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Esami e visite: le nuove tariffe rischiano di slittare a luglio

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Per le nuove tariffe del Ssn su visite ed esami è tutto da rifare. Sono inapplicabili e non sostenibili per chi lavora con il Ssn visto che solo le visite specialistiche calano dai 23 ai 18 euro mentre per risonanze, tac e diagnostica per immagini il crollo è fino al 35%. Ecco perché dopo lo slittamento al 1 aprile (dovevano entrare in vigore lo scorso 1 gennaio) è alle porte un nuovo rinvio a luglio o addirittura a fine anno del nuovo tariffario della specialistica ambulatoriale. Il rischio se si applicassero queste tariffe- spiegano i privati che lavorano per il Ssn – è una drastica riduzione delle prestazioni e dunque l’esplosione delle liste d’attesa. Con la revisione delle tariffe potrebbero essere rinviate anche le nuove prestazioni a carico del Ssn come la procreazione assistita, nuovi test genetici e terapie oncologiche all’avanguardia attese dagli italiani da molto tempo.

Da 7 anni oltre 3mila tra prestazioni ambulatoriali e protesiche attendono infatti di essere nuovamente tariffate (cioè “prezzate”). Sono i Livelli essenziali di assistenza o Lea, le cure che il Servizio sanitario pubblico è tenuto a dare a tutti i cittadini gratis o con pagamento di ticket, nel Ssn o tramite centri privati accreditati. Dopo anni di stand-by, di tira-e-molla tra governo e Regioni sulle risorse da assegnare a questa che è l’ossatura della sanità pubblica, pareva che fosse finalmente arrivato il momento dell’entrata in vigore delle nuove tariffe, il prossimo 1 aprile dopo un ultimo rinvio decretato a fine anno. E invece no: la sofferta lista dei nuovi Lea inciampa di nuovo sui tariffari. Tanto che il ministero della Salute che sta lavorando d’urgenza ai possibili correttivi di questo dossier – che va detto è stato ereditato dal passato – sta valutando un ulteriore slittamento a fine giugno o addirittura a inizio 2025. Il ministro della Salute Orazio Schillaci al momento del varo aveva parlato di un successo promettendo un aggiornamento molto più rapido e costante dei Lea, adeguato all’innovazione tecnologica. Ora, però, il meccanismo pare di nuovo incepparsi.

Per la specialistica ambulatoriale parliamo di prestazioni che vanno dagli screening neonatali alla diagnostica per immagini di altissima precisione: in tutto ben 2.108 voci di assistenza che solo alcune Regioni hanno cominciato a erogare pure in assenza del nuovo tariffario, mentre il precedente risale (con successivi aggiornamenti) addittura al 1996. Per la protesica, le voci rideterminate sulla base dei Lea 2017 sono 1.063 ma anche in questo caso l’innovazione tecnologica deputata a migliorare la vita di milioni di disabili rischia di restare ancora orfana di tariffe (si veda altro articolo).

A protestare sono soprattutto le strutture private accreditate, che – lamentano – non possono rischiare di andare in deficit applicando le nuove, inadeguate, tariffe. «Auspico che il Governo prima di applicare queste tariffe si prenda tutto il tempo necessario per condurre uno studio serio sulla loro applicazione e sui loro effetti – afferma il vicepresidente Aiop (l’associazione per l’ospedalità privata) Gabriele Pelissero -. Un conto sono i nuovi Lea, che siamo tutti d’accordo entrino in vigore; altro conto è la sostenibilità delle tariffe, a cominciare da una giusta remunerazione della prestazione professionale, per cui vanno trovate coperture adeguate».

«Non ci siamo. Se la strada per abbattere le liste di attesa è quella intrapresa dal Governo, a partire dall’entrata in vigore del nuovo Nomenclatore tariffario per le prestazioni ambulatoriali specialistiche e protesiche, sarà un disastro per i pazienti: le liste di attesa si raddoppieranno», avverte Padre Virginio Bebber Presidente delle strutture gestite da enti ecclesiastici riunite nell’Aris (262 centri tra i quali ci sono eccellenze come il Gemelli di Roma o le strutture dei Fatebenefratelli). Il presidente dell’Aris sottolinea gli effetti del nuovo tariffario che a esempio taglia la risonanza muscoloscheletrica da 177,65 euro a 115,80 (- 34,8%) o la risonanza della colonna da 154,40 a 115,80 (- 25%) e la tac del torace da 86,25 a 77,65% euro (-10%): «Se sarà applicato così come è stato approvato metterà in seria difficoltà le istituzioni accreditate poiché dovrebbero erogare prestazioni che costano quasi il doppio di quanto rimborsato». Il rischio è che queste strutture che erogano milioni di prestazioni per il Ssn le dimezzino con un effetto esplosivo sulle liste d’attesa.



www.ilsole24ore.com 2024-02-20 06:48:07

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