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Il sesso dopo il cancro: com’è andata lo si scrive sul diario

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Un diario di carta. Può sembrare anacronistico o troppo “vecchio stile” nell’era delle app, di Instagram e Tik Tok, ma non lo è. Anzi. È uno strumento in qualche modo molto innovativo, perché innovativo è ciò per cui è stato pensato. Parliamo, infatti, di un diario destinato a raccogliere i vissuti nell’ambito della sessualità delle donne e degli uomini che affrontano il tumore al seno e le sue cure. Si chiama “Il mio diario della sfera sessuale” ed è stato realizzato dagli specialisti dell’Istituto Tumori Regina Elena IRE-IFO di Roma per aiutare le pazienti – e i pazienti uomini, seppur pochi – ad esternare più facilmente l’impatto della malattia e delle terapie sull’intimità: sia attraverso questionari strutturati, sia come testo libero, per raccogliere riflessioni e percezioni spontanee.

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Penna alla mano

“Il progetto nasce dalla richiesta delle pazienti stesse”, dice a Salute Seno Patrizia Vici, oncologa responsabile dell’Unità operativa Sperimentazioni di fase IV del Regina Elena, e tra le 4 oncologhe che hanno organizzato a Roma il convegno ‘Carcinoma della Mammella nelle Giovani fertilità, sessualità, estetica e dintorni’, dove il diario è stato presentato. “Sono molte le domande che in questi ultimi tempi ci vengono rivolte sulla sessualità, soprattutto a noi oncologhe donne – continua Vici – abbiamo quindi pensato a un diario per aiutare le persone ad esprimere i loro problemi e per raccoglierli in modo sistematico. Le pazienti sono molto precise e corrette nel redigere il diario, possiamo quindi considerare i dati attendibili. Attestano che la dimensione del problema è ben più grande di quello che si pensava. Non stupisce: fino a poco tempo fa la disfunzione sessuale causata dalla diagnosi di tumore al seno e dalle terapie non era argomento di discussione tra i clinici”.

Un bisogno sommerso

Ad oggi sono stati distribuiti una settantina di diari (in due versioni diverse, per le donne e gli uomini) e il progetto proseguirà per tutto l’anno. I diari vengono consegnati una prima volta all’inizio della terapia ormonale: i pazienti li tengono con loro una settimana e poi li riconsegnano. Lo stesso avviene a distanza di sei mesi. Contengono informazioni sulle principali conseguenze delle cure sulla sessualità e il questionario comprende una quindicina di domande sul desiderio sessuale, sui sintomi, sul numero dei rapporti avuti nell’ultimo mese, e così via. “Si è fatto un grande passaparola sull’esistenza del diario in reparto, che ci viene richiesto da pazienti di tutte l’età – riprende Vici – Il che ci dimostra quanto il tema sia sentito, sebbene finora sia rimasto sommerso: le cose sono cambiate in positivo rispetto a soli 2-3 anni fa. Sulla base delle problematiche riportate, molte pazienti vengono poi indirizzate a ginecologhe o psiconcologhe sessuologhe”.

Le conseguenze del cancro al seno sulla sessualità

L’induzione rapida della menopausa attraverso i farmaci – ricordano gli esperti intervenuti oggi al convegno – ha un impatto psicologico molto forte soprattutto fra le donne più giovani – tra i 20 e i 40 anni – che devono affrontare la scomparsa delle mestruazioni. La carenza di estrogeni e di testosterone, oltre al calo del desiderio sessuale, può causare disagi fisici come la riduzione della lubrificazione vaginale, con secchezza e difficoltà nei rapporti. A questo si associa la contrazione difensiva del muscolo elevatore dell’ano, che chiude in basso il bacino, restringe l’entrata vaginale e causa ancor più fastidio nel rapporto, aumentando anche il rischio di cistiti. Ancora: il microbiota vaginale, quell’insieme di microrganismi che in età fertile protegge la vagina dai germi invasori, potrebbe mutare: senza estrogeni scompaiono infatti i lattobacilli e aumenta il rischio di vaginiti atrofiche.

Le possibili soluzioni

Dal convegno emerge fortemente l’importanza della prevenzione dei disturbi della sfera sessuale: più precoce è l’intervento terapeutico, maggiore è la possibilità di prevenire il problema o di evitare che peggiori. Non esiste una soluzione unica, ma serve un approccio multifattoriale, sottolineano gli esperti del Regina Elena: “Antinfiammatori non ormonali di uso locale, come la palmitoiletanolamide in cannule, facilitano la lubrificazione vaginale. Probiotici per via vaginale, come il Lactobacillus plantarum P 17630, migliorano le capacità di difesa verso i germi patogeni, e riducono il rischio di vaginiti e cistiti. Alcuni integratori naturali, come il destro-mannosio, riducono l’aggressività dell’Escherichia coli e delle cistiti. Gli esercizi per rilassare il muscolo elevatore dell’ano contratto, mediante automassaggi con olio di iperico o palmitoiletanolamide in gel, migliorano l’elasticità e il benessere delle mucose. E se il ritorno alla vita sessuale diventa difficile, può essere utile una consulenza psico-oncologica e sessuologica, intesa come parte integrante del percorso di cura, perché incide in modo positivo anche sull’aderenza alle terapie”.

Un tema ancora aperto e dibattuto è l’uso di terapie ormonali locali – per casi selezionati e dopo la fine delle cure – su cui esistono dati discordanti e non c’è accordo nella comunità scientifica: “I preparati ormonali vanno in contrasto con le terapie – specifica Vici – E questo vale, al momento, anche per via topica, endovaginale e cutanea, perché comunque comporterebbe un assorbimento che è importante evitare, sebbene ci siano alcuni studi rassicuranti per alcuni specifici casi. L’importante, in ogni caso, è evitare il fai da te”.

Dai trattamenti estetici agli integratori: c’è bisogno di informazioni

Non c’è solo la sessualità tra i temi discussi al convegno, ma la qualità di vita in generale. “Riceviamo ogni giorno mail e domande sulla possibilità di effettuare trattamenti estetici come le iniezioni di botulino e filler, di assumere integratori e rimedi naturali o su terapie riabilitative – sottolinea l’oncologa – Sicuramente c’è una carenza di informazioni e molti falsi miti da sfatare. Tra gli studi presentati oggi, per esempio, uno mostra che in Europa una paziente con tumore al seno spende 300 euro al mese, in media, in integratori e prodotti inutili. Un altro tema importantissimo è quello della preservazione della fertilità per tentare una gravidanza dopo il cancro. Un tempo – conclude Vici – ci occupavamo solo di terapie e percentuali di sopravvivenza. Oggi la qualità di vita è un argomento che non può più essere ignorato da noi oncologi. Ed è un’iniezione di ottimismo per tutti”.



www.repubblica.it 2024-04-12 08:52:27

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