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Curare bene ansia e depressione riduce (e tanto) i ricoveri dopo infarto e scompenso …

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A volte il terapeuta preferisce le parole e l’ascolto. In altre situazioni si punta sulla chimica e sui farmaci. In certi casi si sceglie una miscela tra questi due approcci. Quale che sia la strada che il medico sceglie per affrontare ansia e o depressione in chi deve fare i conti con un cuore fragile, magari perché “toccato duro” da un infarto o piegato dall’insufficienza cardiaca, l’importante è agire. E superare l’inerzia terapeutica che a volte si traduce in una sorta di “abbandono” per il cardiopatico.

Trattando adeguatamente ansia e/o depressione, infatti, si riducono (e di molto) gli accessi al pronto soccorso e i nuovi ricoveri in chi soffre di patologie cardiovascolari croniche. A dirlo, segnalando come sia basilare la presa in carico delle problematiche psicologiche, è una ricerca condotta da esperti del Wexner Medical Center dell’Università statale dell’Ohio, pubblicato sul Journal of American Heart Association.  

Cosa mostra la ricerca

Lo studio ha preso in esame oltre 1560 adulti tra i 22 e i 64 anni, con deficit circolatori delle arterie coronariche e insufficienza cardiaca.  Circa il 23% dei partecipanti ha ricevuto sia farmaci antidepressivi che psicoterapia; quasi il 15% ha ricevuto solo la psicoterapia; Il 29% ha assunto solo antidepressivi. Una persona su tre non ha avuto accesso ad alcun trattamento per ansia o depressione.

“Per i pazienti ricoverati in ospedale per malattia coronarica o insufficienza cardiaca e con diagnosi di ansia o depressione, il trattamento con psicoterapia, farmaci o entrambi è stato associato a una riduzione fino al 75% dei ricoveri o delle visite al pronto soccorso – segnala in una nota dell’ateneo il coordinatore dello studio (prima autrice Cheryl Carmin) Philip Binkley, emerito di medicina interna e sanità pubblica all’Ohio State Wexner Medical Center”. Come se non bastasse, in alcuni casi l’approccio ottimale a stati ansiosi e depressivi ha inciso anche sul rischio di mortalità.

Trattamenti su misura per ogni paziente

Dall’indagine emerge anche l’importanza di personalizzare l’approccio in base alle condizioni del paziente. Per chi ha ricevuto sia farmaci che psicoterapia per ansia o depressione, il rischio di ospedalizzazione è sceso del 68 – 75% e la possibilità di essere visitati al pronto soccorso è calata del 67-74%, con un rischio di morte per qualsiasi causa ridotto di circa il 67%. La psicoterapia ha pressoché dimezzato il rischio di nuovi ricoveri e visite in pronto soccorso, mentre la sola terapia farmacologica ha indotto una diminuzione dei nuovi ricoveri fino al 58%, con sostanziale dimezzamento del ricorso alle cure ospedaliere in emergenza.

Non bisogna sospendere le cure per depressione

Lo studio americano, una volta di più, conferma lo stretto rapporto che esiste tra psiche e cuore. “La correlazione tra depressione e malattie cardiovascolari è nota, e questo studio lo conferma – commenta Claudio Mencacci, co-presidente della Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia e direttore emerito di Neuroscienze al Fatebenefratelli di Milano. Ma c’è un ulteriore punto da tenere presente. Accade che i pazienti con problemi cardiaci, in cui l’incidenza di depressione è del 30%, altissima rispetto al 5-7% a quella riscontrata tra la popolazione in generale, sospendano per timore le cure antidepressive già in corso, che invece non rappresentano alcun pericolo, anche per chi ha avuto un infarto miocardico, né per chi soffre di dolore toracico funzionale e né per chi è affetto da una malattia coronarica. Per questi pazienti il trattamento farmacologico contro la depressione è efficace tanto quanto lo è per coloro che non hanno alcun problema cardiologico”.

Con una riflessione finale. La combinazione delle cure per la comorbidità migliora gli esiti sia in termini di qualità che di quantità di vita. ovvero, curare la psiche aiuta il benessere del cuore. E viceversa.



www.repubblica.it 2024-03-27 08:47:58

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