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mySoli, con la digital healthcare gli anziani nelle Rsa non sono mai soli

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Sempre più anziani e meno autosufficienti tanto che il 34% ha bisogno di aiuto anche per mangiare. Sono gli anziani che vivono nelle Rsa, le Residenze sanitarie assistite. Secondo l’analisi condotta dall’Osservatorio Rsa dell’Università Cattaneo di Castellanza (Varese), l’Italia conta 19 posti letto ogni 1000 abitanti: una cifra di gran lunga inferiore alla media dei Paesi Ocse (47 ogni mille). In queste strutture ci sono i nostri nonni e genitori di cui non riusciamo più a prenderci cura e che spesso vivono male il fatto di dover lasciare la loro casa. Un senso di abbandono e di solitudine enorme che pesa anche sui familiari che fanno questa scelta talvolta vissuta con enormi sensi di colpa. E le visite settimanali o le telefonate non sempre bastano a colmare il vuoto della solitudine. Una questione sociale che è diventata tristemente familiare durante il Covid-19 a causa del numero elevato di decessi proprio all’interno delle Rsa. Ma proprio dall’esperienza della pandemia è nata un’idea che potrebbe accorciare le distanze tra gli anziani e le loro famiglie.

Una scelta che ‘brucia’

L’impatto emotivo che subisce l’anziano quando viene ricoverato in una struttura sanitaria residenziale è molto forte e spesso sottovalutato. “L’impatto è ancora più profondo se il ricovero non è frutto di un percorso partecipato che coinvolge la persona anziana nella scelta di trasferirsi in tale tipo di struttura, bensì il risultato di decisioni prese da altri”, spiega Giovanni Lamura, Senior Gerontologo dell’IRCCS Inrca, Istituto nazionale di Riposo e Cura per gli anziani. “È evidente che più le capacità cognitive della persona anziana sono intatte, più tale scelta ‘brucerà’ per chi la subisce, con un impatto che potrebbe diventare, oltre che emotivo, anche cognitivo e persino fisico”.

I danni della pandemia

La qualità delle cure prestate all’interno della struttura di ricovero può ridurre questo impatto. “Le prestazioni di psicologi, neurologi e fisioterapisti possono intervenire per tenere conto anche del percorso che segue l’anziano a partire dal suo inserimento in struttura, ma in Italia la presenza di tali supporti è certamente insufficiente alle necessità, tranne qualche eccezione riservata alle strutture private che si rivolgono ad un target di utenti più abbienti”, prosegue Lamura. E poi ci sono i danni della pandemia: “Il Covid ha reso tutto ciò molto più complicato, per le restrizioni imposte al fine di contenere l’espansione del virus, che hanno in genere comportato anche una riduzione dei contatti con l’esterno, contribuendo ad un maggiore isolamento dell’anziano ricoverato rispetto al mondo esterno”, fa notare Lamura.

Il senso di colpa dei familiari

Anche la famiglia dell’anziano che viene ricoverato paga un prezzo. “Per i famigliari l’esperienza del ricovero in residenza di un anziano si associa spesso all’insorgere di un senso di colpa, seppur in parte bilanciato dal sollievo che tale ricovero comporta per i famigliari maggiormente impegnati nello svolgimento delle attività assistenziali quotidiane. Questo rapporto risente in particolare delle modalità di gestione della fase terminale dell’esistenza del famigliare anziano ricoverato, che se non ben gestite possono portare anche a ripercussioni rilevanti rispetto alla gestione del lutto quanto questi viene a mancare”.

Anziani fragili-famiglie-Rsa: un triage difficile

L’equilibrio anziani fragili-famiglie-Rsa è un triage difficile: come funziona attualmente la comunicazione tra loro? “La comunicazione tra questi soggetti è stata profondamente modificata dalla pandemia da Covid-19 e solo molto lentamente si sta assistendo ad una ripresa di contatti regolari tra le varie componenti”, spiega Lamura. Ma poi c’è il tema della solitudine: “E’ un tasto dolente soprattutto per gli anziani cognitivamente lucidi e se non adeguatamente supportati da programmi di animazione ed interazione sociale ad hoc”, prosegue il geriatra.

Il ruolo della tecnologia digitale

La tecnologia digitale che tanto preziosa si è rivelata durante la pandemia può essere uno strumento utile anche per contrastare l’isolamento sociale e la solitudine dell’anziano. “Le nuove tecnologie digitali potrebbero essere un fattore di estrema utilità per contrastare l’isolamento sociale e la solitudine dell’anziano ricoverato in struttura di ricovero”, afferma Lamura. “Tuttavia, per essere realmente efficaci, debbono poter contare su personale adeguatamente formato in grado di saperle utilizzare, oltre chiaramente a richiedere un minimo di investimento da parte delle strutture stesse”.

