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Allarme influenza, la tosse che non passa: cosa si rischia e come curarsi

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Il virus dell’influenza colpisce i bronchi, si insinua e ne irrita la mucosa, così come quella delle vie aeree. Nasce in questo modo il primo sintomo, quello più evidente, che influenza, ma anche Covid, portano con sé: la tosse, che in molti casi non passa mai, rimane per settimane se non per mesi con il rischio di degenerare sino a rendere necessario il ricovero in ospedale.

Un altro milione di contagi

Il quadro che l’influenza sta disegnando in Italia in questo inizio anno non è confortante. Procede a grandi passi: nella settimana tra Natale e Capodanno, secondo il nuovo bollettino della sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità, sono stati poco più di 1 milione gli italiani messi a letto da sindromi simil-influenzali. Ma il numero reale potrebbe essere più alto a causa dei ritardi di notifica causati dalle festività di fine anno.

“Al momento è difficile prevedere quando ci sarà il picco. È tuttavia probabile che nelle prossime settimane registreremo ancora una circolazione sostenuta dei virus respiratori, specie con la riapertura delle scuole”, spiega Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Di questo passo, ci si sta avviando verso i 7 milioni di casi. Dal novembre scorso infatti, da quando cioè è partita la sorveglianza, sono 6,7 milioni i casi di influenza in Italia. La passata stagione aveva chiuso il 2023 con un dato piuttosto elevato che ha toccato i 14 milioni di casi.

Colpiti soprattutto i bambini

Gli ultimi dati evidenziano come i più colpiti siano i bambini piccoli: se l’incidenza media nella popolazione è stata di 17,5 casi per mille abitanti, al di sotto dei 5 anni hanno contratto i virus respiratori 48,7 bimbi ogni mille. Il rapporto Iss mostra inoltre che tra i virus responsabili delle infezioni, aumenta l’impatto di quelli influenzali. Tra campioni analizzati dai laboratori RespiVirNet, il 37,5% è risultato positivo per l’influenza. Quanto alla gravità, al momento, per l’esperta dell’Iss non sembrano emergere segnali di maggiore aggressività del virus influenzale ora in circolazione.

Intanto, sembra rallentare il Covid. Secondo l’ultimo monitoraggio del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, nell’ultima settimana l’indice di trasmissibilità è stabile e sotto soglia epidemica a 0,75.  E sono in calo i contagi segnalati (38.736), oltre ai ricoveri, sia nei reparti sia in Terapia intensiva.

Rossi: “Picco che non si vede da 20 anni”

Un quadro che Alessandro Rossi, presidente Simmg (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie) e a sua volta medico di base, commenta in questo modo: “Ci troviamo nel bel mezzo di una situazione epidemiologica che non si verifica da 20 anni. C’è un picco di sindromi influenzali molto elevato. Se analizziamo il dato sui tamponi di verifica vediamo che il rapporto è di tre casi di influenza a 1 di Covid. E tutti questi virus causano affezioni alle alte e basse vie respiratorie”. “Ci sono tanti italiani a letto con febbre, tosse prolungata e altri sintomi respiratori – prosegue Rossi – . Persone che spesso si ricontagiano passando da un virus all’altro, cosa frequente soprattutto in periodi come questo, durante feste natalizie”.

I sintomi: la tosse che non finisce mai

È in queste circostanze, dunque, che compare la tosse come sintomo più evidente. Il fatto è che quest’anno l’influenza ne sta “regalando” una particolarmente invasiva: persistente e fastidiosa, con il rischio di diventare cronica. Perché negli episodi post-influenzali il virus irrita la mucosa dei bronchi causando, in alcune persone, una risposta asmatica. Si tratta, in questi casi, di una tosse stizzosa, che si trascina per parecchie settimane, e che talvolta può diventare “produttiva”.

Va precisato che la tosse è un meccanismo di difesa rapido e vigoroso, un riflesso fisiologico che coinvolge tutto l’apparato respiratorio, modulato dal sistema nervoso. Permette di gestire le secrezioni bronchiali, di rimuovere eventuali corpi estranei dalle vie aeree superiori e di mantenerle pulite.

Quale meccanismo mette in atto? In seguito a uno stimolo fisico, o a un eventuale agente irritante, i muscoli respiratori si “contraggono”, generando uno spasmo violento e rapido. È un riflesso protettivo, ma in alcune situazioni può essere un sintomo di una malattia sottostante, magari più seria. La tosse cronica è quella che dura oltre le otto settimane; se invece è di durata inferiore, si definisce acuta.

Cosa la causa

Individuare una causa diretta della tosse non è sempre semplice, visto che è un comune sintomo aspecifico di diverse patologie e visto che spesso sono numerosi i processi che si innescano nel generarla.

