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Polly, ecco il robot che consegna i farmaci nei reparti dell’ospedale

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Quando si arriva allo Sheba Medical Center, a Ramat Gan, qualche chilometro fuori da Tel Aviv, l’impressione è quella di varcare le soglie di una città. Qui, raccontano, transitano qualcosa come ventimila auto al giorno, in quello che è il più grande ospedale di tutto il Medio Oriente. Muoversi è tutt’altro che semplice, o meglio, richiede tempo. Da qualche mese però c’è qualcuno che lo fa al posto di medici, infermieri e operatori sanitari, o personale addetto alla logistica, più velocemente e a costo ridotto.

È Polly, un robot del tutto autonomo, sviluppato per muoversi da solo da una parte all’altra dell’ospedale. Può farlo dentro e fuori gli edifici, localizza e prende gli ascensori, apre porte e cancelli, si muove tra le persone e serve soprattutto per il trasporto di farmaci.

Al suo interno, infatti, Polly alloggia un frigorifero: si apre con i badge di medici e infermieri autorizzati che vi interagiscono tramite un display, carica il necessario e lo trasporta lì dove serve. Non è certo il primo della categoria: di robot negli ospedali che trasportano cose (dispositivi, farmaci o pasti) si parla già da un po’, e Polly vanta dunque colleghi più anziani, come Tug, o Hospi, solo per citarne alcuni e robot simili sono stati messi in campo in Cina agli inizi della pandemia. Ma Polly, a detta dei suoi ideatori, presenta alcuni vantaggi.

“Siamo probabilmente gli unici a oggi capaci di garantire una possibilità di movimento sia in ambienti indoor che outdoor – spiega a Salute Amir Nardimor, a capo della Seamless Vision, l’azienda israeliana che lo produce – la tecnologia dietro il nostro robot è stata inizialmente sviluppata per guidare ipovedenti e non vedenti nelle aree urbane e abbiamo poi perfezionato il sistema per consentire una navigazione sicura e senza interruzione in ambienti ad alta intensità umana”.

Così che oggi Polly, grazie a questo e alla possibilità di dialogare con il sistema di ascensori così come di aprire porte controllate con tecnologia RFID, riesce a muoversi in ambienti complessi e dinamici, in qualsiasi momento, assicura Nardimor. A oggi c’è un solo Polly operativo presso lo Sheba Medical Center, ma entro l’anno saranno tre, e altri se ne aggiungeranno in futuro, fino a raggiungere quota trenta.

Come sistema di delivery le possibilità di utilizzo sono molteplici. Se inizialmente infatti è stato pensato per il trasporto di farmaci chemioterapici dalla farmacia dell’ospedale al centro di oncologia, non ci sono motivi per non immaginare usi diversi a seconda delle esigenze.

Può trasportare fino a 100 kg di carico, e potrebbe in futuro alloggiare sezioni diverse per carichi e consegne multiple durante la giornata. L’idea infatti è di sfruttarlo 24 ore su 24, e a batteria finita (dura dalle 8 alle 10 ore) basta cambiarla con una nuova, senza bisogno di pit stop per ricaricarsi, continua Nardimor.

“Polly è completamente autonomo e non ha bisogno di alcun intervento umano per pianificare ed eseguire consegne”. In Israele ma anche altrove: trattative sono infatti in corso per esportare la tecnologia anche negli ospedali di Stati Uniti, Singapore e Regno Unito, confida Nardimor.



www.repubblica.it 2022-09-29 12:35:11

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