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Vaiolo delle scimmie, a Parigi primo caso di contagio da uomo a cane

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Monkeypox, il virus responsabile della malattia nota come vaiolo delle scimmie, può essere trasmesso dagli uomini ai cani. La notizia è in un articolo su Lancet, in cui è stato evidenziato per la prima volta il passaggio del virus verso un animale domestico residente nella stessa abitazione di una persona infetta. Una novità assoluta, dal momento che finora soltanto alcuni animali selvatici (roditori e primati non umani) sono stati riconosciuti come possibili portatori del virus. Oltre che la conferma delle modalità di trasmissione di Monkeypox. Se da un lato è vero che i casi finora descritti sono esposti perlopiù a contagi attraverso rapporti sessuali, è più corretto definire come principale modalità di trasmissione un contatto stretto con lesioni, fluidi corporei e goccioline di saliva infette. 

A Parigi registrato il primo caso di contagio di un animale domestico

A registrare il primo caso di contagio in un cane sono stati gli specialisti dell’ospedale Pitié-Salpetriere di Parigi, chiamati a prendersi cura di due uomini con sintomi in grado di far sospettare una diagnosi di vaiolo delle scimmie. I due pazienti, di 44 e 27 anni, convivevano. E avevano tra loro rapporti sessuali, seppur non esclusivi. Una volta giunti in ospedale, presentavano i segni tipici dell’infezione: ovvero ulcere nella zona perianale, accompagnate dalla comparsa di pustole in altre parti del corpo. A seguire – dopo quattro giorni – astenia, febbre e mal di testa. La conferma della diagnosi di vaiolo delle scimmie è stata ottenuta dall’esame dei tamponi prelevati a livello dell’ano, della mucosa olfattiva e di quella orale.

Dopo due settimane colpito anche il cane

Fin qui, nulla di nuovo. I due casi sono divenuti però di maggiore interesse quasi due settimane più tardi. Nel momento in cui anche sul corpo del cane che viveva con i due uomini sono comparse pustole e ulcerazioni compatibili con l’infezione da Monkeypox. Ipotesi subito confermata dalla ricerca del DNA virale sui tamponi ottenuti dall’ano e dalla cavità orale. Pochi dubbi anche sull’origine del contagio, dal momento che la forma del virus riscontrata nell’animale è risultata la stessa dei due pazienti, oltre che quella responsabile degli oltre 1.700 casi di infezione registrati in Francia negli ultimi quattro mesi.

Isolare o no gli animali di chi è positivo?

Sono stati gli uomini a dichiarare di aver dormito con il loro levriero italiano, di quattro anni. Da qui l’elevata probabilità di essere di fronte “al primo caso di trasmissione del vaiolo delle scimmie da un uomo a un cane”, per dirla con i ricercatori, coordinati dall’infettivologo Romain Palich. L’animale non avrebbe contagiato altri esemplari di cani né persone. I due pazienti hanno infatti ammesso di aver comunque limitato i contatti del loro animale con altri soggetti, una volta accertatisi del (loro) contagio. Ma date le lesioni riscontrate nel levriero, “ipotizziamo di essere di fronte a una vera malattia canina e non a un semplice trasporto del virus da parte di questi animali”, aggiungono gli autori del lavoro. “Occorre valutare la necessità di isolare gli animali domestici dagli individui positivi al virus responsabile del vaiolo delle scimmie”.

Una zoonosi che possono trasmettere soprattutto roditori e primati

Il numero di specie animali che possono essere contagiate dal vaiolo delle scimmie non è ancora chiaro. Fino a questo momento, nei Paesi endemici all’infezione il virus è stato riscontrato soltanto in alcune categorie di animali selvatici: roditori e primati non umani. Negli Stati Uniti sono stati riportati casi di contagio tra i cani della prateria, mammiferi appartenenti all’ordine dei roditori. Mentre in Europa è stato segnalato il contagio di alcuni primati tenuti in cattività a partire da animali infetti d’importazione. Mai, prima di questa volta, era stato invece segnalato il contagio tra animali domestici. Ipotesi che rimane ancora da confermare. Ma che sulla base di questo studio, adesso, è tutt’altro che da escludere.



www.repubblica.it 2022-08-22 12:44:18

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