Tumore dell’esofago, sì all’immunoterapia per prevenire le recidive


L’immunoterapia impiegata anche negli stadi iniziali del tumore dell’esofago può prevenire la recidiva in alcuni pazienti. Lo ha dimostrato lo studio clinico CheckMate -577 e proprio grazie a questi risultati la Commissione europea ha approvato nivolumab come primo trattamento immunoterapico adiuvante per questa neoplasia. L’approvazione riguarda i pazienti adulti  con tumore esofageo o della giunzione gastro-esofagea (GEJ) che presentano malattia patologica residua dopo una precedente chemio-radioterapia (CRT) neoadiuvante.

Il tumore esofageo e GEJ

Il tumore esofageo è l’ottavo tumore più comune e la sesta causa di morte per tumore a livello mondiale, con circa 600.000 nuovi casi e più di 540.000 decessi nel 2020. I due tumori esofagei più comuni sono il carcinoma a cellule squamose e l’adenocarcinoma. Il tumore gastrico, conosciuto anche come tumore dello stomaco, è il quinto tumore più comune e la terza causa di morte per tumore nel mondo, con più di un milione di nuovi casi e circa 770.000 decessi nel 2020. Numerosi tumori possono essere classificati come carcinoma gastrico, compresi alcuni tipi di tumori che si formano nella giunzione gastro-esofagea (GEJ), la sede del tratto digestivo di connessione tra l’esofago e lo stomaco. Anche se il tumore della giunzione gastro-esofagea ha una prevalenza minore del carcinoma gastrico distale, è in continuo aumento.

Lo studio

I risultati dello studio CheckMate -577 sono stati presentati al Congresso Virtuale della European Society for Medical Oncology (ESMO) a settembre 2020 e al Congresso Annuale della American Society of Clinical Oncology (ASCO) a giugno 2021. Lo studio ha coinvolto quasi 800 pazienti con tumore resecato dell’esofago o della giunzione gastro-esofagea, che hanno ricevuto chemio-radioterapia neoadiuvante e non hanno ottenuto una risposta patologica completa. veniamo ai risultati: nivolumab ha ridotto il rischio di recidiva della malattia o morte del 31% rispetto al placebo; la sopravvivenza libera da malattia è stata di 22,4 mesi nei pazienti che hanno ricevuto nivolumab rispetto a 11 mesi in chi ha ricevuto placebo.

L’incidenza di qualsiasi evento avverso legato al trattamento (TRAE), che comprende TRAE di ogni grado e di grado 3-4, è stata rispettivamente del 71% e 13% nei pazienti trattati con nivolumab rispetto al 46% e 6% nei pazienti che hanno ricevuto il placebo. TRAE gravi di ogni grado e di grado 3-4 si sono manifestati in meno del 10% dei pazienti trattati con nivolumab (8% per ogni grado, 6% per grado 3-4), rispetto al 3% e 1% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo, con un basso tasso di interruzioni di ogni grado legate al trattamento in entrambi i bracci (9% con nivolumab vs 3% con placebo).

“Bristol Myers Squibb – ha dichiarato Ian M. Waxman, M.D., development lead, gastrointestinal cancers della farmaceutica – è stata la prima azienda a portare gli inibitori di checkpoint nel setting adiuvante per il trattamento dei pazienti con melanoma e ora siamo soddisfatti di essere i primi a portare la terapia adiuvante ai pazienti europei con tumori dell’esofago o della giunzione gastro-esofagea che continuano ad affrontare un importante bisogno clinico non soddisfatto”.



www.repubblica.it 2021-08-26 10:41:42

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