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Tumore del seno, la terapia prima della chirurgia diventa più efficace

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Uno strumento in più per per migliorare le prospettive di guarigione delle pazienti affette da tumore alla mammella HER2+ in fase precoce e ad alto rischio di recidiva. Si tratta di pertuzumab che, in associazione a trastuzumab e chemioterapia, può essere usato per diminuire le dimensioni del tumore ed eliminarlo più facilmente dai linfonodi, aumentando le probabilità di allungare il tempo libero da malattia dopo la chirurgia. L’aggiunta di questo anticorpo monoclonale umanizzato ricombinante è oggi possibile grazie all’approvazione ricevuta dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).

“La notizia della rimborsabilità di pertuzumab in neoadiuvante era fortemente attesa dalla comunità scientifica italiana. Come dimostrato dagli studi registrativi, la terapia offre, infatti, importanti vantaggi clinici in questa indicazione nelle pazienti definite ad ‘alto rischio di recidiva perché consente di aumentare l’efficacia della terapia preoperatoria, incrementando in modo statisticamente significativo i tassi di risposta patologica completa rispetto al solo trastuzumab più chemioterapia, mostrando inoltre tassi di sopravvivenza libera da progressione superiori. Inoltre, l’utilizzo della terapia neoadiuvante e il raggiungimento della risposta patologica completa permettono di ottenere importanti informazioni prognostiche, utili a personalizzare il trattamento, in caso di residuo di malattia” – dichiara Claudio Zamagni, Direttore di Oncologia Medica Senologica e Ginecologica e Responsabile clinico della Breast Unit, IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna, Ospedale di Sant’Orsola.

I risultati degli studi

L’approvazione italiana si basa sui risultati positivi dello studio di fase II Neosphere e dello studio di sicurezza Tryphaena. Pertuzumab è già disponibile in Italia nel setting metastatico e adiuvante, da oggi la rimborsabilità nell’indicazione neoadiuvante, rende pertuzumab un’opzione terapeutica in grado di migliorare la chance di cura delle pazienti con tumore al seno HER2+ in fase precoce ad alto rischio di recidiva. Lo studio Neosphere ha dimostrato che aggiungere pertuzumab aumenta la risposta patologica completa (pCR) rispetto alla somministrazione solo di trastuzumab e chemioterapia, con una differenza di pCR pari al 16% in valore assoluto. Inoltre, con un’analisi descrittiva si è osservato che i tassi di sopravvivenza libera da malattia a 5 anni sono superiori nel gruppo sperimentale rispetto a quello di controllo. Lo studio Tryphaena, invece, ha dimostrato fra l’altro che l’aggiunta di pertuzumab a trastuzumab e chemioterapia non incrementa tossicità cardiaca rispetto a quanto già osservato con il solo trastuzumab e chemioterapia.

Cambia l’approccio alla chirurgia

“Oltre ai significativi benefici clinici, la terapia neoadiuvante offre importanti vantaggi dal punto di vista chirurgico. L’approccio preoperatorio mira a ridurre il più possibile le dimensioni del tumore, privilegiando un intervento conservativo. Inoltre, di fronte ad un coinvolgimento linfonodale alla diagnosi, indipendentemente dalle dimensioni del tumore, l’obiettivo è l’eliminazione della malattia in questa sede, evitando interventi chirurgici più invasivi. – sostiene Corrado Tinterri, Chirurgo Senologo Oncologo e Responsabile della Breast Unit Humanitas University di Rozzano, Milano. – Nel corso degli anni, l’introduzione delle terapie neoadiuvanti ha portato i chirurghi a rivedere la propria visione e il proprio approccio a questo setting di cura: risulta sempre più cruciale che la presa in carico della paziente con tumore al seno avvenga all’interno di una Breast Unit, dove il confronto e la collaborazione tra i diversi specialisti possono garantire una gestione ottimale del percorso di cura, soprattutto nella fase precoce della malattia”.

La voce dei pazienti

Anna Maria Mancuso, Presidente dell’Associazione di Pazienti Salute Donna ODV aggiunge: “È di fondamentale importanza che le donne che ricevono una diagnosi di tumore al seno si rivolgano a centri di senologia specializzati, che possano assicurare loro una presa in carico multidisciplinare e un percorso terapeutico personalizzato. A differenza del passato, oggi, anche grazie al ruolo delle Associazioni di Pazienti, le donne che affrontano il tumore al seno sono sempre più consapevoli e informate sulle diverse opzioni terapeutiche a loro disposizione e, grazie a questa maggiore conoscenza, possono avere un ruolo attivo nel percorso di cura. Come Associazione siamo costantemente impegnati in questo processo di informazione scientifica ed empowerment delle pazienti e nel garantire a tutte le donne l’accesso all’innovazione terapeutica”.



www.repubblica.it 2023-12-05 12:57:42

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