Digital healthcare

In particolare, alcuni progetti di ‘digital healthcare’ sono stati ideati proprio con l’obiettivo di stare vicini anche senza andare fisicamente in struttura. Una sorta di telemedicina sociale che invece di collegare medico e paziente mette in comunicazione anziani, parenti e anche operatori sanitari. Uno degli esempi di progetti di questo tipo è mySOLI, l’app (ideata da kapusons) pensata appunto per contrastare la solitudine accorciando le distanze tra pazienti anziani o non autosufficienti ricoverati nelle strutture sanitarie, le loro famiglie e gli operatori. Obiettivo? Restare in contatto con i propri cari, coinvolgendoli nel percorso di assistenza e nella vita dell’anziano, migliorando la sua qualità della vita e l’efficienza delle cure.

Mettere in collegamento caregiver e operatori sanitari

Tra gli obiettivi di questa applicazione, la cui intuizione è nata poco prima dell’emergenza Covid e dall’esperienza personale di alcuni membri del team che vivono lontano dalle loro famiglie e non hanno l’opportunità di visitare con frequenza i loro nonni che vivono in strutture di cura, quello di supportare caregiver e operatori sanitari nella comunicazione quotidiana con le famiglie degli ospiti. Con mySOLI il processo di erogazione dei servizi assistenziali offerti dalle strutture residenziali e sanitarie diventa, infatti, più semplice, gli operatori sono maggiormente supportati nella cura, si evitano dispersioni o ridondanze nelle informazioni e i pazienti si sentono più seguiti. L’app offre un canale diretto di dialogo protetto e a portata di smartphone o tablet, in cui scambiare messaggi e immagini, condividere informazioni sulle attività dell’ospite, consentire al paziente di sentire la vicinanza dei propri cari e alla struttura di velocizzare l’assistenza.

Un ‘diario’ digitale

MySOLI prevede una funzione ‘diario’ in cui l’operatore della casa di riposo può annotare le attività, l’umore e i comportamenti dell’ospite, aggiornando i familiari senza bisogno di chiamare la struttura. Nello stesso ambiente, parenti, ospiti e operatori possono creare post, commentare, inviare messaggi testuali, audio e video, come una vera community. Le foto, i video e i messaggi vocali ricevuti dall’ospite vengono raccolti in una gallery di facile utilizzo da parte dell’anziano accompagnato dall’operatore.

Anziani meno soli, operatori agevolati, familiari più coinvolti

Inoltre, gli operatori hanno un canale di comunicazione diretta per inviare richieste sulle necessità pratiche dell’ospite.  L’uso dell’app è intuitivo fin dal primo utilizzo, non richiede assistenza di operatori o installazioni di software specifici, e garantisce la privacy totale nel pieno rispetto delle disposizioni GDPR. “L’App MySoli – dichiara Lamura – è uno strumento che può agevolare il rapporto tra pazienti, famigliari e personale delle strutture di ricovero per anziani, e quindi ridurre il grado di isolamento delle persone anziane non autosufficienti residenti in tali strutture. Da un lato agevola il lavoro degli operatori, che sono guidati nella fornitura di informazioni online che sono quelle abitualmente richieste dalla gran parte dei famigliari; dall’altra, rende tali informazioni sempre disponibili ai famigliari desiderosi di conoscere la situazione del proprio caro ricoverato. In prospettiva, il valore aggiunto della app consiste principalmente nel consentire ai famigliare di partecipare, seppur a distanza, al percorso assistenziale prestato al proprio anziano in struttura, e quindi sentirsi coinvolti in esso”.

Il supporto della Regione Lazio

L’iniziativa è stata in parte finanziata da Lazio Innova-Regione Lazio con l’utilizzo di fondi europei nell’ambito di un progetto più articolato che punta allo sviluppo di modelli innovativi di assistenza per una maggiore umanizzazione delle cure mediche. Lo sviluppo e il rilascio dell’app ha richiesto circa 3 anni di lavoro, a partire da un’attività di analisi dei bisogni con una ricerca quali-quantitativa rivolta alle strutture residenziali di una regione campione rappresentativa del contesto nazionale (il Lazio).

L’analisi dei bisogni

Il lavoro ha scattato una fotografia aggiornata delle condizioni degli utenti ricoverati, delle difficoltà dei loro familiari, delle prassi in uso e delle priorità, raccolte anche attraverso la voce di operatori del settore, associazioni, esperti, in una logica di co-creazione. In questo percorso sono stati coinvolti anche una serie di partner di eccellenza tra cui INRCA-Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani, l’agenzia di informazione sociale Redattore Sociale e l’Istituto per la ricerca economica e sociale Fondazione Di Vittorio. mySOLI si è appena aggiudicata il prestigioso SilverEco & Aging Well Award 2022 alla quattordicesima edizione del Festival internazionale dedicato alla silver economy svoltosi a Cannes il 12 e 13 settembre e che ha selezionato le migliori best practice mondiali sul tema. 

Come usufruire dell’App

L’app è disponibile per tutte le strutture che ne faranno richiesta e che si fanno carico di un costo di attivazione calmierato una tantum per poi decidere se consentirne l’accesso agli utenti gratuitamente o con un canone di pochi euro. mySOLI è già in uso presso alcune strutture in provincia di Roma, tra cui la casa di cura Villa Romani. Inoltre, si sta lavorando per l’accessibilità dell’app anche per utenti con disabilità visiva e uditiva assoluta.

 

 



www.repubblica.it 2022-10-25 13:28:53

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