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«Vaccini per ogni età: così si vivrà di più e in buona salute»

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In tempi non sospetti, quando di virus e batteri parlavano in pochi, negli anni precedenti la pandemia, Rino Rappuoli, chief scientist di GlaxoSmithKline e tra i più stimati esperti di vaccini al mondo, cui già allora si dovevano, tra gli altri, il vaccino contro la meningite pneumococcica di tipo B e quello contro la pertosse, aveva un’idea chiara del futuro: i vaccini sarebbero cambiati, e si sarebbero trasformati da strumenti di una profilassi quasi esclusivamente infantile a uno spettro di prodotti diversi a seconda della fascia di età. Perché se da una parte le campagne vaccinali infantili hanno avuto successo, e hanno consentito ai bambini di buona parte del mondo di superare pericolose infezioni un tempo mortali, dall’altra gli adulti sono minacciati sempre più spesso da batteri resistenti agli antibiotici (nei casi peggiori a tutti gli antibiotici), e gli anziani (che oggi raggiungono età un tempo considerate eccezionali) da malattie di vario tipo, spesso virali, che il loro sistema immunitario indebolito non riesce più a contrastare efficacemente. Ancora oggi Rappuoli, che continua a mettere a punto nuovi vaccini, ne è convinto, e illustra al Sole 24 ore le novità più interessanti su entrambi i fronti.

Infezioni resistenti agli antibiotici

Nonostante i ripetuti appelli degli ultimi anni di tutte le autorità sanitarie mondiali per un utilizzo più razionale degli antibiotici, la battaglia sembra quasi persa, almeno in alcuni casi: le molecole che hanno cambiato la storia dell’umanità, allungando la vita media di decenni in brevissimo tempo, sono armi in gran parte spuntate. E questo causa, solo in Italia, 30.000 morti all’anno, mentre nuove resistenze emergono di continuo, segnalate nei più diversi paesi del mondo. Come prevenire infezioni batteriche che sono sempre più pericolose? Rappuoli non ha dubbi: “L’unica strategia che può evitare lo scoppio di nuove epidemie o pandemie è quella vaccinale. Se una persona è immunizzata, non ha bisogno di assumere antibiotici e non contribuisce quindi a selezionare ceppi resistenti. Per questo in GSK stiamo studiando vaccini contro alcune delle infezioni batteriche che più preoccupano, per la tendenza a generare resistenza, come quelle da Pseudomonas aeruginosa, da Klebsielle, da Clostridium difficile, da Staphilococcus aureus e altre ancora”. Uno dei vaccini più avanti negli studi, quello contro le salmonelle che causano il tifo, sempre più spesso resistenti ai farmaci, spiega ancora l’esperto, è al momento in sperimentazione in Nepal, dove GSK Global Health sta vaccinando i bambini fino ai 10 anni di età.

I vaccini per gli anziani

Uno dei casi più emblematici della necessità di vaccini studiati per età diverse è quello contro l’herpes zoster, l’agente responsabile della varicella che, passata la fase acuta, si annida nelle terminazioni nervose, pronto a riattivarsi quando il sistema immunitario si indebolisce per l’età, e a causare il dolorosissimo e poco contrastabile fuoco di sant’Antonio, che colpisce una persona su tre dopo i sessant’anni. Oggi però esiste un vaccino, oggetto di una campagna di informazione proprio in queste settimane. “Questo vaccino” spiega Rappuoli “, rinforzato con adiuvanti molti efficaci, è straordinariamente potente, e assicura una copertura del 90% dai sintomi più gravi anche in persone di 90 anni, per almeno dieci anni dal momento dell’iniezione. E’ dunque più che consigliato dopo i 60 anni, mentre tra i giovani la malattia è molto meno presente”.
Finora, sottolinea ancora l’esperto, per gli anziani c’era quasi solo la vaccinazione antinfluenzale, ma le patologie che colpiscono molto più spesso le fasce di età più avanzate rispetto ai più giovani sono numerose, e pericolose. GSK ha sviluppato anche un ulteriore vaccino efficace per gli over 60: quello contro il virus respiratorio sinciziale, un altro dei grandi patogeni che flagellano gli anziani, che ha terminato le fase III della sperimentazione e dovrebbe essere disponibile entro un anno.

La necessità di una nuova organizzazione

Ma così come è cambiata l’idea stressa alla base della ricerca di un nuovo vaccino – non più un unico prodotto per tutti i bambini, ma molti, diversificati a seconda dell’età – ciò che deve assolutamente cambiare, e lo sta facendo a fatica e con un’eccessiva lentezza, è l’organizzazione delle campagne vaccinali. Ancora Rappuoli: “Per ogni immunizzazione si fissano obbiettivi di copertura ideale, ma le vaccinazioni più recenti per gli anziani stanno riscontrando più difficoltà del previsto. Per esempio, quello contro la polmonite dovrebbe arrivare al 78%, ma è fermo al 23, quello contro appunto l’herpes zoster al 50%, ma è inchiodato all’1%, e la stessa vaccinazione antinfluenzale di solito non supera il 25% della popolazione target. E’ indispensabile pensare a nuove strutture, oggi inesistenti, simili a quelle istituite a suo tempo per l’infanzia, che riescano a raggiungere gli anziani per tutte le somministrazioni necessarie”.



www.ilsole24ore.com 2022-07-19 19:55:21

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