco. Si manifesta con sintomi che vanno dalle palpitazioni con aumento della frequenza dei battiti cardiaci fino a senso di oppressione al torace, ma in qualche caso sono presenti febbre e tosse che non si spiega. Va detto che anche per questo quadro la causa virale è spesso importante, tanto che, in epoca precedente a Covid-19, la miocardite era spesso conseguenza di un’infezione influenzale.



www.repubblica.it 2022-07-14 05:35:17

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