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Malattie della retina, scoperto un collegamento tra intestino e occhio

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Cosa c’entra il microbiota intestinale con le malattie degli occhi come la retinite pigmentosa? Difficile pensare che possa esistere un nesso. Eppure, un gene coinvolto in alcune patologie ereditarie della retina sembra svolgere un ruolo anche nell’integrità delle mucose dell’intestino. Secondo quanto suggerisce uno studio pubblicato su Cell, infatti, l’alterazione del gene CRB1 (Crumbs homolog 1), responsabile di condizioni come la retinite pigmentosa, oltre ad alterare la permeabilità dell’occhio aumenta anche quella della barriera intestinale. In questo modo viene favorita la migrazione di batteri del microbiota fino all’occhio, che ne risulta ulteriormente danneggiato. La ricerca fornisce la prima prova chiara dell’effettiva esistenza di un asse intestino-occhio, che finora era stato solo ipotizzato.

 

Distrofie retiniche ereditarie e genetica  

Le distrofie retiniche genetiche (una delle più comuni è la retinite pigmentosa) sono la causa più frequente di grave ipovisione o cecità nelle popolazioni in età lavorativa dei paesi industrializzati. Basti pensare che circa 5 milioni di persone in tutto il mondo ne soffrono. A causarle sono delle mutazioni genetiche, tra cui quelle del gene CRB1, che codifica per una proteina presente nelle membrane delle cellule della retina negli occhi dei mammiferi e ne conserva l’integrità.   

Batteri intestinali, nell’occhio 

Proprio studiando la mutazione del gene CRB1 e la conseguente alterazione della permeabilità della barriera della retina, uno studio congiunto Cina-Regno Unito ha fatto una scoperta interessante: la presenza di batteri intestinali all’interno dell’occhio. “Anche pochi batteri che giungono all’occhio sono in grado di persistere, di colonizzarlo e di causare danni, in quanto si tratta di un organo difficilmente pattugliato dal sistema immunitario”, spiega a Salute Maria Rescigno, responsabile del Laboratorio di Immunologia delle Mucose e Microbiota di Humanitas e professoressa di Humanitas University.

Lo studio ha dunque voluto verificare se il gene CRB1 avesse un ruolo anche nell’intestino: effettivamente hanno scoperto che la variazione della sua espressione dovuta alla mutazione poteva cambiare anche la permeabilità intestinale. Come conseguenza, i batteri intestinali, attraverso il sangue, arrivano fino all’occhio. Per confermare questa loro osservazione, i ricercatori hanno trattato con un antibiotico ad ampio spettro i modelli animali portatori del gene per la retinopatia, e hanno visto che questo poteva controllare con successo il danno retinico. Inoltre, una seconda conferma è arrivata quando, con la reintroduzione della normale espressione di CRB1 nel tratto gastrointestinale inferiore, hanno mostrato una significativa riduzione delle lesioni retiniche. “Questi esperimenti dimostrano in maniera indiretta ed elegante che effettivamente questi batteri hanno un’origine intestinale – commenta Rescigno – Chiaramente, bisogna dimostrare che gli studi preclinici possono essere traslati negli esseri umani”.

Ci sono tanti studi su modelli sperimentali animali che hanno delle rilevanze anche nell’essere umano. “Per quanto riguarda il microbiota non è detto che gli stessi microrganismi dell’animale si ritrovino anche nella malattia oculare umana, perché il microbiota del modello murino è diverso dal microbiota umano – specifica Rescigno – Tuttavia, i microrganismi potrebbero avere caratteristiche simili, producendo risposte infiammatorie equiparabili”. 

L’asse intestino-occhio

Gli autori alla fine del lavoro suggeriscono di utilizzare gli antibiotici per prevenire il peggioramento della retinopatia. Secondo Rescigno, però, con gli antibiotici si curerebbe soltanto un aspetto: “Non è pensabile prendere antibiotici per tutta la vita come prevenzione. Piuttosto, bisognerebbe avere un’alimentazione corretta, magari cercando di favorire una popolazione microbica più antinfiammatoria, che quindi sia in grado di limitare la permeabilità intestinale. Inoltre, è risaputo che una buona alimentazione ha anche un effetto positivo sulla vista. L’aspetto importante di questo studio è che ha dimostrato che esiste un asse intestino-occhio” – conclude l’esperta. Questo asse è sempre stato ipotizzato e ci sono diversi casi in cui malattie oculari sono state associate a una disbiosi intestinale, ma non è chiaro che esista una relazione di causa-effetto. “Questa è una scoperta molto interessante perché fa capire che, come altre patologie già studiate, anche le malattie degli occhi possono essere associate a delle disfunzioni intestinali, aprendo nuove prospettive di ricerca”. 



www.repubblica.it 2024-03-01 13:59:25

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