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Un buon libro contro l’ansia dei ragazzi: che cos’è la biblioterapia

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La lettura fa parte di qualunque percorso scolastico, ma può essere anche qualcosa di più. Può diventare biblioterapia, un’opportunità formativa che favorisce la crescita personale e la gestione di problemi emotivi o relazionali, oltre ad essere strumento d’integrazione di ragazzi con abilità o competenze linguistiche diverse. Tema al centro di un convegno dedicato appunto alla biblioterapia a scuola, promosso a Roma dal Centro per il libro e la lettura CEPELL in  collaborazione  con l’Università degli Studi di Verona.

Migliora le relazioni nel gruppo classe

“Si è parlato di come il libro possa rappresentare uno strumento di benessere e inclusione e, in questo senso, essere d’aiuto agli insegnanti per gestire le dinamiche relazionali del gruppo classe e fronteggiare più consapevolmente problemi che spesso emergono come bullismo, xenofobia, disturbi alimentari”, spiega Maria Greco, docente e responsabile scuola del CEPELL. “Questo incontro è stato il primo appuntamento di un percorso formativo per docenti delle scuole di ogni ordine e grado, messo a punto dal settore scuola del Centro per il libro e la lettura e dall’Università di Verona, che partirà in autunno e si concluderà a dicembre”.

Nella scuola dell’infanzia e nelle secondarie

Un percorso che vale per tutte le scuole e le materie: “La biblioterapia non è riservata ai docenti di lettere e può essere utilizzata, in modalità diverse, dalla scuola dell’infanzia alle secondarie di secondo grado”, spiega Greco. ” Ricordando che non stiamo parlando di un semplice gruppo di lettura ma di un lavoro che punta su obiettivi in primis pedagogici, che possono poi avere una ricaduta anche sulla didattica”. Da raggiungere scegliendo libri adeguati, che spaziano dalla poesia alla filosofia alla narrativa.

Una terapia nata negli Usa

“La lettura è utilizzata da sempre per prendersi cura delle sofferenze umane, mentre la biblioterapia nasce negli Usa ai primi del ‘900 come lettura scelta e guidata finalizzata a un obiettivo terapeutico”, precisa Rosa Mininno, psicologa e psicoterapeuta presidente della Scuola Italiana di Biblioterapia (www.biblioterapia.it). “E può svilupparsi in vari contesti: dalla psicoterapia – integrandola nel processo terapeutico per trattare disturbi di ansia e depressione e in qualche caso anche psicosi – ma anche come strumento di autoaiuto e educazione alla creatività in ambito pedagogico e formativo “.

I disturbi dell’apprendimento

Senza dimenticare il lavoro sull’inclusione, “ampliando gli strumenti per coinvolgere anche gli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento come la dislessia “, spiega Paolino Gianturco dell’Associazione Italiana Dislessia. Si tratta di individuare strade alternative attraverso l’uso di tecnologie come gli audiolibri per rendere accessibile la lettura a studenti con questa forma di neurodiversità che crea problemi nella lettura, ma non modifica in alcun modo le capacità di apprendimento: “Evitando però di riservare strumenti specifici alle persone con dislessia, a rischio di farle sentire diverse”, osserva Gianturco. “E’ importante alternare i diversi strumenti per tutta la classe, ricordando che gli audiolibri sono comunque preziosi per sviluppare una competenza importante come l’abitudine all’ascolto e all’attenzione “.

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La creatività

Ci sono studi che mostrano come soprattutto la narrativa letteraria stimoli il pensiero creativo, e aiuti a sviluppare l’empatia portando i lettori a immedesimarsi nei personaggi: “Soprattutto la letteratura permette di insegnare il problem solving analizzando gli ostacoli e le risorse disponibili”, spiega Mininno. E aiuta gli studenti a capire che altri hanno vissuto esperienze ed emozioni simili alle loro: “In questo modo si possono far sentire meno soli”, aggiunge Greco, “e aiutarli a pianificare una soluzione alleggerendo la pressione e promuovendo l’accettazione di sé”. Un lavoro da pianificare con cura, “partendo da un’analisi dei bisogni di ogni classe e definendo obiettivi e tempistiche per poi valutare i risultati”, prosegue Mininno, “lavorando su temi diversi e in forme diverse, dalla lettura silenziosa a quella ad alta voce che abitua all’ascolto attento, fino alla produzione di riflessioni scritte a commento di questo letto”.

Promuove il benessere

“La biblioterapia è un intervento che ha molte valenze, relazionali, supportive, di promozione del benessere – spiega la psichiatra Michela Nosè dell’Università di Verona – per questo è importante definire evidenze scientifiche per modelli standardizzati che permettano di valutarne l’efficacia. Le iniziative spontanee sono meritorie, ma in un momento di difficoltà anche economica è importante fare uno sforzo per massimizzare l’efficacia degli interventi”.

Per combattere l’ansia

E dalla ricerca arrivano conferme interessanti: “Abbiamo studi che confermano l’efficacia della biblioterapia sia in termini preventivi che terapeutici, per esempio sui sintomi ansioso-depressivi ma anche, in generale, sul benessere globale: la lettura migliora le capacità di attenzione e può insegnare a evitare comportamenti scorretti”, spiega Nosè. Tra le conferme più interessanti, uno studio, sull’efficacia di un intervento realizzato dall’Oms, il progetto REDEFINE, basato su un libretto realizzato in diverse lingue, da utilizzare col supporto di un facilitatore formato per la prevenzione dei disturbi psichiatrici in una popolazione sottoposta a un forte stress come quella dei migranti.

“L’importante”, conclude Mininno “è garantire percorsi formativi che integrino nel rispetto dei vari ruoli competenze diverse, da quelle sanitarie a quelle legate al mondo della scuola fino alle famiglie e ai gruppi di autoaiuto”.



www.repubblica.it 2022-07-16 05:09:56

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