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Difficoltà a prendere sonno e continui risvegli: come fare a dormire meglio

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Difficoltà ad addormentarsi, notti disturbate da continui risvegli. Non tutti riescono ad avere una qualità del sonno davvero soddisfacente. E finiscono per accusare malessere, stanchezza cronica, mancanza di concentrazione, umore irritabile. Ma è giusto classificare la “non perfezione” del nostro dormire con un problema di vera insonnia? Gli specialisti dicono di no.

Che cosa sono le “finte insonnie”

Massimo Biondi, ordinario di Psichiatria, direttore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università La Sapienza di Roma, chiarisce che esistono le cosiddette “finte insonnie” e che, in base ad una attenta analisi della tipologia del singolo disagio, è possibile intervenire su ogni soggetto in modo più mirato, al fine di risolvere il problema.

“Troppo spesso – spiega l’esperto – il paziente che si rivolge al medico per un disturbo del riposo, si vede prescrivere al volo dei farmaci. In realtà non si è sempre in presenza di una vera e propria insonnia, ma di un vissuto soggettivo. Abbiamo soggetti che non riescono a prendere sonno quando si coricano la sera: altri che si addormentano con facilità ma poi hanno risvegli multipli durante la notte. E infine quelli che tornano allo stato di veglia nelle ore dell’alba. Ognuno di questi segnali merita la ricerca delle cause e un trattamento personalizzato”.

Attraverso i risvegli continui, si scoprono ansia e depressione

“I soggetti che soffrono ad esempio del primo tipo di insonnia – chiarisce Biondi – sono interessati nella maggior parte dei casi da disturbi d’ansia, o da stress. Si trovano in condizioni esistenziali, diremo così, “attivanti”, perciò quando si mettono a letto iniziano a rimuginare su questo o quel problema. 
Nel caso invece si parli di un paziente che lamenta molteplici e sistematici risvegli notturni, verosimilmente siamo in presenza di uno stato di natura depressiva. E quegli individui andranno trattati con le terapie psicoterapeutiche o farmacologiche adatte”.

 

“Brevi-dormitori” e “lungo-dormitori”

Come chiarisce Biondi, “ci sono i cosiddetti brevi-dormitori i quali si sentono perfettamente riposati e “funzionanti” pur avendo dormito anche solo 4 ore. I lungo-dormitori al contrario non possono fare a meno di una quantità minima di 8/9 ore di riposo per riprendere le proprie forze. Le prime domande che lo specialista deve porre al paziente che lamenta una ipotetica “insonnia” sono queste: quante ore dorme? Quando si sveglia come si sente in generale? Fa pisolini durante il giorno? Assume farmaci? In base alle risposte, il medico potrà fare un calcolo del numero di ore dormite nell’arco delle 24 ore”.

“Allodole” e “gufi”: abitudini non così definitive

Al di là delle condizioni fisiche dell’individuo che accusa disturbi del riposo, accade spesso che determinate persone si sentano per natura decisamente più attive svegliandosi presto al mattino ed altre che risultino più efficienti nelle ore serali. Due mondi paralleli, popolarmente classificati come “regno delle allodole e regno dei gufi”. Ma anche qui, non bisogna generalizzare o schematizzare troppo i comportamenti. Fra l’altro, dormire non vuol dire essere morti, tutt’altro.
Durante il sonno, il corpo è sempre impegnato. Cambiano i ritmi cardiaci, la respirazione, la pressione, ci sono alcuni picchi ormonali importanti, l’ormone della crescita ad esempio si mette in moto durante la notte. Col buio, poi, viene secreta una grande quantità di melatonina, mentre il cortisolo scende ai livelli minimi per poi risalire, in contrasto alla melatonina, verso le 7 del mattino”.

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Riduzione delle ore di sonno e disturbo bipolare

Non dormire bene, può portare rischi anche importanti.  “Parliamo di qualcosa di molto delicato – dice Massimo Biondi. – La riduzione delle ore di sonno, potrebbe precedere di pochi mesi il manifestarsi di episodi di tipo bipolare. Noi medici siamo chiamati a coinvolgere le famiglie dei soggetti che hanno disturbi del sonno seri. Qualcuno deve riuscire ad accorgersi del problema e riconoscerne i sintomi tempestivamente poiché vanno trattati nel più breve tempo possibile”.

 

 



www.repubblica.it 2024-03-27 10:58:43

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