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Tumore al polmone, l’immunoterapia migliora la sopravvivenza a lungo termine

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Con un tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi del solo 10%, il tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc) metastatico rimane saldamente in testa alla triste classifica dei big killer dei nostri tempi. Eppure la ricerca in oncologia sta facendo importanti progressi. A Esmo 2022, il congresso della European Society of medical oncology che si sta svolgendo a Parigi, sono stati presentati i risultati di due studi di fase III (KEYNOTE-189 e KEYNOTE-407) che attestano i buoni risultati della terapia con l’immunoterapico pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia: la sopravvivenza a lungo termine migliora. Un segnale concreto, che si auspica apra una nuova stagione nelle terapie per una delle neoplasie più difficili da trattare.

L’immunoterapia raddoppia la sopravvivenza globale mediana

Nei pazienti con Nsclc metastatico non squamoso, lo studio KEYNOTE-189 ha testato gli effetti della terapia con pembrolizumab in combinazione con pemetrexed e chemioterapia a base di platino, mostrando un tasso di sopravvivenza globale (Os) a cinque anni del 19,4%, mentre con la sola chemioterapia la Os raggiunge appena l’11,3%. Ciò significa che la sopravvivenza globale mediana a cinque anni raddoppia: passa da 10,6 mesi con la sola chemioterapia a 22 mesi con immunoterapia e chemioterapia in prima linea. “Questi risultati mostrano miglioramenti significativi nella sopravvivenza a cinque anni dei pazienti trattati con pembrolizumab più chemioterapia”, conferma Marina Garassino della University of Chicago, che ha condotto lo studio KEYNOTE-189. “Confermano il ruolo importante di questi regimi a base di pembrolizumab come standard di cura nel tumore del polmone non a piccole cellule metastatico”.

I benefici per i pazienti con Nsclc metastatico squamoso

Vantaggi simili anche per i pazienti con Nsclc metastatico squamoso. I risultati dello studio KEYNOTE-407 hanno mostrato un tasso di sopravvivenza globale a cinque anni del 18,4% con pembrolizumab più carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel rispetto al 9,7% con la sola chemioterapia. Il rischio di morte con il trattamento combinato si riduce del 29% e la sopravvivenza globale mediana passa da 11,6 mesi con la sola chemioterapia a 17,2 mesi. “Il trattamento immunochemioterapico si conferma un caposaldo della terapia di prima linea del carcinoma polmonare”, commenta Silvia Novello dell’Università degli Studi di Torino e responsabile dell’oncologia polmonare all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano. “Nello studio KEYNOTE-407 pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale a cinque anni, raddoppiandola rispetto alla sola chemioterapia, con un’importante riduzione del rischio di morte”.



www.repubblica.it 2022-09-11 10:12:21

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