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Industria farmaceutica, l’innovazione giapponese parla anche italiano

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Dal Giappone all’Italia, per fare innovazione e mettere a punto nuove terapie. Soprattutto (ma non solo) in tre aree: per le malattie del sistema nervoso centrale, per quelle dei reni e per i tumori del sangue. Parliamo di Otsuka, tra le farmaceutiche nipponiche di lunghissima tradizione (cento anni nel 2021), che dal 2009 ha una sede anche in Italia. Oggi l’azienda conta nel mondo 47mila dipendenti in 33 Paesi, di cui circa 70 nel nostro, 175 stabilimenti produttivi e una rete di 44 istituti di ricerca, e nel 2021 ha investito in ricerca e sviluppo 1,8 miliardi di euro. I numeri dell’azienda sono stati presentati oggi a Milano, in una conferenza stampa sul tema dell’innovazione e della collaborazione tra pubblico e privato, a cui ha partecipato anche il Console Generale del Giappone, Yuji Amamiya.

L’innovazione nella psichiatria

Tra le molecole sviluppate da Otsuka che hanno segnato un importante passo avanti nelle neuroscienze vi sono antipsicotici per la schizofrenia e il disturbo bipolare, tra cui un long acting (ossia con attività terapeutica prolungata). “La storia degli antipsicotici comincia negli anni ‘50, ma negli ultimi anni il trattamento dei disturbi psicotici è molto cambiato”, dice Bernardo Dell’Osso, Ordinario di Psichiatria all’Università di Milano: “Nell’ultimo decennio, infatti, abbiamo avuto a disposizione una nuova classe di farmaci, gli agonisti dopaminergici parziali, che ha cambiato completamente il paradigma. Si tratta di composti ad azione antipsicotica, che oltre ad essere efficaci quanto – se non di più – di quelli precedenti, hanno un profilo di tollerabilità decisamente migliore. Questo comporta che i tassi di aderenza al trattamento, nel lungo termine, possono essere migliori. E migliorare l’aderenza vuol dire migliorare la prognosi, anche grazie a molecole long acting. È molto importante, però, che le nuove molecole non siano appannaggio solo di alcuni pazienti: dobbiamo far sì che i prescrittori e la collettività tutta siano informati e che queste possibilità diventino accessibili a tutte le persone che potrebbero beneficiarne”.

Rendere “cronica” la leucemia mieloide acuta

Anche nell’onco-ematologia l’innovazione farmacologica ha cambiato profondamente il paradigma di moltissimi tumori, come la leucemia. “Negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento delle percentuali di guarigione e sopravvivenza anche delle forme acute, come la leucemia mieloide acuta, una patologia tipica dell’adulto anziano”, spiega Stefano Cascinu, Direttore del Dipartimento Oncologia IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano: “In questo tumore si è riusciti inizialmente a ottenere delle ottime remissioni, ma non a mantenerle nel tempo, perché si trattava di terapie aggressive. Un’innovazione importante, quindi, è stata sviluppare terapie che potessero essere sostenute nel lungo periodo”. Insomma, possiamo individuare tre passaggi fondamentali: primo, essere riusciti ad avere un aumento delle guarigioni e delle sopravvivenze, secondo, aver potuto trattare i pazienti anziani, terzo, essere riusciti a mantenere la remissione grazie alle nuove terapie. “Questo – riprende Cascinu – mostra come la storia di un’azienda che fa innovazione si ripercuota sulla capacità di tutto un sistema di offrire nuove chance terapeutiche. Ritengo che questo non abbia nulla a che fare con i conflitti di interesse, al contrario: la trasparenza, la ricerca e l’applicazione di quello che noi clinici facciamo tutti i giorni per i malati è l’eliminazione dei conflitti di interesse”.

Investire delle malattie renali

Ultima, ma non per importanza, c’è l’area della nefrologia, dove però le innovazioni sono state minori e vi sono ancora importanti bisogni insoddisfatti. “La funzione renale è destinata, anche nel più sano di noi, a calare nel tempo e oggi si stima che in Italia l’8-10% delle persone abbiano una malattia renale cronica”, spiega Piergiorgio Messa, già Direttore di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale al Policlinico di Milano. Si tratta di molti pazienti, spesso orfani di farmaci. Tra i pochissimi che abbiamo, uno è stato sviluppato da Otsuka, efficace per il trattamento dell’iposodiemia e nel rallentare l’evoluzione di malattie genetiche con un impatto renale (in particolare lo sviluppo di cisti e dell’insufficienza renale associata al rene policistico autosomico dominante, ADPKD, ndr.)”. Un altro grande capitolo riguarda la nefrite lupica, una manifestazione del lupus sistemico eritematoso. “La complicazione renale interessa il 70-80% dei pazienti, che sono per la maggior parte giovani donne – prosegue Messa – da qui la necessità di avere farmaci più efficaci e meno tossici”.

L’importanza delle collaborazioni, anche tra aziende

In queste aree, Otsuka ha stretto importanti collaborazioni con Lundbeck (nelle neuroscienze), con Aurinia (nella nefrologia) e con Astex (nell’oncoematologia). “Le alleanze con altre aziende sono fondamentali affinché molecole innovative arrivino in breve tempo a disposizione del paziente”, afferma Alessandro Lattuada, Amministratore Delegato di Otsuka Italia: “Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti, che hanno permesso di introdurre terapie innovative in grado di colmare bisogni clinici non soddisfatti. Nella nostra pipeline, sono in sviluppo anche terapie digitali”. Tra gli obiettivi dell’azienda vi è anche la certificazione di “carbon neutrality”: per raggiungerla, è stato piantato in Italia, a Meda, un bosco di 500 alberi e in India, nello stato del Tamil Nadu, verranno installati impianti eolici.



www.repubblica.it 2022-11-14 18:26:02

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