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Dalla Ragione: “Boom di casi di anoressia e bulimia ma i centri per la terapia sono d…

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Vite in ‘ostaggio’ del peso e della bilancia. C’è chi si abbuffa fino a vomitare e chi rifiuta il cibo o lo nasconde. L’alimentazione diventa ossessione per paura degli altri, del mondo e di una realtà che non si può controllare. “Con la pandemia i disturbi del comportamento alimentare sono esplosi, aumentando del 30%, colpendo ragazzi di età sempre minore. Nel 90% dei casi di sesso femminile, ma i centri a cui chiedere aiuto sul territorio sono carenti e in affanno”, spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, direttore della Rete disturbi comportamento alimentare Usl Umbria 1 e docente aCampus Biomedico di Roma.

Parliamo di un’emergenza per molti ragazzi e ragazze. Dalla Ragione, ha fondato la Rete per i disturbi del comportamento alimentare della USL 1 dell’Umbria ed è fra i cinque vincitori della seconda edizione del ‘Premio De Sanctis per la Salute Sociale’.

Professoressa Dalla Ragione i dati sono preoccupanti?
“Con la pandemia i casi da curare sono cresciuti del 30% e sono destinati a crescere. Oggi incontriamo pazienti che ci raccontano di essersi ammalati nel 2020. In questo momento la fascia colpita si è molto allargata, con esordi precoci di bambini di 8-9 anni e persone adulte di 40 -50 anni che si ammalano per la prima volta. In un certo senso si tratta di forme nuove di depressione che possono colpire tutti , indistintamente dal livello sociale e culturale”.

Aumentano i pazienti, ma ci sono abbastanza centri per curarsi?
“Sono diminuiti. erano 164 prima del Covid e oggi sno 115 perché molte strutture sono state chiuse. Un problema grave perché gli accessi al pronto soccorso sono aumentati del 30%. C’è chi ha problemi perché si alimenta troppo, chi è completamente denutrito e chi tenta di togliersi la vita. Servono cure specializzate con équipe multidisciplinari che seguano il paziente. Accanto allo psichiatra, deve essere presente uno psicoterapeuta, un nutrizionista e un endocrinologo. Per fortuna, è stato stanziato un fondo presso il Ministero della Salute per il contrasto dei Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, con dotazione di 25milioni di euro, ripartiti in due anni 2022 e 2023. Verranno utilizzati, in collaborazione con le associazioni delle famiglie, per creare una rete di ambulatori soprattutto nelle Regioni che non hanno strutture”.

Lei si occupa di Dca da diversi anni. Che cos’è cambiato?
“Oggi anche i maschi si ammalano mentre fino a dieci anni fa erano indenni, ora nella fascia adolescenziale sono il 20 %, probabilmente tra 10 anni non sarà più un disturbo di genere. Tra il 2020 e il 2021 gli accessi alle strutture di cura territoriali e ospedaliere  dei ragazzi è aumentato di 4 volte. Il motivo di questo interessamento del mondo maschile è collegato al cambiamento del rapporto con il corpo dei ragazzi, anche per loro il corpo è diventato motivo di disagio”.

I ragazzini riescono a farsi aiutare?
“In genere per i maschi è più difficile venire allo scoperto e farsi aiutare, perché queste sono considerate malattie femminili. In molti soffrono di vigoressia, una forma di dismorfofobia, contraddistinta dalla continua ossessione per il tono muscolare e l’allenamento. Spesso il disturbo alimentare si accompagna a ritiro sociale, diventano ‘hikikomori’, termine giapponese che significa “stare in disparte”. Si decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, alle volte anni”.

Si è parlato molto di comunicazione sbagliata soprattutto on line.
“Chi è ammalato spesso non è consapevole di avere un problema perché la comunicazione, in generale, tende a normalizzare la magrezza estrema, che diventa un modello diffuso e vincente, accettato, appunto, come normale e che purtroppo è il parametro in base al quale i ragazzini vengono giudicati”.



www.repubblica.it 2022-10-04 14:48:09

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