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Solo due italiane su 10 si vaccinano contro Covid durante la gravidanza

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Si può, e si deve, fare di più, per promuovere le vaccinazioni in gravidanza. Uno strumento fondamentale per tutelare la salute delle donne e dei bambini italiani, su cui c’è ancora poca consapevolezza. È quanto emerso nel corso del convegno “La vaccinazione in gravidanza. L’importanza della prevenzione primaria” svoltosi ieri al Senato su iniziativa della Senatrice Maria Domenica Castellone in collaborazione con Fondazione Onda ETS e SIGO – Società italiana di ginecologia e ostetricia. Un evento che ha visto la presentazione dei risultati di una mappatura, condotta negli ospedali Bollino Rosa, sull’atteggiamento delle donne in gravidanza e delle neomamme nei confronti della prevenzione primaria, che evidenzia un perdurante scetticismo nei confronti delle vaccinazioni consigliate in gravidanza.

Quante donne si vaccino in gravidanza

I risultati dell’indagine, che ha coinvolto 300 donne in gravidanza o nei primi mesi dopo il parto, rivelano che il 65% si affida principalmente al ginecologo in attività privata, e che il partner risulta una figura estremamente presente nella condivisione delle decisioni sanitarie. Parlando di vaccini effettuati nel corso della gravidanza, il 22% delle donne intervistate ha dichiarato di aver aderito alla vaccinazione per il COVID-19, il 33% a quella per l’influenza, e il 42% a quella per tetano, difterite, pertosse.

Percentuali ritenute insufficienti dagli specialisti intervenuti nel corso del convegno. E che nascono probabilmente dalla scarsa consapevolezza della loro importanza per la salute materna e neonatale. Un ambito in cui, evidenzia la ricerca, la prevenzione primaria nell’immaginario comune è affidata quasi unicamente all’esecuzione di test genetici/screening prenatali, a uno stile di vita sano e all’effettuazione di regolari controlli clinici, e molto più raramente viene associata al concetto di vaccinazione.

Le principali motivazioni che spingono le donne in gravidanza a vaccinarsi sono: il desiderio di proteggere la salute del bambino (53%), la percezione di esposizione al rischio di contrarre la malattia (48%), unite al consiglio medico (37%). Dall’indagine emerge come il 92% delle donne desideri ricevere informazione da parte delle figure sanitarie, che assumono sotto questo profilo un ruolo chiave: l’85% di loro vorrebbe ricevere informazioni dal ginecologo, mentre il 33% vorrebbe riceverle dal medico di medicina generale.

“I risultati dell’indagine sulla prevenzione vaccinale in gravidanza presentano un quadro migliorabile che richiede di fornire una risposta adeguata – ha commentato Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda ETS – Emerge come fondamentale la necessità di incrementare l’awareness sui vaccini disponibili in gravidanza, trattando il tema come parte integrante della prevenzione primaria e sensibilizzando soprattutto sugli alti rischi associati alle patologie e sui bassi rischi delle vaccinazioni. Occorre inoltre incrementare l’adesione ai vaccini, con il coinvolgimento delle Istituzioni per sensibilizzare sul tema ad alto livello e dei professionisti della salute (in primis il ginecologo), per un’informazione mirata che sappia rassicurare e motivare le donne. È infine necessario semplificare l’accesso alle vaccinazioni, ovvero facilitare l’iter di prenotazione, ridurre i tempi di attesa, offrire la possibilità di effettuare i vaccini vicino alla residenza o nello stesso sito di altre visite ed esami, per eseguirle contestualmente”.

 

L’offerta degli ospedali per le donne in gravidanza

Nel corso dell’evento sono stati presentati anche i risultati di una mappatura condotta nei reparti di ginecologia e ostetricia degli ospedali Bollino Rosa, volta a conoscere l’offerta dei servizi dedicati alla prevenzione primaria in gravidanza. Dalle risposte di 210 centri sul territorio nazionale emerge che le vaccinazioni sono nella maggior parte dei casi sono demandate al territorio: 118 ospedali su 210 infatti non erogano il servizio internamente. Di questi 118 ospedali, però, la maggior parte fornisce informazioni su dove recarsi a livello territoriale per accedere al servizio vaccinale (solo 22 ospedali non lo fanno). Degli ospedali che offrono direttamente un servizio di vaccinazione (totale 92 strutture), la maggioranza dispone anche di un ambulatorio dedicato alle donne in gravidanza (50 ospedali).

“Sul piano materno-fetale i vaccini rappresentano un importante strumento di prevenzione dei difetti congeniti e di malattie materno-fetoneonatali”, ha sottolineato Vito Trojano, Presidente Sigo. “L’offerta attiva (informazione adeguata, indicazione scritta in cartella) aumenta sensibilmente la copertura vaccinale”. Quasi tutti i centri coinvolti hanno dichiarato di avere al loro interno un punto nascita (solo 12 non ce l’hanno), con un volume di attività che supera i 500 parti annui e la maggior parte rispetta i “cardini” della prevenzione primaria, ovvero garantisce alle donne interventi specifici di educazione alla corretta alimentazione (oltre il 90 per cento, 196 ospedali) e promuove l’attività fisica in gravidanza (88 per cento, 185 ospedali), al di là delle informazioni fornite durante le visite ambulatoriali.

 

 

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L’impegno nell’assicurare una corretta presa in carico avviene perlopiù tramite il corso di accompagnamento alla nascita anche se, in molti casi, vengono organizzate altre tipologie di attività, come l’agenda gravidanza, il counselling con nutrizionista, le campagne informative anti-alcol. Emerge una buona copertura per il trattamento di ansia e depressione in gravidanza (78 per cento, 165 ospedali) e questo dato denota come la prevenzione primaria da parte degli ospedali avvenga anche in ottica di cogliere i primi segnali di psicopatologie in gravidanza.



www.repubblica.it 2024-04-11 10:54:06

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