“È comune che i pazienti riferiscano una tosse acuta o cronica come sintomo principale che spesso impatta anche in maniera importante sulla loro vita quotidiana – spiega Rossi -. Se ci troviamo davanti a una tosse acuta, è fondamentale definire come e quando la sintomatologia è iniziata, perché questo permette di escludere un’eventuale inalazione di corpo estraneo, o un processo infettivo sottostante. Nei casi di tosse cronica si fa indispensabile lo studio del paziente, indagando prima le cause più comuni e poi quelle più rare. Tra le prime ci sono quelle a partenza polmonare: infezioni vie respiratorie; di natura virale, come influenza e Covid appunto; di natura batterica; asma bronchiale; bronchite cronica come la BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva (Bpco); bronchiectasie”.

Perché non passa mai

La tosse è un riflesso fisiologico protettivo delle vie aeree, ma può essere anche la conseguenza di uno stato infiammatorio. Ed è proprio quello che accade quando si manifesta prolungatamente dopo una sindrome da raffreddamento che può accompagnare un’influenza o anche Covid. I virus hanno una azione irritante sulle vie aeree, agendo sull’epitelio che le riveste.

Un esempio può essere d’aiuto: è come quando da ragazzi ci si sbuccia le ginocchia, l’epidermide è scarificata e necessita tempo perché guarisca completamente portando a termine il processo di cicatrizzazione. Appunto, i virus, ma anche i batteri sebbene in misura minore, determinano un danno sull’epitelio bronchiale, simile a quello della “sbucciatura” della cute, che di conseguenza provoca la tosse. Parliamo di un riflesso normalmente sano, tranne quando diventa troppo invadente e quindi va controllato con i farmaci perché non causi danni (come una infrazione costale).

Ma ci sono altri due motivi perché la tosse da influenza o da Covid possa rimanere a lungo. Il primo è un “asma post-infettivo”, frequente soprattutto dopo le infezioni da Sars-CoV-2 e può manifestarsi sia in persone predisposte che hanno già avuto una storia di asma, sia in quelle che non ne hanno mai sofferto. È una risposta all’infiammazione conseguente al danno provocato dal virus. Infine c’è la terza ragione, riconducibile allo sviluppo di secrezioni dense, che possono anche fuoriuscire dal naso, per via canalicolare posteriore, in trachea e nei grossi bronchi dando quella che viene definita una “sindrome rino-bronchiale” o quello che gli autori di lingua inglese chiamano “post nasal drip”.

Tosse secca o grassa

Il fenomeno tosse, inoltre, si suddivide in due sotto categorie: tosse secca e grassa. Come riconoscerle? La prima è contraddistinta dall’assenza di produzione di muco o di catarro. Nasce da una infiammazione delle vie respiratorie alte, colpite da virus, da batteri o da sostanze irritanti e si presenta generalmente nei primi giorni in cui vi sono infezioni virali di gola e naso.

La tosse grassa o produttiva è caratterizzata invece proprio da una maggiore produzione di muco o di catarro. Può insorgere come evoluzione della tosse secca, quando dall’infiammazione delle vie respiratorie deriva un’aumentata produzione di muco che cola dal naso e ristagna nella faringe, oppure come conseguenza di malattie croniche o infettive acute delle basse vie respiratorie (polmoni, bronchi, trachea).

Come intervenire

Vediamo come rimediare. Le due condizioni richiedono soluzioni differenti. La tosse secca può essere sedata, quella grassa al contrario deve essere fluidificata per favorire la fuoriuscita del catarro.
Dunque cosa fare per lenire, o meglio eliminare, una tosse che non passa? “Se si tratta di semplice irritazione possono bastare cortisonici topici, anche per via aerosolica, che in 10-15 giorni dovrebbero risolvere il problema – prosegue Rossi -. Se invece si tratta di un asma post-infettivo, serve agire con farmaci broncodilatatori e corticosteroidei, anche per aerosol, di grande aiuto e, spesso, risolutivi”.

L’asma

Va considerato il fatto che l’asma è una malattia molto frequente, in forte aumento a causa dell’inquinamento atmosferico e della moltiplicazione delle allergie, ma ancor oggi sottostimata e spesso non correttamente riconosciuta e curata. “Perciò sintomi come la comparsa di una tosse molto fastidiosa, irritativa, che talvolta, ma non sempre, si accompagna a catarro, sono talvolta la prima spia di una forma di asma lieve ancora non riconosciuta – sottolinea l’esperto -. I sintomi dell’asma possono essere infatti molto ingannevoli e variabili nel tempo: un momento i disturbi possono farsi sentire, qualche minuto dopo scomparire”.

Gli esami clinici

Quando i fastidi che si avvertono sono una sensazione persistente di “raspino” o anche una tosse transitoria, è consigliabile sottoporsi a una radiografia del torace, a una visita specialistica e a una spirometria. La diagnosi è molto importante anche perché le cure oggi disponibili sono molto efficaci, con effetti collaterali davvero minimi. Nei malati portatori di bronchite cronica, frequente nei fumatori e dell’età avanzata, la tosse invece è solitamente più “grassa”, e possono presentarsi con maggiore frequenza le riacutizzazioni batteriche, in questo caso trattabili con antibiotici.



www.repubblica.it 2024-01-10 09:33:43

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